Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

30 settembre 2024

FALSA TRADIZIONE

 Sono stanco e asfissiato da quella falsa e becera tradizione bacchettona che oscura il futuro e non guarda oggettivamente al passato, remoto o prossimo.
Intanto una colonizzazione strisciante, neppure tanto recondita, cresce, camuffata dai sorrisini babbei e sinistri, dei ladri di polli per il solito beneficio (Soliti 30 denari). 

20 settembre 2024

NON PLUS ULTRA

 Non plus ultra. Non più oltre.
La società, la vita, spesso, pone all'uomo dei condizionamenti, dei limiti. Limiti insuperabili, o insuperati, o da non superare. Possono essere limiti di natura, oppure limiti umani.
I limiti di natura sono legati alla conoscenza, alla scienza, alla tecnologia. Molte delle cose che, banalmente, facciamo oggi erano, assolutamente, sconosciute nel secolo scorso.
I limiti umani sono dovuti ad obblighi derivanti dalle scelte sociali.
In entrambi i casi si discute sulle cose che si possono o non si possono fare nella vita.

Per la antica Civiltà del Mediterraneo, per esempio, i naviganti potevano vagare da nord a sud e da est a ovest, ma non dovevano, mai, oltrepassare le famose Colonne d'Ercole (Stretto di Gibilterra. Separazione tra l'Europa continentale e l'Africa occidentale), oltre le quali nulla si conosceva e nulla si doveva indagare. Per il quieto vivere delle divinità, allora rispettate. Nessuno doveva andare oltre quel limite se voleva conservare la vita.
Dante, nella sua Divina Commedia, nella sezione dedicata all'Inferno, al canto VIII, ove sono posti i Consiglieri fraudolenti, descrive magistralmente il concetto del "non plus ultra" la dove incontra e parla con un famoso personaggio dell'antica Grecia, un mito: Ulisse.
Mosso da un immenso desiderio di conoscenza, Ulisse, dopo l'esperienza con la bella e diabolica Circe (Qualcuno sostiene che la decisione avvenne dopo il ritorno ad Itaca. Ma su questo punto incerto e contraddittorio, per una serie di argomentazioni, non ha senso indagare), decide di intraprendere il suo ultimo viaggio, oltre le Colonne d'Ercole (Eracle).
Ulisse, mosso dal desiderio di conoscere cosa si trovava oltre quel limite, dopo aver scartato l'ipotesi della fine della terra, ha deciso di andare e guardare oltre. E si spinge oltre il limite allora assegnato e conosciuto, e quindi definito come invalicabile.
La sua forza interiore era dovuta allo sfrenato desiderio di virtude e canoscenza
                              Guarda oltre, guarda oltre uomo.
                   Non ti fermare davanti alle difficoltà. Vai avanti.
Uomo coraggioso, astuto, avventuroso, furbo, intelligente si lancia verso la ricerca della conoscenza di tutti quei luoghi ancora ignoti all'uomo.
"Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtude e canoscenza".


PISA - REPUBBLICA MARINARA

 Nel passato remoto (Sec. XI), quando i trasporti principali avvenivano via mare, il Mediterraneo, l'Italia (Realtà politica priva di significato) contava ben quattro località costiere, sedi di altrettante note città, costituite in repubbliche autonome, che avevano acquisito un elevato potere economico e marinaresco. 
Tre di queste repubbliche (Genova, Pisa, Amalfi) operavano e controllavano il loro Mar Tirreno e tanti altri porti del Mediterraneo. La quarta (Venezia) navigava e controllava il Mare Adriatico, con egemonia navale verso Est, a protezione della Via della Seta (Percorso che dalla Cina portava al Mediterraneo e da lì in Europa, Africa) e della Via dell'Incenso (Antica rotta che portava le spezie dall'Arabia (Mecca e Medina) e dall'Africa orientale verso il Mediterraneo). 
La Via dell'Incenso ha fatto nascere la leggenda che il fiume Nilo nascesse dal Paradiso Terrestre, per via del fatto che le spezie che cadevano naturalmente sulle sue acque lo rendevano profumato. Profumo che diventava sempre più intenso man mano che ci si avvicinava alla sorgente.

Queste città, veri e propri piccoli stati, con ordinamento repubblicano, avevano acquisito un vasto bagaglio di conoscenze nel settore navale. Ciò ha permesso loro di commerciare con i numerosi popoli affacciati sul Mediterraneo e su altri popoli delle aree interne.
Spesso le stesse città marinare si lottavano tra di loro (Genova e Pisa, nonostante le loro continue liti insieme lottarono per cacciare i musulmani dalla Sardegna e dalla Corsica. Insieme lottarono per la conquista e il conseguente saccheggio delle più ricche città portuali dell'Africa mediterranea) per lo specifico predominio, ma quando si trovavano davanti a un comune nemico da combattere, senza esitare, mettevano da parte le loro beghe e, come se nulla fosse, si coalizzavano per la lotta comune.

Le repubbliche marinare nell'ambito mediterraneo erano in contrasto con i "pirati" turchi (Popolo di etnia uraloaltaico, originario dell'Asia nord orientale, costituito da tante tribù. Nel 1077 divennero famosi per aver sconfitto, a Manzikert, l'esercito bizantino ed aver fondato nella Nuova Roma (Costantinopoli) un nuovo sultanato), saraceni (Popolo arabo discendente da Abramo tramite la moglie Sara), agareni (Popolo arabo discendente da Abramo tramite la schiava egizia Agar. I popoli che si diffusero nella penisola arabica sono i discendenti di Ismaele, figlio di Agar), africani (Berberi dell'Africa occidentale), mori (Popolo maurus, derivante dalla Muritania, Africa settentrionale. Sinonimo di persone con capelli e pelle scuri), musulmani (Fedeli di una religione), arabi (Un popolo), pagani (Adoratori di più dei. In vero i musulmani sono monoteisti. come i Cristiani e gli Ebrei). 
Tali nomi, ad onor del vero, sono usati impropriamente avendo essi specifici significati, qui trascurati, ma a cui si fa rimando per una più accurata e attenta dissertazione.

