Nel giorno della Memoria, parafrasando Hanna Arendt, con la sua analisi sulla banalità del male, riporto il percorso mafioso analogo a quello nazista.
Arretratezza culturale > Godimento della crudeltà > Sadismo vergognoso > Ascetismo criminale > Salvezza post-mortem con intercessione di qualche Santo (Madonna di Pugliano, Madonna di Polsi, Madonna della Grotta, SS Cosimo e Damiano, S Padre Pio, S Michele Arcangelo).
Quando l'uomo, privo di alcuna anima, si limita a mettere in pratica gli ordini ricevuti, ricevendo in cambio meno di quei trenta denari classici. Quello è uomo in assenza totale di scrupoli di coscienza. Ma, un ladro di vita può essere considerato solo un "banale esecutore di ordini" e, quindi, in quanto tale, non responsabile delle sue azioni? Se non in maniera superficiale. I capi mafiosi hanno privato i ladri di vita della capacità di pensare? E, se pensano, cosa pensano del loro operato? Sono costoro capaci di rendersi conto, e rendere conto alla loro anima, della crudeltà delle loro azioni?
I due brutti bruti, tozzi, tarchiati, meschini, banali bastardi, quindi, possono essere catalogati come comuni individui? Ci può essere spazio per i ladri di sogni nell'ambito della normale società? Possono essere considerati comuni individui? Come anime perse, superficiali, idioti, incapaci di pensare al valore morale delle loro azioni?
La banalità del male può accettare la banalità della Giustizia?
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