Ingoio
questa terra che nutre il mio sangue
Sospeso
agli odori del cielo
Quando
vibra il cuore per una passione di vita.
Dalla
massa dei monti corrono sospiri di
porpora.
Sono
nei miei occhi
I
quieti fremiti della sera,
e il
cielo fragilissimo
che
muta nella trama del buio.
L’ansia
di abbracciarmi alla terra punge questa voglia di stare
Quando
mani invisibili mi recano il trionfo duro del male.
Si
slanciano le acque dei torrenti per spazzar via le radici.
Qua
cresce l’erba nelle spaccature dei muri
e
ondeggiano i rami degli alberi
Per
soffiarmi un racconto a lungo nutrito nel cuore.
Qua
s’affannano agili uccelli tra i rami
fitti della tuia odorosa
Che
cerca le stelle. E naviga il pettirosso tra le spine del Cristo.
La
mia terra è attaccata al suo senso e vola oltre le nubi.
Qua
posa la parola zoppa di Abele e s’asciuga
Il pianto per il fratello che ha ammazzato.
La
strada irta del rimorso a croste di fango lo porta via
Inesorabile.
Ingoio
questa terra che scorre nella memoria come miele di acacia
Come
danza immemore sulle corolle, quando fragranze scorrono fra gli steli.
E
il mare angoscioso risponde alla corsa
del vento.
Là
si schianta la speranza di osare un
viaggio insensato.
E
il giorno non sanguina ormai nel mio
petto
Trafitto
di luce
Ora
che accetto il comando.
La
prima preghiera è la luna coi suoi quarti filigranati
Ed
anche le stelle che hanno il cuore
ammalato.
E
il sordo fragore dei mondi serrati nel nulla infinito.
di Carlo A.
PASCALE
Un incanto. Ho trattenuto in alcuni passi il respiro...emozionata. Un intreccio di sentimenti di fiducia, di speranza, una dolce tristezza. Questa solitudine di ogni uomo solo pochi la sanno raccontare con tale delicatezza che pare così dolce se non fosse così vera. Un rinnovato grazie per queste poesie, e un saluto.
RispondiEliminaCristina