DONAMI IL FUOCO
Coi piedi gonfi di gelo tagli il sentiero
Tra
le pietre aguzze.
Si
specchia il cielo nel tuo occhio
e l’ombra che ti segue ha il collo lungo della penitenza.
Ride
con occhio chiaro il tuo Signore.
Donami
l’acqua
Ho
finalmente sete.
E
donami le stelle vive nel cielo.
Lascia
che il sole ti divori e splenda.
Donami
il vento con le gote piene
E
le stagioni fervide di attesa.
T’accompagnino
in festa l’erbe e i fiori
E
il pane duro della madre terra.
Donami
il fuoco che illumina la notte
E
nella festa limpida del cuore
S’alzi
l’ulivo nel larvato argento.
Ululi
il lupo al sangue sulle pietre
E
raggiunga la luna del Signore
Posata dolcemente tra le stelle.
Venga
la morte
a bussare leggera al capezzale,
Mentre
si accosta l’angelo di Dio.
Donami
il pianto caldo dell’amore
La
gioia d’abbracciarmi al mio fratello.
E
nel presepe sono il carrettiere
Che
porta paglia al letto del Signore.
Apri
le braccia.
certamente
arrivo.
IL PANE
Ti chiederò il
pane, Signore,
Salato
o azzimo
Il pane che manca
Ai
miseri del mondo.
E’ un bimbo
Che
piega il collo in una stinta ombra
Con
le pupille grosse nel vuoto.
NON ANDARCI, MAMMA. TORNA A CASA!
La
via è lastricata d’affanno che spappola le midolla del cuore.
Voce
che non cammina
Sul
dorso di una stanca pietà.
Non andarci, mamma, torna a casa!
E
corre il vento sulle braccia allungate oltre le stelle
Fremendo
per dove il vuoto s’ammassa e vaneggia.
Nel
silenzio più forte di Dio le parole si
acquietano e posano
Come
foglie ingiallite in un torvo spavento.
O
le chitarre unte di stelle che danno
sensazioni di erba amara!
La
richiesta è insaziabile nella voce dura
degli aspri capelli.
Corre
con gli occhi alla terra infiammati dall’Oltre,
Lei.
Giungerà
cieca, per averti guardata da lontano, al cospetto di Dio,
la
mamma.
Non
andarci, mamma. Torna a casa!
Signore, ti porto gli
occhi chiari di un’orfana: la sua voce
È lieve come la tenerezza.
L’infinito non assorba la
sua richiesta, Signore.
La
casa dell’uomo è di mattoni, ma lei non lo sa ancora,
la
bimba.
Non andarci, mamma.
Torna a casa.
di Carlo Antonio
PASCALE
... E nel presepe io sono il carrettiere,
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La malinconica rappresentazione del tempo che fu.
Un'aquila