Che tra Pisa e Firenze non ci fosse buon sangue è cosa nota sin dai tempi remoti.
La rivalità era talmente elevata che spesso sfociava in atti di vera e propria barbarie. La rivalità odierna si manifesta con acide punzecchiature provenienti da entrambe le parti.
Il punto di massimo dolore del passato remoto è rappresentato dal lamento del Conte Ugolino, accusato di tradimento e rinchiuso nella Torre dell'orologio, di Piazza dei Cavalieri di S. Stefano, e dal sentimento di disprezzo di Dante Alighieri, contro la città, derivante dal non aver avuto pietà dei figli e dei nipoti dell'accusato.
Tale accorata liricità si trova nella Divina Commedia, Inferno, Canto XXXIII, vv 79 - 87.
"Ahi Pisa, vituperio delle genti
Del bel paese dove il sì sona,
Poi che i vicini a te punir son lenti,
Muovasi la Capraia e la Gorgona
E facciano siepe ad Arno in su la foce,
Sì ch'elli anneghi in te ogni persona!
Che se il conte Ugolino aveva voce
D'aver tradita te delle castella,
Non dovei tu i figliuoi porre a tal croce".
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