Si può sopravvivere serenamente ad una atroce cattiveria, malvagità commessa? Ed in che termini?
Sofocle ci ha raccontato il dramma di Edipo, bambino abbandonato in una cesta, in balia delle acque di un fiume. Il contadino che l'ha trovato l'ha portato al re Polibo che lo ha allevato come un figlio. Diventato giovane aitante, un giorno, in uno scontro, ha ucciso, dopo una violenta discussione, un nobile sconosciuto. In seguito ha sposato la regina Giocasta ed è diventato re di Tebe.
Quando ha saputo di essere un parricida e di giacere con la madre, per la tremenda sofferenza, si cavò gli occhi e, cieco, abbandonò Tebe.
Anche se coperto da ignoranza chi sbaglia deve avere il coraggio di lasciare. Senza alcun indugio. Con o senza la sofferenza di Edipo. In questi casi non si può dire "non sapevo".
Solo il silenzio può attenuare la sofferenza altrui.
4 ottobre 2018
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