I fasti di quel periodo storico sono ancora ricordati, goliardicamente, con la classica famosa Regata delle Repubbliche Marinare, che si svolge, a rotazione, nelle acque delle richiamate città, utilizzando imbarcazioni, tutte uguali, aventi forma richiamante quella del passato.
A Pisa, nella bellissima Chiesa di S. Stefano, in Piazza dei Cavalieri, sono custodite, da sempre, alcuni cimeli che attestano i successi conseguiti contro gli avversari (Musulmani, saraceni) che in occidente erano (E sono) definiti pirati e barbari, ma che facevano, più o meno, allo stesso modo, quello che facevano le nostre Repubbliche quando conquistavano città portuali in Africa, in Turchia, in Medio Oriente e altrove. I "nostri" saccheggi erano, ne più ne meno, che identici a quelli che facevano i saraceni.
Forse i mori erano più sanguinari, meno civilizzati, ma il concetto di base era lo stesso. 
Conquistare un territorio voleva, quasi sempre, dire: - distruggere tutto ciò che non si poteva acquisire; - distruggere templi; - saccheggiare beni; - stuprare le donne; - rapire le donne più belle per tenerle o venderle come schiave; - rapire e rendere schiavi uomini in salute.
Solo raramente i rapporti fra le Repubbliche marinare ed i poteri locali costieri erano improntati a rispetto reciproco.

Singolarità relative a quel periodo d'interesse.
-Chiesa di S. Piero a Ripa d'Arno, Pisa. La bellissima e poco nota Chiesa dedicata a S. Pietro che sarebbe approdato/naufragato qui dal suo viaggio dal medio oriente, in seguito all'ennesimo scontro tra Pisa e Genova, era stata oggetto di saccheggio da parte di questi ultimi.
-Venezia e Pisa le due Repubbliche più cosmopolite si trovavano con gente dalla provenienza più disparata. Anche i mori lì erano tollerati, cosa non accettata nelle altre città.
-Le Repubbliche marinare di Pisa, Genova e Venezia, sostennero e difesero i cavalieri delle crociate (Papa Urbano II, propose, da Clermont (Francia), nel 1095, la liberazione di Gerusalemme (Avvenuta il 15/07/1099, grazie anche al fatto che quella area era contesa dai sunniti di Baghdad e dagli sciiti del Cairo. Da sempre, e ancora oggi, in liti sanguinose tra loro), ma si impadronirono delle città costiere conquistate e dei loro porti.
-Tante opere di architettura civile e religiosa delle città marinare sono state realizzate col contributo dei saccheggi realizzati nei siti oggetto di conquista. La bellissima Cattedrale di Pisa trova supporto per la sua realizzazione, anche, nel saccheggio fatto a Palermo, dai Pisani, nel 1063. E' appena il caso di precisare che a quel tempo Palermo era sotto il dominio musulmano.
-I berberi di Africa  controllavano il vasto territorio che dal Marocco arrivava fino all'Egitto. Inoltre, era in loro potere gran parte della Spagna. 
Le loro scorribande erano diventate incubo per le città costiere europee.
-I pirati mori erano, quasi totalmente, di fede musulmana, ma, come oggi giorno, erano divisi fra quelli di fede sunnita (Abbasidi, di Baghdad, Siria) e quelli di fede sciita (Ghaznavidi, di Teheran, Persia, oggi Iran). 

18 settembre 2024

L'ANIMA

 L'uomo, vivente, è caratterizzato da un corpo, con le sue specifiche peculiarità, e da un'anima.
Dal momento della nascita al momento della morte anima e corpo sono legati in stretto connubio. Il corpo può essere, in qualche modo, leso da terzi; l'anima, invece, è inviolabile. Nessuno può disporre di essa. 
Il corpo, in sintesi, può essere considerato  carcere e catena dell'anima.
Solo con la morte l'anima è libera dalla catena e dal carcere che la tiene legata al corpo.
Una vita serena e appagante non può che avere come presupposto il contestuale stato di gioia del corpo e della mente. 

IL VIAGGIO

 La vita non è altro che un viaggio continuo verso la morte.
Il fine vita varia da persona a persona, ma arriva per tutti.
L'anima dovrebbe essere sempre vigilante, aspettandosi sempre di tutto. 
La fine è diversa per tutti. Chi ci arriva carico d'anni; chi con pochi anni. Chi non ha più voglia di vivere e chi ha, ancora, tanta voglia di vivere.

VITA

La vera forza di un uomo sta in ciò per cui si batte e si inginocchia.
E' la forza che alberga nell'umiltà, nell'amore. 
In tutto ciò che riesce a smuovere le montagne.

  E' forza sovrumana quella che manifesta, umilmente, quel mendico, già re (Priamo), che arrivato davanti a colui che gli ha portato tanto dolore, gli dice:
"Abbi pietà di me. 
Ho sopportato quello che nessun altro mortale ha sopportato: portare alla bocca la mano di colui che ha ucciso mio figlio ..."
L'altro (Achille) lo aiuta ad alzarsi, lo abbraccia e piange insieme a lui. 
E questo, per la giusta sepoltura di quel suo figlio (Ettore), è un grande atto d'amore, al di sopra di qualsiasi guerra.

  Per quanto possibile, nella vita l'uomo dovrebbe cercare di restare lontano dalle lacrime delle donne e dai loro difetti.
Pena il coinvolgimento affettivo.

PROFETA IN PATRIA

 Esiste un antico detto proverbiale che afferma, certifica, le forti difficoltà che impediscono, al generico cittadino di "essere profeta in patria". Nei cittadini delle comunità, spesso si instaura uno stato di invidia, di rifiuto, verso tutti coloro che, grazie alle loro capacità, al loro ingegno, sono riusciti ad ottenere risultati onorevoli in tanti settori della vita.
Questa condizione di rifiuto, implicitamente ed esplicitamente manifestata, quasi sempre, spinge i cittadini di valore ad allontanarsi dalla loro patria, dalla loro terra natia. Sono costretti, per un vissuto decoroso, a trasferirsi altrove. Ad andare all'esilio (Come si chiamava nei tempi antichi).
Andare in esilio significa andare alla ricerca di un mondo migliore di quello natio, che ha negato le possibilità di crescita personale e sociale e di vissuto in serenità e pace. 

