Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

3 maggio 2020

QUARANTENA, VISTA DA ROUSSEAU

"Era il tempo della peste di Messina. La flotta inglese vi aveva gettato le ancore e visitò la feluca sulla quale viaggiavo. La cosa ci costrinse, arrivati a Genova dopo una lunga e penosa traversata, a una quarantena di ventun giorni. Concessero ai passeggeri la facoltà di scegliere se trascorrerla a bordo piuttosto che al lazzaretto, dove ci prevennero che non avremmo trovato che le quattro mura, perché non avevano ancora avuto il tempo di arredarlo. Scelsero tutti la feluca. Il caldo insopportabile, lo spazio ristretto, l'impossibilità di passeggiare, gli insetti, mi fecero preferire il lazzaretto, a tutto mio rischio. 
Fui condotto in un vasto edificio a due piani assolutamente spoglio, dove non trovai né finestra, né letto, né tavolo, né sedia, nemmeno uno sgabello per sedermi, né un fascio di paglia per coricarmi. Mi portarono il mio mantello, il mio sacco da notte, i miei due bauli, chiusero su di me grosse porte con grandi serrature, e lì rimasi, padrone di passeggiare a mio piacimento di stanza in stanza e di piano in piano, dovunque trovando la stessa solitudine e lo stesso squallore.
Malgrado tutto non mi pentii di aver preferito il lazzaretto alla feluca, e, come un nuovo Robinson, mi disposi ad arrangiarmi per i miei ventun giorni come avrei fatto per una intiera vita. Innanzitutto mi divertii a dar la caccia alle pulci che m'ero buscate nella feluca. Quando, a forza di cambiar biancheria e vestiti, mi fui finalmente ripulito, passai all'arredamento della stanza che mi ero scelto. Con abiti e camicie misi insieme un buon materasso, le lenzuola con parecchi asciugamani che cucii, una coperta con la mia veste da camera, un cuscino col mio mantello arrotolato. Con un baule piazzato di piatto mi feci lo sgabello, con l'altro messo di fianco il tavolo. 
Tirai fuori carta, calamaio, sistemai a biblioteca una dozzina di libri che avevo. Mi arrangiai, in breve, tanto bene che, eccettuate tende e finestre, stavo quasi così comodo in quel lazzaretto assolutamente spoglio come al mio gioco della Palla nella rue Verdelet. 
I miei pasti venivano serviti con gran pompa; due granatieri, le baionette in canna, li scortavano; la scala era la mia sala da pranzo, il pianerottolo mi fungeva da tavola, lo scalino inferiore da sedia, e quando il mio pranzo era servito, suonavano, ritirandosi, una campanella, per avvertirmi di mettermi a tavola. Fra un pasto e l'altro, quando non leggevo né scrivevo, o non lavoravo al mio arredamento, andavo a passeggiare nel cimitero dei protestanti, che mi serviva da cortile, di dove salivo in una lanterna affacciata sul porto, dalla quale potevo osservare il via vai delle navi. Trascorsi così quattordici giorni, e vi avrei passato l'intiera ventina senza mai annoiarmi se il signor di Jonville, inviato di Francia, al quale feci pervenire una lettera acetata, profumata e strinata, non avesse fatto abbreviare di otto giorni la mia quarantena: andai a trascorrerli in casa sua e trovai migliore, lo confesso, la sua ospitalità del lazzaretto." 

Confronti fra la sua quarantena e la nostra attuale (Per coronavirus). Anche lui scriveva il diario della Quarantena e leggeva molto. Molti dubbi restano sulla reale motivazione che l'ha spinto a scegliere il lazzaretto invece della feluca, come hanno fatto tutti gli altri. Sapeva che sarebbero venuti per trasferirlo in altro sito, molto più comodo, appena possibile. Così come si è verificato, anche se con un po' di ritardo rispetto alle sue previsioni. Era un personaggio importante e stava recandosi in Milano, per un impegno importante.

Rousseau, Le confessioni, Libro VII

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