Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

18 settembre 2024

SOFFERENZA. LA VITA CONTINUA

 Ho pianto. L'hai fatto anche tu, lo so. 
Ho tanto sofferto per il tuo pianto. Le lacrime non ci sono più. Non ci sono più gocce da spremere da questi miei occhi, oramai esausti. Esse hanno lasciato il posto ad un ipotetico sorriso. Sorriso non sempre spontaneo; spesso forzato. Convenevole.
Il tuo è, ancora, un sorriso caldo, avvolgente, sincero, spontaneo. Come tu hai sempre avuto. E' un sorriso sinonimo di felicità. Felicità di un animo privilegiato dal fatto che sei (Sì, vale ancora il tempo presente) orgoglioso di te stesso. Con sincera stima verso te stesso e verso gli altri (Tutti; anche quelli rosi dall'invidia).
Il segreto del tuo successo stava nel fatto che amavi il lavoro che facevi. Ti piaceva. Sì, ti piaceva tanto; da ... morire. Hai seguito la tua stella.
La tua felicità era talmente emozionante che era capace di sfuggire all'invidia fine a se stessa.

Avevi i tuoi interessi, il tuo lavoro, la tua famiglia, i tuoi beni, i tuoi amici. Nel tuo piccolo mondo avevi tutto, dicevi. Ti accontentavi con quello che avevi. E questo ha generato invidia procustiana.
Molti ti cercavano per amicizia, non solo per interesse specifico (Se potevi aiutavi tutti, senza alcuna distinzione), per piacere. Piacere nel dialogare di qualunque argomento.

La tua reputazione era molto solida, anche se qualche "anima prava" ha cercato di intaccarla, seminando zizzania. Il tuo vissuto, le tue azioni, le tue opere, le tue costruzioni, parlano ancora di te. Sono orgoglioso di averti per fratello. E lo sei anche tu.
Molti ti hanno rimpianto per meriti e per onore. Non facesti torto, mai, a nessuno. Come imprenditore ti sei formato a Milano, come uomo in Famiglia.
Ma, per volontà di oscuri barbari trogloditi, neppure tanto anonimi, sei stato coattivamente allontanato dalla tua terra. La fortuna, per effetto della violenza ancestrale di alcuni primitivi, ha ceduto il passo all'ingiustizia, alla volgarità della vita. 

Quei ladri di vita non hanno tenuto conto della tua moralità scrupolosa, della tua sostanziale frugalità, della tua vita di basso profilo, del tuo amore per la terra natia, per le lettere e per la musica. A nulla è valsa la presenza di una coscienza libera, senza macchia. Eri troppo libero per un sito colonizzato e dominato dai barbari. Barbari che hanno cercato - e ci sono riusciti - di dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che non hanno ostacoli, difese, che tengano contro il loro potere. Potere che, come sai, gode della tolleranza o, forse, del bene placido dell'altro potere, quello privo di spina dorsale, quello che dovrebbe, per istituto, eliminare, o almeno lottare veramente, il primo.

Era il destino, mi dice qualcuno. Non accetto tale affermazione! E' solo colpa dello Stato che non è stato capace di adempiere alle sue funzioni. Non lo era e non lo è ancora.
In ogni caso posso incolpare, imprecare, il fato o qualcuno, ma nulla posso fare per cambiare gli eventi.
Ragionamenti, invettive, pianti, implorazioni, non servono a rimettere niente a nessuno.
E, allora, se ciò è vero, com'è vero, come vedi e sai, ho messo da parte le lacrime e ti accolgo con il solito sorriso, con la sofferenza messa da parte, archiviata.
La sofferenza non ha più senso. Essa ci tormenta senza aiutarci ad andare avanti col tuo gioioso ricordo. 
Il nostro cuore, ora, è sgombero della tragica voluttà del dolore.

L'umanità intera, in special modo quella della Locride, è afflitta copiosamente dal pianto per bisogno, miseria, lavoro incerto, solitudine. Ma la vita va avanti, anche se ci mancheranno le lacrime, ma non i motivi del soffrire.
Le lacrime, per tutti gli umani, sono state il primo segno della nascita, ma non è logico, ne giusto, che ci accompagnino così spesso nella vita. Specialmente quando esse trovano scaturigine nella determinazione degli uomini. E, per evitare che ci invadano totalmente è necessario fare, con logica misura, quello che ci tocca fare, ma con gradualità e intelligenza, lasciando spazio di vita per le cose belle e gioiose. 
Sì, chi resta ha il dovere di modulare saggiamente il tempo verso momenti di serenità, tenendo lontano il dolore. Per quanto è possibile.
Sì, come dicevi tu, le cose belle vanno risparmiate, non sprecate, sciupate. Non ha senso lasciar vegetare il dolore nel nostro animo. Anche per non dare un ulteriore appagamento ai primitivi.
So che anche tu non l'avresti accettato.

E, allora, cosa fare?
Come comportarsi?
Come sopportare il tragico colpo?
Sai, penso che la cosa più logica sia quella di comportarsi come quel capitano di una nave che, seppur in condizioni drammatiche, finge di essere di buon umore e nasconde, ai marinai, la difficoltà in cui si trovano, dietro la maschera del sorriso. I marinai non devono subire crolli di morale. Quindi, il capitano non deve apparire demoralizzato.
Così, allo stesso modo, cerco di mostrare il mio volto dal quale ho cercato di cancellare la sofferenza.
Il dolore lo tengo dentro di me e non lo faccio vedere a nessuno. Cerco di essere di conforto per tutti quelli che nutrivano affetto per te e cerco di essere di rimorso, sperando in un pentimento, per gli altri.
Non sarò capace di cancellare tutta la sofferenza, ma io continuerò ad agire in questa direzione.
Ciao Fratello.

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