Tutti coloro che, volenti o nolenti, sono costretti ad affrontare questo viaggio dovrebbero ricordare che alcune cose, di seguito riportate, non sono alla portata dei potenti che li hanno rigettati, in modo più o meno maldestro.
Durante il viaggio d'esilio bisogna:
-Portare con se le proprie virtù, la propria personalità e la propria professionalità;
-Convincersi che è poca cosa ciò che si lascia;
-Affrontare il percorso, il nuovo luogo, a testa alta e sempre con un dolce sorriso;
-Ricordare che nulla di tutto ciò che è nell'universo è estraneo all'uomo;
-Orientarsi sempre verso ideali di Giustizia, Saggezza, Sobrietà, Buon senso;
-Rammentare che per il Saggio ogni luogo è una patria. E il saggio, in quanto tale, non può che essere Cosmopolita (Cittadino del mondo);
-Ricordare che l'anima di ogni uomo (Essere umano) non è fatta per una patria terrestre. La sua unica patria è l'universo.

La cosa più importante è procurarsi il cibo necessario per la sopravvivenza, tenendo presente che la natura ha disseminato gli alimenti di base in ogni luogo.
L'esiliato sente la mancanza di abiti e di casa, ma, quasi sempre, trova la strada per adeguarsi al nuovo mondo, ove può essere, eventualmente, riconosciuto come profeta, in funzione delle sue sole capacità.

SOFFERENZA. LA VITA CONTINUA

 Ho pianto. L'hai fatto anche tu, lo so. 
Ho tanto sofferto per il tuo pianto. Le lacrime non ci sono più. Non ci sono più gocce da spremere da questi miei occhi, oramai esausti. Esse hanno lasciato il posto ad un ipotetico sorriso. Sorriso non sempre spontaneo; spesso forzato. Convenevole.
Il tuo è, ancora, un sorriso caldo, avvolgente, sincero, spontaneo. Come tu hai sempre avuto. E' un sorriso sinonimo di felicità. Felicità di un animo privilegiato dal fatto che sei (Sì, vale ancora il tempo presente) orgoglioso di te stesso. Con sincera stima verso te stesso e verso gli altri (Tutti; anche quelli rosi dall'invidia).
Il segreto del tuo successo stava nel fatto che amavi il lavoro che facevi. Ti piaceva. Sì, ti piaceva tanto; da ... morire. Hai seguito la tua stella.
La tua felicità era talmente emozionante che era capace di sfuggire all'invidia fine a se stessa.

Avevi i tuoi interessi, il tuo lavoro, la tua famiglia, i tuoi beni, i tuoi amici. Nel tuo piccolo mondo avevi tutto, dicevi. Ti accontentavi con quello che avevi. E questo ha generato invidia procustiana.
Molti ti cercavano per amicizia, non solo per interesse specifico (Se potevi aiutavi tutti, senza alcuna distinzione), per piacere. Piacere nel dialogare di qualunque argomento.

La tua reputazione era molto solida, anche se qualche "anima prava" ha cercato di intaccarla, seminando zizzania. Il tuo vissuto, le tue azioni, le tue opere, le tue costruzioni, parlano ancora di te. Sono orgoglioso di averti per fratello. E lo sei anche tu.
Molti ti hanno rimpianto per meriti e per onore. Non facesti torto, mai, a nessuno. Come imprenditore ti sei formato a Milano, come uomo in Famiglia.
Ma, per volontà di oscuri barbari trogloditi, neppure tanto anonimi, sei stato coattivamente allontanato dalla tua terra. La fortuna, per effetto della violenza ancestrale di alcuni primitivi, ha ceduto il passo all'ingiustizia, alla volgarità della vita. 

Quei ladri di vita non hanno tenuto conto della tua moralità scrupolosa, della tua sostanziale frugalità, della tua vita di basso profilo, del tuo amore per la terra natia, per le lettere e per la musica. A nulla è valsa la presenza di una coscienza libera, senza macchia. Eri troppo libero per un sito colonizzato e dominato dai barbari. Barbari che hanno cercato - e ci sono riusciti - di dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che non hanno ostacoli, difese, che tengano contro il loro potere. Potere che, come sai, gode della tolleranza o, forse, del bene placido dell'altro potere, quello privo di spina dorsale, quello che dovrebbe, per istituto, eliminare, o almeno lottare veramente, il primo.

Era il destino, mi dice qualcuno. Non accetto tale affermazione! E' solo colpa dello Stato che non è stato capace di adempiere alle sue funzioni. Non lo era e non lo è ancora.
In ogni caso posso incolpare, imprecare, il fato o qualcuno, ma nulla posso fare per cambiare gli eventi.
Ragionamenti, invettive, pianti, implorazioni, non servono a rimettere niente a nessuno.
E, allora, se ciò è vero, com'è vero, come vedi e sai, ho messo da parte le lacrime e ti accolgo con il solito sorriso, con la sofferenza messa da parte, archiviata.
La sofferenza non ha più senso. Essa ci tormenta senza aiutarci ad andare avanti col tuo gioioso ricordo. 
Il nostro cuore, ora, è sgombero della tragica voluttà del dolore.

L'umanità intera, in special modo quella della Locride, è afflitta copiosamente dal pianto per bisogno, miseria, lavoro incerto, solitudine. Ma la vita va avanti, anche se ci mancheranno le lacrime, ma non i motivi del soffrire.
Le lacrime, per tutti gli umani, sono state il primo segno della nascita, ma non è logico, ne giusto, che ci accompagnino così spesso nella vita. Specialmente quando esse trovano scaturigine nella determinazione degli uomini. E, per evitare che ci invadano totalmente è necessario fare, con logica misura, quello che ci tocca fare, ma con gradualità e intelligenza, lasciando spazio di vita per le cose belle e gioiose. 
Sì, chi resta ha il dovere di modulare saggiamente il tempo verso momenti di serenità, tenendo lontano il dolore. Per quanto è possibile.
Sì, come dicevi tu, le cose belle vanno risparmiate, non sprecate, sciupate. Non ha senso lasciar vegetare il dolore nel nostro animo. Anche per non dare un ulteriore appagamento ai primitivi.
So che anche tu non l'avresti accettato.

E, allora, cosa fare?
Come comportarsi?
Come sopportare il tragico colpo?
Sai, penso che la cosa più logica sia quella di comportarsi come quel capitano di una nave che, seppur in condizioni drammatiche, finge di essere di buon umore e nasconde, ai marinai, la difficoltà in cui si trovano, dietro la maschera del sorriso. I marinai non devono subire crolli di morale. Quindi, il capitano non deve apparire demoralizzato.
Così, allo stesso modo, cerco di mostrare il mio volto dal quale ho cercato di cancellare la sofferenza.
Il dolore lo tengo dentro di me e non lo faccio vedere a nessuno. Cerco di essere di conforto per tutti quelli che nutrivano affetto per te e cerco di essere di rimorso, sperando in un pentimento, per gli altri.
Non sarò capace di cancellare tutta la sofferenza, ma io continuerò ad agire in questa direzione.
Ciao Fratello.

