Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

27 agosto 2023

QUALCOSA AVRANNO FATTO?

 Una delle frasi ricorrenti nell'ambito degli affiliati mafiosi e dei collusi, in seguito ad un fatto delittuoso, è quella che esplicitamente, senza alcun decoro, cerca di legittimare, giustificare, l'azione barbarica, seppur larvatamente non approvata.
E, allora - dicono - qualcosa avranno fatto
Qualcosa avranno fatto? 
Certo - idioti e bastardi - qualcosa hanno fatto! Hanno cercato di difendere la dignità propria e di tutti gli altri della società. Compresi quelli trogloditi come voi. 
Essi hanno avuto il coraggio per farlo, a testa alta. Hanno difeso, hanno cercato di difendere, nei fatti non con le parole, orgoglio, libertà e determinazione propri e dei Cittadini onesti (E sono tanti).

Sì, subito dopo ogni evento delittuoso (E in qualche caso anche prima) la mafia, coi propri affiliati, più o meno "casti" e "in vista", mette in atto una delle sue classiche sceneggiate teatrali.
Dei soggetti affiliati, non particolarmente impegnati nell'ambito mafioso, anche con partecipazioni nella vita di comunità, hanno il compito di diffondere "storie", "tragedie", inventate di sana pianta al solo fine di seminare sconcerto, dubbi, ambiguità, sulla figura del Cittadino che ha osato dire di no alla mafia. Cittadino al quale la mafia ha rubato i Sogni per essersi opposto alle prevaricazioni alle sopraffazioni. 
Di solito i mafiosetti diffusori di dubbi strumentali sono tre o quattro persone, noti nel paese del fatto delittuoso. Il loro incarico è quello di depistare, di allontanare le vere motivazioni che hanno portato al fatto delittuoso e di giustificare, neppure tanto larvatamente, il gesto. Costoro hanno l'incarico di riportare, nei locali pubblici, nelle vie tra la gente, presso le persone più deboli di raziocinio e capaci di fare da "cassa di risonanza", col solito stile delle mezze frasi, del detto e non detto, proprio dei mafiosi, fatti e circostanze tendenti a giustificare anche i più efferati delitti mafiosi.
Anche con la sfrontatezza, spesso accertata, di rivolgersi, con fare amichevole, addirittura, ai familiari di coloro, veri e propri eroi, che hanno avuto il coraggio di dire no alla mafia. Magari presentandosi con la parvenza falsa, finta, subdola, della solidarietà personale.
Secondo le consolidate procedure mafiose l'attacco recitativo (Tragedia mafiosa) parte da un soggetto di più alto rango mafioso (Magari un tizio di San Luca, per il prestigio mafioso riconosciuto a priori) con il seguito, ripetuto a pappagallo, con i mafiosetti locali di piccolo cabotaggio, sempre pronti a mettersi in evidenza con i superiori al fine di cercare un avanzamento di carriera

La "prima sceneggiatura" che fanno circolare i mafiosi parla di fantasiose "escursioni sessuali", fatte dai colpiti, con donne "appartenenti" o risalenti a riconosciuti mafiosi.
Circostanza questa quasi sempre destinata a svanire, dopo qualche settimana, per la totale mancanza di fondamento, per varie argomentazioni. Non ultima quella che vede tanti capi e capetti mafiosi sistematicamente e manifestatamente "cornificati" dalle proprie consorti, probabilmente bisognose di passione erotica, assente nell'ambito del coniugio e trovata, sempre nel loro stesso contesto. Per rendersi conto di ciò basterebbe, eventualmente, dare uno sguardo, anche non particolarmente accurato, ai mafiosi dei vari paesi, alle loro mogli e ai loro figli, per scoprire, ictu-oculi, una incredibile somiglianza della prole con qualche compare che circola "per la casa" di costoro. 
E loro i mafiosi, alla fin fine, queste cose le sanno, o le vengono a sapere, ma per evitare di perdere in credibilità, autorità, personale, mafiosa, fanno finta di non sapere. Secondo la modalità classica raccontata da Sciascia. E per evitare di perdere il credito mafioso raggiunto essi preferiscono non scendere nel dettaglio. Sanno ch'è meglio lasciare nel limbo delle cose non dette, seppur note a tutti. Anche per la presenza di "figli" che crescendo, come si può riscontrare tutti i giorni camminando per strada, si presentano con fisionomie identiche (Sputate) a quelle del "compare di turno".

