Era un uomo libero, mai schiavo di nessuno.
Padrone di se stesso anche davanti al suo spietato sacrificio.
Orgoglioso e fiero di se stesso come Polissena la più giovane delle figlie di Priamo, re di Troia.
Il reiterato passaggio dei due figuri, "brutti come lo scuro", l'aveva portato a chiedere "chi sono quei due? (Cu sunnu chigli dui?)"
E, poi, all'ultimo passaggio, visto quel figuro bastardo, pensando a Neottolemo, con la spada sguainata, che lo fissava con occhi sgranati, da drogato, gridò: "Bastardo prendi il mio nobile sangue col piombo della tua arma, ma ricordati chi sono io. Io sono un uomo libero, mai schiavo di nessuno, come lo sei e sarai sempre tu!
Sì, tu sei un semplice schiavo. Schiavo di bastardi, molto più bastardi (figli di cagne perennemente in calore) di te e di qualsiasi altro.
Con la mia morte non placherete - dillo ai tuoi amici selvatici e barbari - alcuna sete di potere, alcun desiderio di onnipotenza".
"Avrei preferito che la mia Mamma non vedesse la mia fine. E' lei, ora, che mi preoccupa. Mi porta sofferenza sapere la quantità di dolore che attraverserà, per sempre, il suo corpo e la sua anima.
Ora che avete versato il vostro veleno, vi prego, allontanatevi in fretta. Vi prego, scappate via, non fatevi vedere da qualcuno a me caro. Allontanatevi in fretta perché io possa assopirmi nelle nelle sue braccia fraterne.
Andate via. Andate via prima che, che lui venga e vi veda. Scappate!
E, se avete un briciolo di umanità, ricordate e riferite che è un uomo libero, non uno schiavo, che avete di fronte."
Poco dopo al giovane si piegarono le ginocchia e cadde per terra, in quell'angolo, vicino a quei macchinari lindi, appena lavati, mantenendo il volto intrepido davanti alla morte.
E, anche, mentre cadeva si preoccupò di coprirsi la faccia, per restare composto e mantenere la dignità del suo pudore. Con la sua faccia pulita.
Due braccia fraterne raccolsero e piansero quel corpo privato della sua anima.
Caduto per una lotta impari, da solo, ma a difesa di tutti. Anche di coloro che, per paura, non l'hanno difeso.
"Figlio mio, figlio mio, supremo dolore per tua madre.
Figlio mio sei morto e le tue ferite sono le mie ferite."
Eri un giovane bello e laborioso. Eri sorridente con tutti. Nessuno poteva immaginare una tale barbarica azione. Ed è stato quello stesso barbaro che ha intinto il pane nel tuo piatto. Lui e i suoi accoliti sono la peste di quella bella terra. Costoro sono quelli che hanno spogliato quella terra dei migliori figli, il tutto nella più assordante indifferenza di chi dovrebbe difendere e tutelare il Diritto di quella Gente.
Con il dolore senza fine per chi resta, sapendo di doversi guardare, ben che vada, dei tanti serpenti a sonagli che vivono e vegetano senza particolari patemi d'animo.
Pensando a quella Madre che prima era al vertice della fortuna, ricca di figli, di nipoti, sposa di un uomo onesto ed ora diventata schiava del dolore, muta, morta.
Una morta vivente, ma non per molto tempo.
Bastardi, maledetti fino alla settima generazione, come dice, anche, la Bibbia.
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