SEGUI LA TUA STELLA

 Sì, segui, sempre, la tua stella!
Perché chi segue la propria stella non cerca la strada più facile, quella che tutti percorrono, ma - come Dante - cerca la propria strada, anche a costo di attraversare l'Inferno.
Dante (Inferno, XV) ce lo dice con parole toccanti messe in bocca al suo maestro Brunetto Latini.
"Se tu segui tua stella,
non puoi fallire a glorioso porto". 
Queste sono le parole che Brunetto, con determinazione, disse a Dante che aveva manifestato le sue paure di non farcela ad andare avanti, in quella "selva oscura". 
Segui la tua stella, dice Brunetto a Dante, e centrerai la tua missione. Senza alcun dubbio. Con convincimento e arriverai al tuo porto sicuro di destinazione.

LE SETTE MERAVIGLIE DEL MONDO ANTICO

 Le opere dell'uomo sono, per natura, caduche. La loro durata è variabile, in funzione di alcuni parametri (Tempo, Materiali, Luogo, Agenti esterni) che agiscono su esse.
Nulla è eterno nell'universo, eccetto l'universo. E, neanche l'universo se si dilata, di molto, la variabile tempo. Universo che di per se non è immobile, come si poteva pensare nel passato remoto) e, in quanto tale, soggetto a rimodulazioni con lentissimi processi evolutivi.
La natura col tempo tende a distruggere tutto ciò che l'uomo ha creato.
Tale azione disgregante, naturalmente, è più efficace per alcune opere e meno efficace per altre. 

Esistono nel mondo delle opere di straordinaria bellezza che sono state capaci di sfidare il tempo, di opporre estrema resistenza all'azione distruttrice della natura.
La loro bellezza, riconosciuta e tramandataci, dopo tanto resistere, in molti casi, è stata costretta a soccombere. Per il principio che niente dura in eterno e solo poche cose durano a lungo.
Tutto ciò che ha avuto un inizio umano avrà una fine, più o meno lunga. E' solo questione di tempo. 
La distruzione può essere di natura (Terremoti, Maremoti, Agenti atmosferici,...), o messa in atto dall'uomo (Guerre del presente (Russia c Ucraina; Medio Oriente; Africa) e del passato (Distruzione di Troia ad opera dei Greci; Distruzione di Cartagine, di Corinto e di Numanzia, da parte dei Romani)).

L'azione distruttiva non ha risparmiato, o fatto solo parzialmente, quelle che sono state definite le "Sette meraviglie del mondo antico".

1. Il Mausoleo di Alicarnasso (Tomba di Mausolo).
Tomba fatta costruire da Artemisia per il marito. Bodrum, Turchia. 350 a C. Distrutto da un terremoto. Dimensioni: Lunghezza 18 m; Perimetro 440 m; Altezza 11 m. Con 16 colonne 

2. Il Tempio di Artemide (Diana) ad Efeso.
Stile Jonico. Asia minore, Turchia (Già Grecia). 50 km da Smirne. Molto elegante. Distrutto e ricostruito alcune volte. 

3. I Giardini pensili di Babilonia.
Anno 600 a C. Mesopotamia (Iraq). Costruiti dal Re Nabucodonosor II. Con acqua derivata dal fiume Eufrate.

4. La Statua di Zeus ad Olimpia.
Alta 12 m. Area occupata: 10 x 6 = 60 mq. La testa di Zeus sfiorava il soffitto del Tempio. La statua di Zeus era avvolta in un mantello ricoperto d'oro. Costruita da Fidia nel 432 a C, all'interno della navata centrale del Tempio di Zeus, nella città dei giochi olimpici. Grecia. Oggi sono visibili solo i ruderi del Tempio.

5. Il Colosso di Rodi (Statua dedicata al Sole - Helios).
Alta 32 m. Era posto all'ingresso del porto dell'isola di Rodi. Grecia. Era in pietra rivestita totalmente in bronzo. Fungeva da faro e rappresentava il Dio protettore Helios. Costruito in 12 anni, finito nel 293 a C. Distrutto da un terremoto nel 226 a C.

6. Il faro di Alessandria (Isoletta di Faro, in Egitto).
Era il simbolo della città. Guida dei naviganti verso l'Asia Minore, l'Italia, la Grecia. Alta 134 m. Interamente ricoperta di specchi in bronzo, per riflettere la luce del sole. Da allora si diffusero i fari in tutto il Mediterraneo. Distrutto da due terremoti nel XIV secolo.

7. La Piramide di Cheope in Egitto.
Detta anche Grande Piramide di Giza o di Khufu. E' la più antica delle Meraviglie e la meglio conservata. Costruita nel 2560 a C (Qualche studioso parla del 3341 a C). Alta 146 m, portati a 138 m. Tomba del faraone Cheope.

   Opere tutte di straordinaria bellezza indipendentemente dalla posizione in elenco sopra riportata. Qualcuna delle suddette opere è esistente e funzionale, altre sono andate totalmente distrutte, altre sono parzialmente estinte.
   A conferma che nella vita tutto è destinato a finire. Solo le Meraviglie durano più a lungo. Niente dura per sempre. Quello che varia è il modo di essere e il modo di finire. 

CITTADINO LIBERO O SCHIAVO

Nella vita  l'uomo è costretto, dagli eventi, a fare delle scelte. 
Scelte che, spesso, condizionano la sua vita futura. Spesso agli immediati vantaggi fanno seguito condizionamenti e limitazioni perenni.
Con Elettra e sua sorella Crisòstemi, come già per Diogene e Aristippo, la storia si ripete. Con altri personaggi, ma è sempre la stessa. 
Non cedere davanti al ricatto, oppure cedere, viste le difficoltà oggettive di farsi giustizia da sole? 
E' questa la differenza: 
- Elettra rifiuta il ricatto ("No, no, mai, in nessun caso, ... , io cederei a costoro!"), invece,
- Crisòstemi accetta e si adegua al ricatto ("Che vantaggio hai in questa lotta tanto insensata?").

