La dottrina di Cristo afferma, perentoriamente, che la giusta risposta al male è rappresentata dal perdono.
Ma si può sempre perdonare?
Quali aspetti è necessario tener presenti per detta percorrenza?
E' sempre una pratica sincera; oppure è condizionata da fattori esterni?
Il perdono può essere la strada giusta (funzionale) solo se parte dal profondo dell'Io di entrambe le parti coinvolte. Ha bisogno di un profondo riconoscimento, da parte di chi ha creato il male. Questa parte deve, a parere di molti, non solo mostrare, ma, anche, essere, certamente, cosciente del male arrecato a tutti. Società compresa.
Il portatore del male deve riconoscere la crudeltà arrecata ed evitare di attenuare, ammorbidire, la gravità del male arrecato.
In assenza di questi presupposti che devono essere riconosciuti, non dal giudice di turno, ma dai familiari delle vittime, si cade, come spesso succede, nella retorica tendente, semplicemente, ai vantaggi socio-economici del portatore del male. Per il meccanismo perverso dello sconto di pena. Ma questo non ricade nell'ambito del concetto della rieducazione, del recupero psicologico dei colpevoli.
Lo sconto di pena (Detentiva, pecuniaria) consiste in una riduzione della sanzione finale comminata dal giudice. In sintesi, in Italia, c'è un giudice che, nella fase post processo, giudicherà il giudice precedente rimodulando, al ribasso, la pena comminata.
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