Aristide (530 a C), detto il giusto, il migliore, era un noto saggio politico e stimato militare greco. E' andato incontro all'esilio, ma non alla pena di morte. Aveva molta stima degli altri e di se stesso. Sapeva che solo chi disprezza se stesso poteva essere disprezzato dagli altri.
Era convinto, inoltre, che contro gli attacchi, anche quelli più violenti capaci di annientare psicologicamente le persone, bisognava reagire contrattaccando non l'accusatore, ma l'accusa. Come si fa nei tribunali. e l'ha fatto, personalmente, mentre in stato di arresto veniva portato in carcere ad Atene. Precisando, ad onor del vero che egli, seppur valente uomo d'armi, in quelle condizioni la sua reazione si sarebbe dovuta fermare alla sola fase dialettica.
Al suo passaggio per le vie di Atene quasi tutta la gente abbassava lo sguardo in segno di rispetto e dispiaciuta, sapendolo come uomo giusto. Ma tra la folla ci fu qualcuno che ha osato gridargli offese contro e sputargli in faccia.
Aristide poteva offendersi e reagire contro costui, ma non l'ha fatto. Sapeva che una persona saggia non l'avrebbe mai fatto. Allora, con calma, dopo essersi pulito la faccia si è rivolto al magistrato, che gli stava vicino, e sorridendo, a voce autorevole, in modo che tutti potessero udirlo, indicando il soggetto, gli disse: "Avvertilo di sbadigliare più educatamente un'altra volta".
Tale reazione di saggezza e stile equivaleva al fare offesa, ancora più pesante allo stesso sputo subito; seppur esso sia cosa molto grave.
Col suo comportamento ha cercato di dimostrare, al mondo intero, che alle offese ricevute si può reagire, meglio che con altre offese, magari più pesanti e contrarie, con la ridicolizzazione delle stesse. Il rispondere ad una offesa facendo offesa alla stessa è sinonimo di stile, di saggezza e di intelligenza.
Un grande uomo resta tale anche quando cade per terra. E non lo si può disprezzare. Esso, in quella condizione, è come le rovine di un tempio sulle quali passano i visitatori che col loro calpestio non portano disprezzo alcuno al luogo già sacro.
Anzi, esaltano la figura del tempo che fu.
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