Da sempre, in ogni società, sono sempre esistite le due diverse tipologie di persone, delle quali la seconda (Crisòstemi) è prevalente.
Coloro che detengono il potere si trovano, continuamente, con tanta gente appiccicata, orante, osannante, sempre pronta ad innalzarli sul trono, sempre più in alto, con servilismo illimitato. Bene inteso, lo fanno in cambio di favori, piaceri, privilegi. Ma per ottenere queste cose le persone sono costrette, più o meno esplicitamente, a piegarsi, prostrarsi, inchinarsi, rinnegare se stesse, usare violenza a se stesse. Devono diventare schiave! Privarsi della loro Libertà.
Elettra era una donna libera e, per continuare ad essere Libera, non ha avuto dubbi nell'accettare e sopportare il carcere.

17 settembre 2024

FARE OFFESA ALLA STESSA OFFESA

 Aristide (530 a C), detto il giusto, il migliore, era un noto saggio politico e stimato militare greco. E' andato incontro all'esilio, ma non alla pena di morte. Aveva molta stima degli altri e di se stesso. Sapeva che solo chi disprezza se stesso poteva essere disprezzato dagli altri.
Era convinto, inoltre, che contro gli attacchi, anche quelli più violenti capaci di annientare psicologicamente le persone, bisognava reagire contrattaccando non l'accusatore, ma l'accusa. Come si fa nei tribunali. e l'ha fatto, personalmente, mentre in stato di arresto veniva portato in carcere ad Atene. Precisando, ad onor del vero che egli, seppur valente uomo d'armi, in quelle condizioni la sua reazione si sarebbe dovuta fermare alla sola fase dialettica.
Al suo passaggio per le vie di Atene quasi tutta la gente abbassava lo sguardo in segno di rispetto e dispiaciuta, sapendolo come uomo giusto. Ma tra la folla ci fu qualcuno che ha osato gridargli offese contro e sputargli in faccia.
Aristide poteva offendersi e reagire contro costui, ma non l'ha fatto. Sapeva che una persona saggia non l'avrebbe mai fatto. Allora, con calma, dopo essersi pulito la faccia si è rivolto al magistrato, che gli stava vicino, e sorridendo, a voce autorevole, in modo che tutti potessero udirlo, indicando il soggetto, gli disse: "Avvertilo di sbadigliare più educatamente un'altra volta". 

Tale reazione di saggezza e stile equivaleva al fare offesa, ancora più pesante allo stesso sputo subito; seppur esso sia cosa molto grave. 
Col suo comportamento ha cercato di dimostrare, al mondo intero, che alle offese ricevute si può reagire, meglio che con altre offese, magari più pesanti e contrarie, con la ridicolizzazione delle stesse. Il rispondere ad una offesa facendo offesa alla stessa è sinonimo di stile, di saggezza e di intelligenza.
Un grande uomo resta tale anche quando cade per terra. E non lo si può disprezzare. Esso, in quella condizione, è come le rovine di un tempio sulle quali passano i visitatori che col loro calpestio non portano disprezzo alcuno al luogo già sacro. 
Anzi, esaltano la figura del tempo che fu.

13 settembre 2024

MAMMA CARISSIMA

 Mamma carissima, ti vedo e ti rivedo bella e sorridente. Caparbia. E' passato tanto tempo ed ora non hai più motivo di piangere. Pensavi di non avere alcun tipo di rassegnazione al tuo dolore, per i perduti sostegni affettivi, invece, vedi, ti sei convinta che non è così. Il tempo e la ragione e ora anche il luogo ti hanno restituito il sorriso.
Sai rammenterò sempre il tuo sorriso davanti ai successi dei tuoi figli, senza mai porre limite alla tua generosità. 
Ai figli hai dato tutta te stessa. Il tuo affetto è stato senza limite, anche quando dicevi che ti saresti legata al dito qualche battuta che non condividevi. Hai avuto tanta forza nel sopportare la più terribile fonte del tuo dolore di madre. Dolore di madre, privata del suo bellissimo biondo figlio; il primo.

La tua presenza era fatta di sorrisi e di luce. Luce capace di rischiarare il mio volto, facendo cancellare, immediatamente, le mie pene, spesso recondite.
Vedo la tua forza morale nell'affrontare la sofferenza, nonostante la presenza di precedenti cicatrici. Sapevi che il migliore compromesso tra il sentimento e la ragione è sentire il rimpianto ma riuscire a dominarlo, a controllarlo.
Vedo il tuo venirmi incontro col tuo splendido sorriso.
Sei stata donna, ma col bagaglio dei combattenti forti dei loro principi di moralità, col tuo bagaglio di conoscenze di vita, di cultura e di educazione. Cose che qualche volta, sottovoce, mi facevi notare come assenti in alcune persone.
Il tuo ventre gravido, per quello che so, non ha mai messo in secondo piano la tua figura, la tua funzione di madre e di moglie.
Non ti è mai piaciuto usare rossetti e belletti in faccia. Ponevi particolare cura ai tuoi lunghi neri capelli; sempre puliti, perfettamente pettinati, curati con le tue solite trecce che contornavano, come una cornice, la tua testa.

Curavi il tuo abbigliamento come poche, nello stile e nelle cromaticità. I tuoi vestiti erano neri, blu intenso o marrone scuro. Le tue camicette erano, rigorosamente, bianche. Mi sono sempre chiesto, tra il serio e il faceto, se erano i vestiti ad esaltare la tua persona, oppure, molto più verosimilmente, era la tua spontanea bellezza ad esaltare loro. Bellezza ornata dalla tua bontà, dalla tua moralità. Quante volte hai presentato a terzi una fittizia calma del viso; viso seppur rigato da invisibili lacrime.
La calma della ragione, al solo fine di salvaguardare i tuoi affetti, è sempre stata la tua conquista.

