Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

1 ottobre 2024

PUNTI DI VISTA

 Chi subisce un grave atto si trova davanti a due opposte opzioni:
a) - Perdono. Porgere l'altra guancia;
b) - Vendetta. Cercare di restituire sofferenza a chi l'ha procurata.

- La via del perdono è di tipo moralistico, "semplicistico, buonistico" ed è conforme al pensiero evangelico cristiano. E' un pensiero che prescrive il perdono senza alcuna eccezione e proibisce la vendetta (Mai come Medea).
In questo caso è rigettata, totalmente, la violenza di reazione considerata come una catena senza fine che non porta alcun bene.

- La seconda via è quella che pensa alla vendetta, modulata secondo le specifiche possibilità, non come un crimine, non come un peccato. 
Essa è vista come un riscatto dell'uomo umiliato e offeso che è portato da uno stato di infelicità, dolore e sofferenza ad uno stato di appagamento, se non di gioia amara. E' una transizione che porta in se il dovuto risarcimento per il dolore subito.
La mancanza della Giustizia di Stato, senza alcun dubbio, è portatrice di ulteriore ingiustizia. Con passaggio da uno Stato di diritto ad uno stato di barbarie. In questi casi la posizione del Cittadino terzo, espressa o tacitamente espressa, non può che essere dalla parte di colui che è stato colpito dal dolore.
In questi casi, se ci sono le condizioni (E se riesce a costruirle e gestirle) qualcuno, dal fondo dell'inferno, in cui i nemici l'avevano gettato, si può rialzare, con incredibile energia e vigore, al fine di dominare o distruggere tutti coloro che gli hanno portato dolore.
La vendetta (Piatto che va servito sempre freddo), specialmente in considerazione della totale assenza dello Stato, acquisisce la caratteristica di legittimazione che in un paese democratico e giusto non avrebbe alcun titolo di esistere.
Ma per portare a compimento una tale azione il sofferente ha bisogno di avere dalla sua parte: Fortuna, Potere, Denaro, Conoscenza e Benevolenza. 
Ma avere dalla propria parte tali elementi non è cosa semplice e facile. La loro assenza suggerisce adeguata prudenza.
La Fortuna (Provvidenza) serve per eliminare gli aspetti negativi e l'ipotesi di suicidio che interessa, quasi sempre, chi è colpito nel profondo del cuore. Suicidio che può essere fisico o/e morale che comporta uno stato di torpore, una voglia di lasciarsi andare e di abbandonarsi a se stesso.
La decisione della via della vendetta mette da parte, si sostituisce all'idea del suicidio, dell'eutanasia. Inoltre, la via del suicidio comporta, sempre, un ulteriore successo della barbarie. E' meglio vivere e lottare contro coloro che hanno portato sofferenza, anche per lo scopo di riconquistare la felicità persa.
E in questa azione di lotta chi ha subito la sofferenza deve cercare di capire chi è stato amico e chi è stato nemico. Senza confusione di ruoli.

2 commenti:

  1. Ci potrebbe essere una terza opzione.
    "Perdonare è un atto di intelligenza. Comporta la capacità di intus-legere, di leggere e leggersi dentro. E di scegliere, se non la felicità, almeno la leggerezza. Quella di sentirsi liberi da una ferita, per quanto mortale."
    Questo scritto l'ho conservato per ricordarmi che non esiste solo un corpo/mente ma esiste l'anima e io do espressione a questo tipo d'intelligenza spirituale. È forse più ingenua o meglio genuina. Abbandonare ogni pretesa di capire l'uomo. Per elevarsi a capire lo Spirito che ci accomuna e ci eleva.
    Con molta stima. Cristina

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  2. Quella del "perdono intelligente" è opzione compresa nella prima ipotesi. E' per vero che non è semplice rendersi liberi da una profonda e lacerante ferita che stenta, si rifiuta, a rimarginarsi. Anche dal punto di vista della ragione, inoltre, davanti allo squilibrio di potenza fra attentatore e vittima, senza alcun dubbio, l'intelligenza umana e quella spirituale suggeriscono se non di perdonare, almeno di ignorare il torto e la sofferenza subiti. L'opzione del perdono, senza dubbio, appare, ed è forse, come quella più leggera, ingenua, genuina.
    Ma, anche essa non è una strada facilmente percorribile.
    Grazie Cristina. Un grande abbraccio.
    P.S.: Ho fatto una piccola integrazione al post con alcuni spunti, in parte esplicati e in parte, volutamente, non esplicati che riguardano la seconda ipotesi teorica.
    In ogni caso penso che la cosa migliore sia quella suggerita da Virgilio a Dante in un bel passo dell'Inferno: Non ti curar di loro, ma guarda e passa. Ignora chi ti ha fatto male!
    Un altro grande abbraccio Cristina.

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