Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

18 maggio 2013

LE POESIE DI CARLO



DONAMI  IL FUOCO



Coi piedi gonfi  di gelo tagli il sentiero
Tra le pietre aguzze.   
Si specchia il cielo nel tuo occhio
e  l’ombra che ti segue ha il collo lungo della penitenza.
Ride con occhio chiaro  il tuo Signore.

Donami l’acqua
Ho finalmente sete.
E donami le stelle   vive nel cielo.

Lascia che il sole  ti divori e splenda.

Donami il vento con le gote piene
E le stagioni  fervide di attesa.
T’accompagnino in festa l’erbe e i fiori  
E il pane duro della madre terra.

Donami il fuoco che illumina la notte
E nella festa limpida del cuore 
S’alzi l’ulivo nel larvato argento.

Ululi il lupo al sangue sulle pietre
E raggiunga la luna del Signore
Posata  dolcemente tra le stelle.

Venga   la morte  
 a bussare leggera  al capezzale,
Mentre si accosta l’angelo di Dio.

Donami il pianto caldo dell’amore
La gioia d’abbracciarmi al mio fratello.

E nel presepe sono il carrettiere
Che porta paglia al letto del Signore.
Apri le braccia.
certamente arrivo. 



IL PANE

Ti chiederò il pane, Signore,
Salato o azzimo
Il pane che manca
Ai miseri del mondo.
E’ un bimbo
Che piega il collo in una stinta ombra
Con le pupille grosse  nel vuoto.




NON ANDARCI, MAMMA. TORNA A CASA!

La via è lastricata d’affanno che spappola le midolla del cuore.
Voce che non cammina
Sul dorso   di   una stanca pietà.

 Non andarci, mamma, torna a casa!

E corre il vento sulle braccia allungate oltre le stelle
Fremendo per dove il vuoto s’ammassa  e vaneggia.
Nel silenzio più forte di Dio  le parole si acquietano  e posano
Come foglie ingiallite in un torvo  spavento.

O le chitarre unte di stelle  che danno sensazioni di erba amara!
La richiesta  è insaziabile nella voce dura degli aspri capelli.
Corre con gli occhi alla terra infiammati dall’Oltre,
Lei.
Giungerà cieca, per averti guardata da lontano, al cospetto di Dio,
la mamma.

Non andarci, mamma. Torna a casa!

                        Signore, ti porto gli occhi chiari di un’orfana: la sua voce
                       È lieve come la tenerezza. 
                       L’infinito non assorba la sua richiesta, Signore.

La casa dell’uomo è di mattoni, ma lei non lo sa ancora,
la bimba.
                      
                       Non andarci, mamma. Torna a casa.



            di Carlo Antonio PASCALE

INGOIO QUESTA TERRA


Ingoio questa terra che nutre  il mio sangue
Sospeso agli odori del cielo
Quando vibra il cuore  per una passione di vita.
Dalla massa dei monti corrono  sospiri di porpora.
Sono nei miei occhi
I quieti fremiti  della sera,
e il cielo fragilissimo
che muta nella trama del buio.
L’ansia di abbracciarmi alla terra punge questa voglia di stare
Quando mani invisibili mi recano il trionfo duro del male.
Si slanciano le acque dei torrenti per spazzar via le radici.
Qua cresce l’erba  nelle spaccature dei muri
e ondeggiano i rami degli alberi
Per soffiarmi un racconto a lungo nutrito nel cuore.
Qua s’affannano  agili uccelli tra i rami fitti della tuia odorosa
Che cerca le stelle. E naviga il pettirosso tra le spine del Cristo.
La mia terra è attaccata al suo senso e vola oltre le nubi.
Qua posa la parola zoppa  di Abele e s’asciuga
Il  pianto per il fratello che ha ammazzato.
La strada irta del rimorso a croste di fango lo porta via
Inesorabile.

Ingoio questa terra che scorre nella memoria come miele di acacia
Come danza immemore sulle corolle, quando fragranze scorrono fra gli steli.
E il mare angoscioso risponde  alla corsa del vento.
Là si schianta  la speranza di osare un viaggio insensato.
E il giorno  non sanguina ormai nel mio petto
Trafitto di luce
Ora che accetto il comando.
La prima preghiera è la luna coi suoi quarti filigranati
Ed anche le stelle  che hanno il cuore ammalato.
E il sordo fragore dei mondi  serrati  nel nulla infinito.

            di Carlo A. PASCALE

6 maggio 2013

LIBERTA' E GIUSTIZIA

   Libertà e Giustizia, come ha insegnato, anche, Giordano BRUNO, non sono un dono, ma sono una CONQUISTA civile, che chiede Impegno, Vigilanza, Verità  e Lotta. Se necessario.
  Ciò vale per tutti i Paesi del mondo. Africa  ed Europa comprese.
   Mai da nessuna parte ci potranno essere e ci saranno doni di tale portata. Quindi, i ragazzi d'Africa sappiano che la LIBERTA' si conquista con le armi della CULTURA. I soli fucili possono portare solo apparenti e temporanei (Alcune volte indispensabili) condizioni di Libertà (Apparente). E, Libertà e Giustizia, chiedono, espressamente, il rispetto dei DIRITTI universali dell'Uomo. Così come sancito dalla Carta dell'ONU. Ove non c'è il rispetto dei diritti dell'Uomo non c'è Libertà e, quindi, non c'è Giustizia.
   P.S.: Giordano BRUNO è stato uno dei migliori intellettuali Italiani del suo tempo. Era molto apprezzato in tutti i Paesi d'Europa, che facevano a gara per ospitarlo ed ascoltarlo. Si, ascoltarlo, perchè ai suoi tempi l'Italiano era sinonimo di Cultura (Chi non conosceva la nostra lingua non era persona colta). Tutti gli intellettuali dei paesi Europei sentivano il bisogno di venire in Italia per immergersi nella n/s cultura.
 Non la stessa cosa possiamo dire per i tempi attuali...

LA SONATA KREUTZER di LEV TOLSTOJ

   E' la triste storia di un uomo che si sfoga raccontando la sua vita, su un treno, a degli sconosciuti.
   L'Uomo, spesso, tende ad aprirsi, raccontando fatti, anche molto personali, a persone sconosciute, casualmente incontrate in viaggio.
   Concettualmente è una storia affine a quella raccontata nell'Ultimo tango a Parigi .
   Nel caso della Sonata Tolstoj analizza, magistralmente, la psicologia di un uomo distrutto dal tarlo della gelosia.
   Varie volte quest'opera è stata rappresentata in Teatro, in varie parti del mondo. Qui, mi piace rammentare la superba interpretazione (Non lo dico solo io, sfacciatamente di parte, ma, anche, tanti incalliti critici teatrali) fatta, recentemente, da Renato.