Ti piaceva viaggiare, ma non hai fatto tanti viaggi. Avevi il compito di seguire e curare i figli. Ma non hai, mai, rinunciato al tuo mese di vacanza estiva al mare di Bovalino, come consigliato anche dal medico di famiglia. Ricordi? Affittavi una casa al quartiere Borgo posto a pochi passi dal Mare Jonio.
Avevi acquisito una vasta cultura anche se non approfondita. Sei stata maestra anche di vita.
Ricordo la tua capacità e velocità di apprendimento anche per le cose più complesse. Cultura di cui non ti adornavi, come un gioiello da porre sul petto, come facevano in tante.
Sai, quando penso a te non posso non rammentare a tutte quelle persone, che per ovvi motivi non menziono, che hai aiutato e in alcuni casi quasi adottato, per alleviare le loro tristi condizioni di necessità.
Non posso non ricordarti le tante signore alle quali, in gioventù, durante la guerra, come alcune di loro mi dicevano, hai insegnato a firmare, a leggere e a scrivere. Il tutto a casa tua, amichevolmente; per amore.
Hai vissuto con discrezione, con confidenza e con stima reciproca, accanto a tuo marito. Senza rumore, senza pettegolezzi, serenamente.
Questa sei tu, nata, come dicevi sempre a richiesta, il ventuno undici del nove. 
Ciao Mamma.

10 settembre 2024

IL GIUDIZIO DELLA MAGGIORANZA

 La Democrazia, senza alcun dubbio, a mio parere, è il migliore sistema di vita. In tale sistema le scelte pubbliche, in modo diretto o indiretto, vengono effettuate secondo le determinazioni di voto della maggioranza dei cittadini.
Ma, il giudizio della maggioranza spesso è condizionato dall'appartenenza, senza entrare nel merito del quesito, senza alcuna vagliatura.
E la maggioranza non sempre è guidata dal buon senso e dalla saggezza. Spesso tra saggezza e buon senso si inserisce l'interesse privato. La guida è spesso nelle mani dell'interesse di parte.

IL CAMBIAMENTO DI LUOGO

Ci sono eventi, circostanze, vicissitudini specifiche che costringono l'uomo al cambiamento del suo luogo abituale, di nascita o di adozione. All'esilio.  
Esilio che può essere coatto o volontario. Nel primo caso si è davanti all'espulsione forzata dal luogo; nel secondo caso il cambiamento di luogo è una forma edulcorata dell'esilio.
Il cambiamento di luogo, in ogni caso (Enea, Pitagora, ...), richiede una grande forza necessaria per mettere da parte il proprio passato (Beni, affetti, luoghi cari, amicizie) e ricominciare, piano piano, ex-novo, dall'inizio.
Tale cambiamento porta con sé perdita economica, sociale, culturale. Perdita che non sempre si riesce a recuperare e ripristinare durante la rimanente vita.
Essere costretto al cambiamento di luogo è un po' come essere privato del concetto di appartenenza a un territorio, a una società. A una patria. Oltre che di luoghi (Belli o brutti che siano), di amori (Passati o presenti), di fatti storici che, in ogni caso, appartengono all'esiliato. Tutte cose che, inevitabilmente, sono adesi in tutti i pori della pelle.
Ma, nonostante tutto ciò, bisogna fare il percorso imposto con forza e con determinazione. Senza lasciarsi travolgere dal sentimento malinconico, che porterebbe, inevitabilmente, stati di depressione e di smarrimento.

Varie sono le motivazioni che portano a tale cambiamento, ma, in tutti i casi, gli effetti sono quasi sempre analoghi.
L'esilio (Aspetto estremo dell'impossibilità di essere "profeta in patria") trova fondamento nel non voler essere pecora belante in una mandria guidata da un cane che all'occorrenza abbaia rabbiosamente e fa vedere i denti. Trova supporto nel non voler andare a genio al popolo (Meglio, al capo-popolo), per il semplice fatto che esso non è disposto ad esaudire e accettare, eventualmente, la volontà altrui. Perché quello che il popolo vuole esso, persona pensante, non è sicuro di volerlo. Anzi, non lo vuole. Lo rifiuta.

QUANDO?

Quando? 
L'elevato grado di maturità è sinonimo di imminente declino.
Quindi, per allontanare il più possibile il Quando (Morte) è necessario, a mio parere, allontanare l'asintoto della saggezza e non fare esaurire, mai, la Crescita culturale, sociale, economica.
La presenza di impegni importanti porta a non essere pronti per il salto. E, quindi, lo si rimanda.

FIGLI

 Figli? 
Sì? Perché mettere al mondo figli?
La perpetuazione della vita avviene con la nascita di figli. Essi possono essere: belli, ma anche brutti; molto intelligenti  o poco intelligenti. Possono essere: tanti o pochi; salvatori della patria o traditori. Possono portare ai genitori orgoglio e considerazione oppure onta e vergogna.
I genitori danno la vita ai loro figli, senza consultarli (Loro dicono), ma una volta arrivati dicono di voler vivere la vita. Nonostante tutto.
La vita, infatti, è una continua lotta tra il bene (Gioia) e il male (Dolore). E' costituita, prevalentemente, da una lunga serie di avversità, che concedono solo brevissimi momenti di pace; al più di tregua.
In ogni caso, la norma vuole che siano i figli a dare l'elogio funebre dei genitori, ma, ci sono stati casi in cui il funerale di un figlio sia stato seguito dai genitori. Questa è un'evenienza terribile che nessun genitore dovrebbe mai vivere.

TOLLERANZA

 Tolleranza, sopportazione, una dote poco diffusa nella società attuale.
L'uomo, nella vita quotidiana, è sottoposto ad una serie di attacchi, pressioni, le cui reazioni sono variabili da soggetto a soggetto.
Spesso per il quieto vivere il soggetto aggredito ci passa sopra, tollerando l'azione, seppur infame.
Perché esiste questa condizione diffusa di intolleranza? Esiste un nesso tra la sfiducia nelle Istituzioni e l'intolleranza?
Essere tollerante può voler dire essere fiducioso nello Stato?

Alcuni uomini sono stati assunti a simbolo per la sopportazione di attacchi gravissimi.
Tra essi:
- Scevola ha sopportato il fuoco;
- Bruno ha sopportato il rogo;
- Regolo ha sopportato la croce;
- Socrate ha sopportato la cicuta;
- Rutilio ha sopportato l'esilio.

MARE JONIO


 

CLESSIDRA

 Il passato è certo, il presente è corto, il futuro è incerto.
Ogni giorno l'uomo aspetta l'alba del nuovo giorno dimenticando che ogni nuovo giorno si muore un poco. 
Ogni nuovo giorno toglie una parte della vita. Quindi, ogni giorno deve essere vissuto intensamente, senza rimandi al futuro.
L'ultima ora dell'esistenza umana non è la sola a causare la morte. Essa è solo quella che la porta a compimento.
Si può affermare, come diceva qualcuno (Seneca), che nella vita 
"la miglior fortuna è non nascere"?

