9 maggio 2020
COCO'
E' un mercoledì della prima decade di Maggio. Il mese per antonomasia della Primavera, del ritorno sulla Terra di Persefone, dei Fiori, del Sole, ma è periodo di confinamento da coronavirus e, quindi, Sara studia e lavora da casa. Gli uccelli sugli alberi intorno casa, sin dalla prima mattina, allietano la piacevole tiepida giornata di sole con i loro canti.
Distrattamente sta fantasticando sulle cose che deve fare, completare ed iniziare durante la giornata, con una tazza di caffè Italiano in mano. Elisa, la gattina innamorata di Sara, che di solito le gironzola sempre intorno, stranamente, stamattina è assente. Sarà andata a fare un giretto in giardino con il gattino del vicino, pensa Sara, mentre si incammina dal soggiorno alla sua camera.
Ad un tratto vede arrivare verso di lei, velocemente, Elisa, con un movimento goffo, buffo, irrituale. Qualcosa di strano, diverso dal solito, è presente in quella gattina birichina.
Un colpo al cuore la colpì appena si rese conto che Elisa aveva in bocca un uccellino. Le sue piume erano piccole, colorate, lucenti, ma immobili nella bocca di Elisa.
Dopo un primo momento di smarrimento e di panico urla, comandi e rimproveri, perentori, rimbombano, come tuoni di una terribile tempesta, in tutta la casa. Elisa si rese subito conto che, forse, l'aveva combinata grossa, e, quindi, immediatamente, ubbidisce all'ordine della sua Amica-Padroncina, mollando l'uccellino che, fino a qualche minuto prima, teneva in bocca; senza però schiacciarlo. Appena libero, l'uccellino, un piccolo Colibrì chiamato immediatamente Cocò (Sì, come Chanel), si libra dal soggiorno ad una delle camere.
Inseguito, nel suo volare, con intendimenti forse di diversa natura, da Sara e da Elisa. Ma, mentre la prima cerca di farlo pervenire alla Libertà, la seconda, molto più prosaicamente pensa di "ospitarlo" nel proprio stomaco. Escluse le piume, perché, come è noto anche ad Elisa, esse, come dicevano i Maya, sono magiche. Elisa, con i suoi baffi e la sua faccia astuta aspetta il momento giusto per giocarci un po', prima di dare inizio al prelibato banchetto. Intanto Sara, invano, cerca di fare allontanare, dalla stanza, i due intrusi: la gattina prima e l'uccellino poi. Per ovvi contrastanti motivi. Elisa non vuol saperne di uscire di casa e col suo sguardo tiene sotto controllo il bocconcino. Cocò, terribilmente spaventato dalla grande bocca dai denti affilatissimi della gattina, pur con la finestra spalancata sta studiando suoni e movimenti di Sara, al fine di comprendere e decidere se di lei poteva fidarsi oppure no. Si vede la sua terribile paura di scendere dalla zona alta e lanciarsi verso la finestra e, quindi, verso la libertà. Gli inviti a scappare via, verso i vicini alberi, ove, presumibilmente, ad aspettarlo c'è la sua mamma, non sortiscono alcun effetto.
Cocò non vuol proprio saperne di scappare. Io penso che a bloccarlo siano la paura di finire in bocca ad Elisa e la paura legata al fatto che non ha ancora capito quali fossero le reali intenzioni di Sara, nei suoi confronti. Intanto Cocò, nel suo peregrinare nella stanza, si è stabilizzato presso la parte alta della parete con la finestra; sopra un piccolo supporto sporgente.
Lo stato ansioso di Sara (E di Elisa e di Cocò, per opposte motivazioni) sale alle stelle. Non può ammettere, accettare, che in sua presenza si commetta un crimine di quel genere. Non può, assolutamente, accettare che un uccellino, così piccolo, bello, indifeso, finisca nella pancia (Pur non, certamente, affamata) della gattina, che tutte le sere le sta addosso, per farle le fusa. Gattina che non vuol proprio saperne di andarsene via da quella stanza.
Dopo un lungo e penoso peregrinare per la casa, finalmente, Sara, con degli ammiccamenti riesce ad allontanare Elisa da quella stanza e, quindi, cerca, invano, disperatamente, di far capire a Cocò che può, tranquillamente, svignarsela dalla finestra.