Le sceneggiature teatrali mafiose a seguire sono quelle che ipotizzano la volontà della vittima di intraprendere iniziative imprenditoriali in ambiti considerati come appartenenti a settori di esclusiva competenza mafiosa, quindi off-limits per chiunque altro.
Le diffusioni di questi depistaggi, in genere, sono giustificate dalla determinazione di seminare dubbi sull'origine della tragedia, sulla causa scaturigine che deve apparire, secondo la mafia, per quanto possibile, chiara e netta in contesti diversi dal reale.

Una delle frasi mafiose, classiche, che codesti "banditori di depistaggio" diffondono con solerzia, è quella che dovrebbe fornire, secondo i mafiosi, il "presupposto giustificativo" del delitto: "Qualche cosa avrà fatto".
Se il Cittadino è stato ucciso - dicono di banditori al servizio della mafia - vuol dire che qualcosa di negativo (Per la mafia!) avrà fatto!
E tale pseudo-ragionamento, vile e volgare, è fatto e diffuso con la maestria della falsa preoccupazione  (E indignazione) per l'accaduto, dai vari soggetti infami di paese, tipo Filippo il mangia-bietole, Sansone lo spacca-sassi, Massimino il magazziniere-pensante. Per non parlare dell'allocco ingegnere di rito (Ci sono anche in questo settore, purtroppo. Di scarse competenze tecniche e morali). Con la conseguente pseudo-giustificazione (mafiosa) del fatto criminoso.

Ma questa è semplice volgarità barbarica che, sempre, deve essere respinta al mittente; in faccia ai mafiosi e, prima ancora, a tutti quei bastardi che si sono prestati, si prestano e si presteranno al gioco mafioso. Il mondo civile deve respingere la teoria mafiosa suddetta e i soggetti recitanti, senza alcun indugio.
Tutti i depistaggi e le infamie sono state e saranno sempre respinti al mittente da tutte le persone perbene.
La mafia non ha titolo per essere messa a confronto con i Cittadini onesti che, con la schiena diritta e lo sguardo fiero hanno opposto un categorico rifiuto alla sopraffazione, alla mafia.

Tali Cittadini sono coloro che per la dignità e la libertà, proprie e degli altri, hanno sacrificato la loro vita.
E, per essi Cittadini onorevoli sentiamo e sentiremo, sempre, mancanza e affettività. Loro sentivano la necessità di esigere, pretendere, un'esistenza migliore per tutte le persone della società. Sono Cittadini che amavano il loro lavoro, la loro famiglia (I loro figli avevano diritto, secondo loro e secondo noi, ad un futuro di Libertà e Giustizia) e che erano coscienti che il loro agire, con risolutezza, avrebbe comportato la perdita di qualcosa.
Non certamente la loro Dignità, il loro Coraggio, il loro Amor proprio.
Ma, erano coscienti di essere dalla parte della ragionevolezza, del giusto, del legittimo. 
Sono Cittadini che Sognavano la Felicità per tutti (Compito Costituzionale in tutti i paese realmente democratici), la legge valida per tutti, la Giustizia come diritto di tutti.
Sono Cittadini che hanno creduto nelle possibilità  di far diventare realtà i loro Sogni. Pur sapendo che i loro Sogni avrebbero potuto essere rubati da vili barbari ostrogoti. 
Così come è stato accertato dagli eventi.

Sono loro i migliori Cittadini della loro terra, coloro che hanno sentito il bisogno, non più derogabile, di portare un rinnovamento, un parto, una rivoluzione nella società bacata, compromessa, collusa.
Loro erano consci che, seppur orfani dell'epidermide del Paese, erano coperti, come da un caldo vello, dal grande calore della famiglia propria e di quella umana.
Essi sono i Cittadini di cui la società tende, distrattamente, a dimenticare a rimandare nell'obblio, ma essi sono e saranno sempre, a dispetto dei bastardi, dei corrotti e dei mafiosi, in salvo nella nostra memoria.
E, nessuno mai potrà cancellare il passato a copertura della mafia del malaffare diffuso, spesso, purtroppo (Dispiace, ma bisogna dirlo. Anzi, gridarlo a tutti i venti) adeso ai poteri Istituzionali. 
   
A tutti i banditori mafiosi che hanno detto o diranno frasi di depistaggio, volgari come la loro puzzolente anima, auguro una lunga vita di tormento infernale, fino al raggiungimento del pentimento, nel giusto girone dell'Inferno dantesco.

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