APOCALISSE

 Il mondo da molto tempo è stato creato, ma verrà il momento in cui esso raggiungerà la fine?
L'apocalisse, rilanciata da Giovanni, il Battista, rappresenta il diffuso senso di catastrofe che coinvolge tutto il mondo. Un succedersi  continuo di grandi eventi disastrosi, tragici. 
La scienza ha previsto la fine del mondo, ma tale data è, per fortuna, molto lontana dai giorni nostri.

Se la fine del mondo ci sarà, come sarà?
Immagino qualcosa del genere:
-Distruzione delle grandi città;
-Maremoti distruggono le coste;
-Grandi montagne sono spianate da eventi tellurici;
-Emersione di nuove grandi montagne;
-Tanti mari scompariranno inghiottiti dalla terra;
-Fiumi lunghissimi saranno deviati dai movimenti della terra;
-Le comunicazioni saranno interrotte;
-Vaste voragini ingoieranno tante città;
-Terremoti mai visti squasseranno la terra;
-Gas pestilenziali ammorberanno l'aria intorno alla terra;
-Inondazioni immense copriranno le terre emerse;
-Incendi immensi bruceranno il mondo animale e quello vegetale
-Le stelle si scontreranno con altre stelle, con un fuoco universale.

E verrà l'estinzione; e da essa verrà un'altra epoca rinnovata, diversa, magari migliore, con a capo, non più l'essere umano -estinto - magari una specie del mondo animale. Le api, per esempio.
Come Dio vorrà. 
Non è dato sapere il Quando, ma in molti sostengono che ci sarà!
Riflessione per un maggior impegno verso il rispetto della natura.

INDISPENSABILE?

 Il mondo attuale (E, forse, anche quello del passato) è pieno di gente che si considera indispensabile pur non essendolo, in alcun modo. Spesso di tratta di veri e propri palloni gonfiati, capaci di pensare, solo, alla propria utilità.
C'è una forte presenza di questi soggetti nell'ambito politico amministrativo, senza esclusività territoriale. 
   Qualcuno dovrebbe insegnar loro che nella vita siamo tutti utili, ma nessuno è indispensabile. L'Italia non ha mezzi, norme e determinazione per far ciò. 
Anzi, è fortemente attrezzata per stimolare la crescita di questi soggetti, spesso essendo, semplicemente, degli utili idioti.

UN GIOVANE

 Era dinamico, vispo, intraprendente. Di buona struttura fisica e grande disponibilità. Forse era un po' timido; caratteristica che ha perso strada facendo. Era un ragazzo di rara bellezza. 
Era, ed è ancora, con lo sguardo glauco.
Alle numerose ragazze tentatrici non diede motivo, a nessuna di esse, di sperare in un rapporto speciale. 
E, quando la civetteria bonaria di qualcuna di loro si spingeva fino al tentarlo allora diventava rosso come un papavero, come se l'esser piaciuto fosse stata una colpa.
E' rimasto, fino alla maturità, nella casa della madre, benché avesse una casa propria, per non lasciarla sola, per poterle stare vicino, per quanto possibile.
Ed anche dopo, quando poteva andava a cenare con lei.
   L'uomo si identifica con la sua anima, non con il suo corpo.

VITA

 Nella vita nulla piace di più di ciò che si è perduto.
Questo atteggiamento ci fa essere di parte, quindi ingiusti, nel raffronto fra le cose (Persone) rimasteci e le cose (Persone) che ci sono state sottratte. Il buon senso ci spinge a guardare con sicurezza verso la persone o le cose che ci stanno accanto.
Cornelia, figlia di Scipione, madre (12 figli e altrettanti funerali) dei Gracchi, con orgoglio e forte carattere affermava:
"Mai dirò che non è stata fortunata la madre dei Gracchi!"

LIBERTA'

 "Non è un peso la schiavitù se ci si stanca del padrone.
Mi sei cara, vita, grazie alla morte", 
diceva Seneca.

LA VITA OLTRE LA MORTE

A tutti i bambini mai nati. 
La morte può essere considerata liberatrice?
Esiste, per l'anima, una vita oltre la morte?
"Vuoi sapere dove giacerai dopo la morte? Dove giacciono gli esseri (Bambini) non nati.
La morte è una liberazione da tutti i dolori. Essa è l'invalicabile limite dei nostri mali. E' lei a ridarci quella pace ove eravamo immersi prima di nascere".

Con la "fuga" dai confini della schiavitù, secondo qualcuno, l'uomo:
-E' accolto in uno stato di pace profonda, eterna;
-Non sente la paura della povertà, né il rovello della ricchezza;
-Non sente il pungolo della passione che logora l'animo nel piacere;
-Non sente l'invidia per la fortuna altrui;
-Nessun insulto viola le sue orecchie;
-Non assiste a sventure pubbliche o private;
-Non è ansioso del futuro;
-Non è legato alla casualità degli eventi.
   Finalmente quell'uomo è tornato ad essere un uomo libero. 
Come, insieme, ai  tanti bambini mai nati.

Il corpo si deposita nella terra; l'anima, in quel momento, vola in cielo.
Spesso andiamo a far visita al sepolcro di un caro, ma lì non c'è più nessuno, nulla d'importante. Solo ossa e cenere; vesti e altri indumenti. Lui non è più lì. E' fuggito, scappato, integralmente, "senza lasciare nulla di suo in terra". Dopo una breve sosta è andato via, è salito in alto nel cielo e vola, sorridendo beato, con le altre anime. 
Accompagnato da qualche anima amica guarda, incuriosito, le orbite delle stelle vicine senza mancare di lanciare uno sguardo distratto verso la Terra. Percependo un'immensa sensazione di Bellezza. E' l'effetto dello sguardo da un posto in alto, molto in alto nell'universo.

CORSICA

 Altre volte ho scritto di questa isola e dei corsi, con profonde radici toscane, acquisita, furbescamente, dai francesi, non molto tempo fa.
Ma essa come è descritta dai letterati?
Seneca la definisce così.
"Selvaggia, con scoscese rupi. Sinistra, desolata nei suoi luoghi deserti.
Non produce frutti in autunno; non da messi d'estate. Nessun germoglio allieta la primavera piovosa e nessuna erba cresce sul suo suolo maledetto. Pane non v'è, non un sorso d'acqua, non il fuoco estremo.
Due son le cose che ci sono qui: l'esiliato e l'esilio".

