"Franco Costabile (1924-1965) utilizza la sua dote formale per devolverla nel riscatto della sua terra (la Calabria), degli umili, degli sconfitti dalla vita, sconfitto egli stesso (muore suicida a 40 anni). La frammentazione dei versi, tipica della sua poesia, ricorda il primo Ungaretti, ma da lui si discosta per il rifiuto di un discorso monologico preferendo invece un perenne dialogo con un "tu" che assolve l'io dal suo dramma, o almeno tenta di farlo."
CIELI AZZURRI
Pure i cieli azzurri
tramontano,
e dentro il mio cuore,
se ritorno ai sentieri
dove più non sei.
Fummo insieme
fra i ciliegi
e le tortore di aprile
a guardare le onde
dei colli lontani
ove dolce finiva
la patria del sole.
Tu volevi una casa,
bambini e fiori:
ed anche i fiori
morirono, lenti nel sogno.
Il mondo
è in quella terra
di silenzi addolorati,
ed io vivo
col sale del tuo pianto
CALABRIA INFAME
Un giorno
anche tu lascerai
queste case,
dirai addio,
Calabria infame.
Solo
ma leale
servizievole,
ti cercherai
un'amicizia,
vorrai sentirti
un po' civile,
uguale a ogni altro uomo;
ma quante volte
sentirai risuonarti
bassitalia,
quante volte
vorrai tu restare solo
e ripeterti
meglio la vita
ad allevare porci.
AVANZI DI OSSA
Avanzi di ossa
corrose dal sale
di altri paralleli
stanotte
il mare risciacqua
sulla battima illune.
Lievita intorno
un sonno di annegati
e il vento
come un dio ferito
ai neri faraglioni
si rifugia.
Si perdono qui le mie notti.
E se a volte
quest'acqua mi chiama
non ho che remi d'ossa per andare.
Franco Costabile, da "La rosa nel bicchiere e altre poesie"
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