Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

10 settembre 2024

IL CAMBIAMENTO DI LUOGO

Ci sono eventi, circostanze, vicissitudini specifiche che costringono l'uomo al cambiamento del suo luogo abituale, di nascita o di adozione. All'esilio.  
Esilio che può essere coatto o volontario. Nel primo caso si è davanti all'espulsione forzata dal luogo; nel secondo caso il cambiamento di luogo è una forma edulcorata dell'esilio.
Il cambiamento di luogo, in ogni caso (Enea, Pitagora, ...), richiede una grande forza necessaria per mettere da parte il proprio passato (Beni, affetti, luoghi cari, amicizie) e ricominciare, piano piano, ex-novo, dall'inizio.
Tale cambiamento porta con sé perdita economica, sociale, culturale. Perdita che non sempre si riesce a recuperare e ripristinare durante la rimanente vita.
Essere costretto al cambiamento di luogo è un po' come essere privato del concetto di appartenenza a un territorio, a una società. A una patria. Oltre che di luoghi (Belli o brutti che siano), di amori (Passati o presenti), di fatti storici che, in ogni caso, appartengono all'esiliato. Tutte cose che, inevitabilmente, sono adesi in tutti i pori della pelle.
Ma, nonostante tutto ciò, bisogna fare il percorso imposto con forza e con determinazione. Senza lasciarsi travolgere dal sentimento malinconico, che porterebbe, inevitabilmente, stati di depressione e di smarrimento.

Varie sono le motivazioni che portano a tale cambiamento, ma, in tutti i casi, gli effetti sono quasi sempre analoghi.
L'esilio (Aspetto estremo dell'impossibilità di essere "profeta in patria") trova fondamento nel non voler essere pecora belante in una mandria guidata da un cane che all'occorrenza abbaia rabbiosamente e fa vedere i denti. Trova supporto nel non voler andare a genio al popolo (Meglio, al capo-popolo), per il semplice fatto che esso non è disposto ad esaudire e accettare, eventualmente, la volontà altrui. Perché quello che il popolo vuole esso, persona pensante, non è sicuro di volerlo. Anzi, non lo vuole. Lo rifiuta.

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