Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

4 settembre 2024

ELABORAZIONE DEL LUTTO

 Il lutto per una persona cara è come una ferita. 
Le ferite, quando sono fresche di sangue, possono essere di facile guarigione; quando, invece, sono incancrenite per la guarigione è necessario scavarle, frugarle, cauterizzarle, ma, in ogni caso, sono di difficile e lunga soluzione.

Tra particolare e generale. 
La mia, a distanza di 25 anni, è una ferita del secondo tipo. Ancora sanguinolenta. Senza alcuna remora a parlarne di essa e di Lui. 
Anche se cerco di farlo in assenza di  giovani familiari.
Parlo di lui e sollecito a che se ne parli, in pubblico, con lo specifico fine di ottenere Giustizia. Pur sapendo ch'è cosa ardua. Per il tempo trascorso - perso - senza alcun risultato, per la manifesta incapacità di coloro che erano preposti alla bisogna.
So ch'è buona cosa, per me stesso e per gli altri affetti, comportarmi da forte, in questa fase della vita.
So che il buon pilota si vede nella tempesta, col mare agitato e col vento a prua. Con tante avversità superate e altre da superare. 
Non mi sono piegato e non lo farò. 
Sono stato e sono coi piedi ben piantati per terra, al fine di sostenere i pesi che mi son caduti, e mi cadranno, addosso. E non mi faccio atterrire dai vari attacchi. 
Non posso rinunciare alle lacrime, ma se non ne posso fare a meno lo faccio in privato. Senza coinvolgere nessuno. Agli altri voglio trasmettere serenità di vita.
Il destino non si modifica con le lacrime, col pianto, con la sofferenza. Condizioni che in certi casi portano piacere ai barbari avversari. 
Sono conscio del fatto che la morte non ha, mai, restituito quel che si è presa. Mi sono rialzato dalla caduta, con la mente lucida. So quel che voglio. E lo otterrò, senza alcun dubbio, prima poi.
So di essere alla guida di una nave, su un mare in tempesta, ma so che le mie mani sono vive e serrate al timone, per la guida verso un porto sicuro. Le vele non resteranno mai in balia del vento. Né, tantomeno, abbandonerò mai la nave nella tempesta.

L'elaborazione del lutto, in patticolar modo per fatti di elevata tragicità, è strettamente legata alla singola persona, al suo essere, alla sua cultura.
Ogni persona vive il proprio dolore non in funzione di quanta sofferenza sente, ma in funzione di quanto essa ha deciso, implicitamente, di soffrire.
Il lutto, il dolore, la sofferenza sono come la povertà. Ogni persona la vive a modo proprio, in funzione della propria esperienza di vita (Sociale, economica, culturale).

Il dolore, qualunque sia la sua origine, è rappresentabile analiticamente come una funzione continua decrescente, di secondo o terzo grado, tendente a zero al tempo infinito. 
La variabile tempo è l'unica cosa capace di fiaccare, indebolire, ridurre il dolore. Essa rappresenta il sedativo più efficace per questo problema. Forse l'unico.
Ogni volta che la mente pensa ad altro, di nascosto, inconsciamente porterà via un pezzettino di quello status. Fino a quando non resteranno che le briciole, alle quali si guarderà con un sorriso.
Lì si capirà, si sentirà, la vicinanza all'asintoto.

Il lutto è un fatto strettamente personale e, in quanto tale, non dovrebbe trovare elementi esteriori espliciti da condividere con altri (Chiunque essi siano). Quindi niente abbigliamento di specifico colore, niente elucubrazioni rituali, nulla.

La fine della sofferenza per un lutto, quando non interviene la ragione, arriva, sempre, col tempo.
Per essere forti davanti al dolore e non trovarsi impreparati, secondo Anassagora, è necessario premunirsi anticipando e analizzando tutte le possibili tristi evenienze (Guerra, morte, tortura, esilio, naufragio). Si è più forti se si è preparati nelle più terribili avversità ipotizzabili.
"Può capitare a chiunque ciò che può capitare a qualcuno!
Toglie forza ai mali presenti chi li ha previsti in anticipo". 

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