Eppure, pensa, una soluzione bisogna pur trovarla per consentire al gracile uccellino di riconquistare la libertà. Due diverse e contrastanti sensazioni di paura coinvolgono si percepiscono in Sara e in Cocò. La prima ha paura di non riuscire a far scappare l'uccellino. Il secondo non è sicuro delle buone intenzioni della sua Salvatrice. Sarà, veramente, altruista, amante della natura e del mondo animale in particolare, si domanda. La natura di Sara Cocò avrebbe dovuto catalogarla subito, dalle urla iniziali; ma il povero piccolo Colibrì è ancora impaurito. Si sente come un Lazzaro. Sì, un morto risuscitato.
Allora, non resta altro che agire, pensa Sara. Bisogna attuare un piano strategico. Ossia catturare Cocò e portarlo subito verso la libertà. Come fare? Con l'ausilio di un manico di scopa ed un sacchetto di tessuto; è riuscita ad intrappolare Cocò; a portarlo sul terrazzo; ad aprire il sacchetto per farlo volare via, verso il vicino albero, prima dell'arrivo di Elisa.
All'apertura del sacchetto Sara sente un altro colpo al cuore. E' come morto. E' pietrificato con le zampette agganciate al sacchetto. Cocò è immobile, rigido, inerte, come morto, per degli interminabili minuti. Sara si mette ad accarezzarlo sulla testa e sulle piume, pensandolo morto, quando, improvvisamente, mettendo in moto le sue alette, con dei battiti molto al di sopra di quelli usualmente operanti durante la fase dell'innamoramento, non dopo aver guardato il volto di Sara ed aver emesso un flebile cinguettio, spicca il volo scomparendo tra le foglie del vicino albero. Acquistando la Libertà.
In assenza di Sara, o di una persona sensibile come lei, oggi, in Varrano, di Cocò sarebbero rimaste solo alcune delle sue penne. Neanche tutte, forse.
Per onore di verità devo riferire che, secondo Chicca, Elisa non aveva cattive intenzioni verso Cocò. Lo stava, semplicemente, portando a Sara, in omaggio, in regalo, per la sua Bellezza, per la sua Eleganza. La gattina non avrebbe mai avuto, in nessun momento, alcuna minima intenzione carnivora nei confronti di dell'esserino magico. E' pur vero che la gattina, abituata a mangiare cosette raffinate e sopraffine, avrebbe avuto qualche difficoltà inaccettabile con le piume di questo uccellino.
E' questa una storia della lotta per la sopravvivenza degli esseri viventi. Siano essi animali, umani o vegetali.
Colibrì. E' un uccello bellissimo, per colori, leggerezza, eleganza nel modo di volare. E' anche il più piccolo uccello del mondo. Il suo volo è unico al mondo per il movimento delle ali che può raggiungere i 70 - 80 battiti al secondo, in condizioni normali, e valori di alcune centinaia, nella fase di innamoramento. Esso è capace di immagazzinare energia col meccanismo che gli consente di entrare in uno stato di torpore durante la notte. Infatti, durante la notte la sua temperatura scende intorno a 8 - 10 °C, mentre durante il giorno è pari a circa 40°C.
Al Colibrì è legata la Legenda Maya che lo vuole sacro, per la capacità delle sue piume, considerate magiche, capaci di far guarire le persone.
A questo stupendo uccellino è legata anche la Parabola del Colibrì che suggerisce all'uomo di cercare e trovare, nella vita, sempre, la forza per collaborare con gli altri, consci del fatto che tante gocce d'acqua messe insieme possono formare, anche, un oceano. E' un invito a fidarsi degli altri, ad aiutare il prossimo, senza disprezzare mai l'aiuto che ci viene offerto, da chiunque.
Un grande incendio stava bruciando una grandissima foresta divenuta arida, secca, invivibile. Tutti gli animali si son messi a scappare per evitare l'incendio. Il Colibrì si è messo a volare, subito, nella direzione opposta. Si è portato presso un lago ed ha preso delle gocce d'acqua per spegnere l'incendio. Gli altri animali stupiti gli hanno detto di lasciar perdere e salvarsi, stante l'inutilità del suo andare avanti e indietro con le sue gocce d'acqua.
Il Colibrì si è fermato, un breve momento, e ha detto a loro: "Questa foresta è casa mia. E' la mia vita. Non voglio che scompaia. Starei proprio male al solo pensiero di aver avuto la possibilità di fare qualcosa per salvarla e di non averla fatta. E' possibile che non ce la faccia a spegnere l'incendio, come voi dite, ma, io, sto facendo la mia parte".
E ha continuato a volare verso il lago.
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