Ancora una grande malinconica "Poesiola" di Carlo A. PASCALE;
che mi onora facendomi leggere in anteprima le sue poesie e chiedendomi di pubblicarle sul mio blog.
LASCIATE
…
Lasciate questi
monti sparsi nel cielo
E questo mare
che ci piove addosso
E l’aria
incenerita dai veleni.
Io verrò dopo,
dopo il momento della perdizione.
Lasciate che le
stelle si disperdano per dove l’universo
È ancor più
fondo.
Ma non toccate
l’albero d’ulivo da sempre
Accanto al muro
della casa.
Lì la mia pace
talvolta scoppiava come trillo d’uccello
E respiravo l’alito
di Dio.
Lasciate che le
nuvole si annodino e a frange sparse
Corrano nell’aria.
Ma non toccate
l’erba appesa al muro e i colori
Sparsi per i
campi.
Lasciate che si
muova il mio pensiero
A cogliere i
miei dubbi e a illuminarli.
A frotte
tempestose corrono le emozioni insaziate
E muore la mia
attesa sulle pietre.
Lasciate che io corra, che mi sperda, che vada domandando tra le stelle.
Ma legatemi poi
all’anello di ferro
Come cavallo
dopo un lungo viaggio..
Lasciatemi che
creda di cantare nel silenzio lungo
della notte,
quando la grande
ala della vita si piega paga nella sua dolcezza.
E se verrò
correndo, se non avrò parole, lasciate che mi sperda
Dentro l’acqua
del fiume
Che scorre
eterno dentro il firmamento.
Lì poserò col
cuore del perdono.
Lì piegherò la
testa e mi consegnerò ...
di Carlo A. PASCALE
Nota un po' polemica.
RispondiEliminaL'uomo vive un progetto mentre vorrebbe creare un quadro.
La regola, i punti potenziano l'uomo a discapito della sua genialità? L'uomo è responsabile di un giardino mentre custodisce il suo nel cuore. Vive con questa contraddizione, e muore di solitudine...o in solitudine. Abbandonato o ben voluto?
Forse è questo che mi affascina della sua poesia.
Con affetto.
Cristina
La ringrazio del suo intervento. Quanto ha scritto mi ha spinto a riflettere, anche quando ho trovato una grande difficoltà a capire. E comunque il mio giardino, il mio quadro è il nostro mondo nella sua infinita bellezza. Ma l'uomo qualifica tutto nei suoi stati d'anumo:lè è re e suddito. L'importante è che sia rimasta affascinata perché vuol dire che non ho poi parlato soltanto di me.. Non ho che frulli di meraviglia in testa quando scrivo ed un dio ( chiaramente minore)mi accompagna e talvolta ride.
RispondiEliminaUn abbraccio. Grazie ancora
Carlo A.Pascale
Effettivamente non era molto chiaro, cosa volessi dire ma lei ha compreso perfettamente.
RispondiEliminaLa nota polemica è indirizzata a Dio perché a volte la solitudine pare più un abbandono in una vita che non abbiamo scelto. In compenso ci ha lasciato un bagaglio di pensieri e di sogni che a volte ci fanno volare e a volte sono tristezze perché non si possono realizzare.
Come vede con la sua poesia lei sa esprimere con molta più grazia di me il suo sentire.
Un abbraccio e grazie per le sue attente risposte, da me sempre attese.
Cristina