Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

25 agosto 2020

21 agosto 2020

SOPRINTENDENZE - BENI ARCHITETTONICI

Ho scritto, sul discutibile sistema di funzionamento delle Soprintendenze ai Beni Architettonici. Ne parlo ancora, per precisare che il meccanismo di "funzionamento" del Ministero dei Beni Architettonici non è, assolutamente, adeguato alle necessità. 
E questo avrebbero dovuto capirlo, da tempo, non solo i vertici del Ministero, ma anche i vari Ministri che si sono succeduti negli ultimi 30 anni.
Infinite sono le cose che non funzionano nei rapporti tra le Soprintendenze ed i Cittadini. In modo sintetico, di seguito, ne esporrò alcuni di essi. 
Mi astengo dall'esaminare casi e circostanze che potrebbero ricadere nell'ambito contemplato dal codice penale, in quanto di competenza della Magistratura.

1)- Vincolo immobili in funzione dell'età di edificazione
Ipotizzare, come è stato fatto, di porre il vincolo di competenza della Soprintendenza locale su tutti gli edifici aventi un'età edificatoria superiore a 70 anni, per una serie di motivazioni (Storici, Culturali, Economici, Ambientali) non può che essere considerata pretestuosa, inutile, dannosa, anti-economica, priva di qualsiasi supporto di merito.  Che significato ha imporre la condizione di vincolo su tutti gli edifici costruiti prima del 1950? Le costruzioni in generale e le abitazioni in particolare, realizzate prima del 1950, quasi mai hanno un minimo presupposto estetico (L'Italia venuta fuori dalle due Guerre certo non si poteva permettere di porre all'edilizia particolari indirizzi orientati sulla Bellezza), tecnologico (L'Italia in generale ed il Sud povero, in particolare, si lasciavano alle spalle la povertà e la precarietà delle umili costruzioni, in pali, fango e canne, per avvicinarsi alle edificazioni in gesso artigianale prima, poi a quelle in muratura di pietrame, di seguito alle murature in laterizi ed infine alle costruzioni in calcestruzzo armato), culturale (Raramente si può affermare che gli immobili realizzati prima degli ultimi 70 anni possano rappresentare un momento significativo per la politica e la vita della comunità interessata);

2)- Vincolo immobili solo se preventivamente ratificato
Il Ministero, come valeva con la precedente normativa, invece di vincolare tutto l'esistente edificato, dovrebbe, molto più logicamente, sapere quali sono gli immobili potenzialmente interessanti da sottoporre a vincolo, e su essi attivare la procedura di ratifica da sottoporre al proprietario ed al Comune di competenza. Con la possibilità di opporre un ragionevole rifiuto da parte di chiunque potesse essere interessato. Tale opzione servirebbe ad evitare che le Soprintendenze diventino onnipresenti e onnipotenti su ogni intervento di conservazione edilizia.

3)- Vincolo su immobile sia oggettivamente accettabile
Non è accettabile che la stessa Soprintendenza si comporti in modo diverso (Apposizione di vincolo su edificio edificato oltre 70 anni fa) su immobili identici posti nella stessa località, nella stessa Via, magari presso due numeri civici consecutivi. Non è possibile accettare che la Soprintendenza ponga il vincolo su un immobile e non lo ponga su un altro posto nelle stesse identiche condizioni.
Davanti ad una circostanza del genere il Cittadino deve avere la possibilità di contestare, serenamente, l'operato della Soprintendenza, senza lasciare a quest'ultima il potere di decidere sull'operato (Contestato e discutibile) fatto da essa stessa. Non è possibile accettare la coincidenza del controllato col controllore. Non è possibile accettare l'ipotesi che il Cittadino contesti una malefatta della Soprintendenza (PA) ed a decidere sulla contestazione sia la stessa PA contestata. 
Cosa, purtroppo, molto diffusa in Italia, nell'ambito della Pubblica Amministrazione (PA). Sono queste le circostanze che portano in nuce fenomeni corruttivi, neppure tanto larvati ed isolati. Pur davanti agli occhi bendati di chi, per istituto, dovrebbe effettuare i necessari riscontri;

4)- Vincolo sulle tecniche d'intervento prevedibili sugli immobili. 

