Il nome di Paolo Sarpi, oggi giorno, è ricordato per la via più importante del quartiere cinese di Milano. Pochi sanno che Paolo Sarpi, o, meglio, frate Paolo Sarpi, era un Domenicano, valente intellettuale, con approfondite conoscenze in vari argomenti, non solo di natura religiosa. Convinto assertore della necessità di distinguere il potere temporale da quello religioso. E questo concetto, ai suoi tempi, non era bene accetto dalla Chiesa.
Era una personalità dominante nella vita politica e accademica della Repubblica Serenissima di Venezia. Era detto il Machiavelli di Venezia. È l'autore della storia critica del Concilio di Trento.
Era il Consigliere teologico del Doge e amico carissimo di Galileo.
Di elevata cultura, bella presenza, buono di carattere, odiava la volgarità, di elevata curiosità culturale.
Era un religioso libero da pastoie di appartenenza, filosofo, storico, scienziato (Ha scoperto, tra l'altro, le valvole delle vene che pilotano il flusso sanguigno), arte militare, chimica, metallurgia.
Era religioso, molto credente, ma era, fortemente, critico con la Santa Sede per le posizioni oscurantiste verso la Scienza.
La Chiesa (E l'Inquisizione), per lui, non doveva interessarsi delle questioni temporali. Ed era contrario alla messa all'indice dei libri. Per lui, considerato religioso eretico, non esisteva il concetto del diritto divino a favore di papi o di re.
Paolo Sarpi era un vero uomo nuovo; del Rinascimento. Di immensa spiritualità, di ampie vedute, non poteva che essere destinatario di attacchi e di un attentato alla sua vita.
Il 17/04/1606, sei anni dopo la messa al rogo di Giordano Bruno, ha subito (E con lui il Doge, il Senato e tutte le Autorità di Venezia) la scomunica per aver disobbedito alla Chiesa. Tutta Venezia ha reagito con fermezza contro tale scomunica sostenendo, in tutti i modi, Sarpi, e tutti gli altri, a difesa della loro Libertà. I diritti temporali, per lui, non dovevano essere di competenza della Chiesa. I Gesuiti, in seguito alla scomunica, per ordine papale, avevano aderito alla richiesta di tenere chiuse tutte le Chiese di Venezia, ma durante la notte sono "stati convinti", dai veneziani, a salvaguardia della loro salute, ad andare via dalla città.
Sarpi è stato oggetto di una congiura, ordita dal Vaticano, sventata dalle guardie della Serenissima. Si venne a sapere anche del compenso pattuito ed erogato (8.000 corone) per tale azione criminale, che solo per miracolo non ha portato il Sarpi alla morte.
Egli subito dopo l'attentato ha dichiarato "che avrebbe fatto più danni (Al Vaticano) da morto che da vivo" .
In seguito ai vari attentati, a salvaguardia della sua vita, era stato predisposto un servizio di protezione. Una scorta lo seguiva tutte le volte che si spostava, avvolto da un mantello e da un grande cappuccio, dal Palazzo Ducale alla sua dimora, e viceversa.
Nonostante ciò, dopo aver messo in funzione un'azione diversiva di disturbo e distrazione, un commando di cinque sicari, una volta allontanata la guardia del corpo, colpì con armi bianche il povero Sarpi che a stento riuscì a sopravvivere, seppur caduto in una pozza di sangue. Sarpi venne fuori con delle invalidità fisiche, ma la testa, come prima, era perfettamente funzionante.
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