Naturalmente le cose, ora, son cambiate. L'agricoltura è presente. La bellezza selvaggia del posto ha sempre il suo fascino. E tanta gente ha lasciato volontariamente la propria patria per vivere serenamente in questo luogo. Oggi, più che mai, questo gioiello è vissuto da gente che è il risultato dell'incrocio delle innumerevoli culture e popolazioni che nel corso dei secoli hanno percorso, col ramoscello d'ulivo o con le armi, il Mediterraneo.

7 settembre 2024

COME L'ULTIMO GRADINO

 Amore, oggi il tuo nome
al mio labbro è sfuggito
come al piede l’ultimo gradino…

Ora è sparsa l’acqua della vita
e tutta la lunga scala
è da ricominciare.
T’ho barattato, amore, con parole.

Buio miele che odori
dentro i diafani vasi
sotto mille e seicento anni di lava –
ti riconoscerò dall’immortale
silenzio.

Nosside, Locri
IV – III secolo a.C. circa. 

4 settembre 2024

CONOSCI TE STESSO

 Te stesso e la vita.
Nella vita le cose che si apprezzano e quelle che si disprezzano con la morte diventano un mucchio di cenere. 

Per conoscere bene la vita è necessario conoscere se stessi. E, quindi, domandarsi "cos'è l'uomo?"
L'uomo è un fragile, sinuoso, vaso di porcellana. Con tanta debolezza, "privo di difese naturali, bisognoso dell'aiuto altrui, esposto agli oltraggi della fortuna".
È debole davanti al caldo, al freddo, alla fatica. 
Tutto ciò che gli è indispensabile per vivere (Cibo, bevande, lavoro ...) gli può essere fatale.
Egli irrompe nella vita col pianto e resta sorpreso con la morte quando è proteso verso il futuro, che pensa gratificante.
"La brevità della vita ci vieta di dare inizio a una lunga speranza" (Orazio). 

ELOQUENZA

 Per fare presa sulla psiche del tuo interlocutore hai bisogno di possedere una buona capacità di eloquenza. 
Di retorica. 

ELABORAZIONE DEL LUTTO

 Il lutto per una persona cara è come una ferita. 
Le ferite, quando sono fresche di sangue, possono essere di facile guarigione; quando, invece, sono incancrenite per la guarigione è necessario scavarle, frugarle, cauterizzarle, ma, in ogni caso, sono di difficile e lunga soluzione.

Tra particolare e generale. 
La mia, a distanza di 25 anni, è una ferita del secondo tipo. Ancora sanguinolenta. Senza alcuna remora a parlarne di essa e di Lui. 
Anche se cerco di farlo in assenza di  giovani familiari.
Parlo di lui e sollecito a che se ne parli, in pubblico, con lo specifico fine di ottenere Giustizia. Pur sapendo ch'è cosa ardua. Per il tempo trascorso - perso - senza alcun risultato, per la manifesta incapacità di coloro che erano preposti alla bisogna.
So ch'è buona cosa, per me stesso e per gli altri affetti, comportarmi da forte, in questa fase della vita.
So che il buon pilota si vede nella tempesta, col mare agitato e col vento a prua. Con tante avversità superate e altre da superare. 
Non mi sono piegato e non lo farò. 
Sono stato e sono coi piedi ben piantati per terra, al fine di sostenere i pesi che mi son caduti, e mi cadranno, addosso. E non mi faccio atterrire dai vari attacchi. 
Non posso rinunciare alle lacrime, ma se non ne posso fare a meno lo faccio in privato. Senza coinvolgere nessuno. Agli altri voglio trasmettere serenità di vita.
Il destino non si modifica con le lacrime, col pianto, con la sofferenza. Condizioni che in certi casi portano piacere ai barbari avversari. 
Sono conscio del fatto che la morte non ha, mai, restituito quel che si è presa. Mi sono rialzato dalla caduta, con la mente lucida. So quel che voglio. E lo otterrò, senza alcun dubbio, prima poi.
So di essere alla guida di una nave, su un mare in tempesta, ma so che le mie mani sono vive e serrate al timone, per la guida verso un porto sicuro. Le vele non resteranno mai in balia del vento. Né, tantomeno, abbandonerò mai la nave nella tempesta.

L'elaborazione del lutto, in patticolar modo per fatti di elevata tragicità, è strettamente legata alla singola persona, al suo essere, alla sua cultura.
Ogni persona vive il proprio dolore non in funzione di quanta sofferenza sente, ma in funzione di quanto essa ha deciso, implicitamente, di soffrire.
Il lutto, il dolore, la sofferenza sono come la povertà. Ogni persona la vive a modo proprio, in funzione della propria esperienza di vita (Sociale, economica, culturale).

Il dolore, qualunque sia la sua origine, è rappresentabile analiticamente come una funzione continua decrescente, di secondo o terzo grado, tendente a zero al tempo infinito. 
La variabile tempo è l'unica cosa capace di fiaccare, indebolire, ridurre il dolore. Essa rappresenta il sedativo più efficace per questo problema. Forse l'unico.
Ogni volta che la mente pensa ad altro, di nascosto, inconsciamente porterà via un pezzettino di quello status. Fino a quando non resteranno che le briciole, alle quali si guarderà con un sorriso.
Lì si capirà, si sentirà, la vicinanza all'asintoto.

Il lutto è un fatto strettamente personale e, in quanto tale, non dovrebbe trovare elementi esteriori espliciti da condividere con altri (Chiunque essi siano). Quindi niente abbigliamento di specifico colore, niente elucubrazioni rituali, nulla.

La fine della sofferenza per un lutto, quando non interviene la ragione, arriva, sempre, col tempo.
Per essere forti davanti al dolore e non trovarsi impreparati, secondo Anassagora, è necessario premunirsi anticipando e analizzando tutte le possibili tristi evenienze (Guerra, morte, tortura, esilio, naufragio). Si è più forti se si è preparati nelle più terribili avversità ipotizzabili.
"Può capitare a chiunque ciò che può capitare a qualcuno!
Toglie forza ai mali presenti chi li ha previsti in anticipo".