Ipotizzare, come è stato fatto e si fa ancora da parte delle Soprintendenze (Non tutte, ad onor del vero), di porre il divieto di adottare dei sistemi costruttivi moderni (Granchi) che impediscano certe condizioni di deterioramento dell'immobile (Quale ad esempio il terribile fenomeno della risalita capillare dell'acqua, nelle murature del piano terra), non può che essere catalogato come  perverso e diabolico. 
La Soprintendenza non ha titolo per imporre una scelta tecnologica, tra l'altro non visibile in alcun modo, tendente alla perfetta conservazione, nel tempo, dell'immobile. Né è significativa la giustificazione, spesso impropriamente utilizzata, della necessità di fare ricorso alle tecnologie presenti al tempo dell'edificazione dell'immobile. Sì, perché, in questo caso, non si dovrebbero usare né fibre di carbonio o altre sostanze introdotte dalla tecnologia più recente e perfettamente assentite dalla Soprintendenza.
E' appena il caso di evidenziare l'essenzialità dell'aspetto statico, che non deve, mai, essere subordinato all'aspetto estetico. Col buon senso la Statica e l'Estetica negli interventi di Restauro devono procedere con prevalenza dell'aspetto statico o, al più, di pari passo;

5)- Vincolo immobili privi di un minimo di risorse statiche

Spesso la Soprintendenza è portata, da incomprensibili motivazioni, ad apporre il vincolo su immobili, di inesistente valenza estetica, tecnica o architettonica e, totalmente, privi di una base minima di risorse statiche. E', totalmente, errato ipotizzare il vincolo della conservazione su quegli immobili, privi di qualsiasi valenza e incapaci di reggersi sulle proprie originarie strutture portanti. La Statica, anche in questo Ministero, deve avere il suo giusto riconoscimento smettendola di sventolare velleitarie bandiere dell'Estetica. 
Tale circostanza, pur riconosciuta, tardivamente, da un alto dirigente del Ministero, il quale ha scritto una nota tecnica assolutamente condivisibile, non è stata recepita, in alcun modo, dalla struttura burocratica bacchettona delle Soprintendenze. 
Pur davanti a quanto è successo in Centro Italia (Abruzzo, ecc) con gli ultimi due terremoti. Lo Stato, dopo il primo terremoto, ha finanziato il recupero degli immobili danneggiati. Cittadini e PA, su direttive delle Soprintendenze, hanno recuperato gli immobili (Prefettura de L'Aquila, in primis) rifacendo intonaci ed opere di finitura varia, scordandosi, totalmente, del problema statico. L'ultimo terremoto, come ben noto a tutti, ha letteralmente distrutto tutte quelle edificazioni già terremotate e poi ristrutturate tenendo conto del solo aspetto estetico. Il tutto secondo le convinzioni, errate, delle Soprintendenze. 
In questo Ministero e nelle Soprintendenze sono stati assunti solo Architetti, mentre sarebbe il caso che chi di dovere si rendesse conto della necessità di rivolgersi prevalentemente ad Ingegneri. L'Estetica ha significato solo se la Statica da sicuro affidamento. Tutto il resto è solo retorica.


MARE JONIO


2 agosto 2020

CALYPSO

Dopo aver scritto di Didone, regina di Cartagine, innamorata di Enea, che scappava da Troia, distrutta dai Greci, mi piace parlare di Calypso, una Ninfa, altrettanto bella, che fece innamorare di se, fino alla perdizione, un altro eroe che, però, era dalla parte opposta dei Troiani: Ulisse.
Odisseo nel suo frenetico peregrinare si è fermato, per sette anni, nelle braccia della dolcissima Calypso.
Bellissima, Immortale, Amante della Bellezza, la figlia di Atlante, era costretta dagli Dei a vivere sull'isola di Ogigia, in una grotta in riva al mare, nella stupenda Siracusa.
Ulisse rimasto coinvolto in una tempesta mentre attraversava lo Stretto di Scilla e Cariddi è riuscito ad approdare sull'isola di Calypso, che è rimasta invaghita dalla sua Bellezza.  Ella l'ha ospitato, curato, assistito, amato, facendolo diventare il suo amato irrinunciabile. Per sempre, secondo lei.
Ella, però, non ha tenuto conto del fatto che Ulisse era protetto da Atena, alla quale, ogni tanto, quando non era abbracciato a Calypso, lanciava i suoi disperati appelli di aiuto per il ritorno ad Itaca. Ed Atena, non ultima dell'Olimpo, riportava le richieste di Ulisse a chi di dovere, il quale ha affidato l'incarico di risolvere il problema di convincere Calypso, a lasciar partire Odisseo, al più valente messaggero dell'Olimpo: Ermes.
Subito dopo la visita di Ermes ad Ogigia, Calypso si convinse, e non poteva, certamente, opporsi alla volontà dell'Olimpo, di fornire ad Ulisse quanto necessario per intraprendere il suo viaggio di ritorno verso Itaca. 
Ed Ulisse partì subito verso Itaca (Prima di arrivare a destinazione ha avuto l'opportunità di conoscere Nausica, donna bellissima, anche lei), pur conservando in cuore il dolcissimo ricordo di Calypso.