Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

1 settembre 2020

TESTIMONIANZE STORICHE VERE E PRESUNTE

Come progettista di opere pubbliche e private, nella mia attività professionale, mi sono confrontato sulle "testimonianze storiche" edilizie, vere o presunte, delle città. Ho spesso discusso sul che fare a proposito delle presenze storiche, edilizie ed architettoniche, delle città. Censite o non censite e classificate come tali dalle Soprintendenze.
Nel Nuovo Mondo (America) è prevalente il convincimento che tutto ciò che non è più utilizzabile proficuamente debba e possa essere, facilmente e velocemente, distrutto, demolito, per fare spazio a nuove moderne realtà edilizie. Non è difficile, infatti, passeggiando per New York poter vedere, anche in aderenza ad antichi edifici di ottima fattura architettonica, nuovi edifici realizzati con materiali e linguaggio assolutamente moderni.
Nel Vecchio Mondo (Europa), in generale ed in Italia in particolare,è prevalente la tendenza opposta. Quella che alla distruzione radicale degli immobili fatiscenti preferisce, ed impone, la loro "imbalsamazione". E' una tecnica che non ho mai apprezzato sugli animali e non approvo neppure per gli immobili privi di valenza storica e/o architettonica. Il guaio è che a stabilire se un immobile, spesso anche diruto e fatiscente, debba essere considerato storico, spesso è un burocrate privo della sensibilità necessaria per evitare le confusioni che gli sono state trasferite.
Tale "scuola di pensiero" sulle imbalsamazioni delle testimonianze storiche, pur ragionevole in molti casi, si è trasformata in abuso in molti altri. Abuso che è gestito erroneamente dagli uffici periferici del Ministero dei Beni Architettonici.
Non è possibile accettare la conservazione di opere, anche private, prive di un pur minimo significato di funzionalità, reale e/o potenziale. E tale capacità funzionale limitativa non può essere lasciata nelle mani di uno dei tanti tecnici (Laureati o non), mezze tacche intellettualmente parlando, ai quali è delegato tale potere decisionale. Né vale il discorso della presenza di tecnici superiori che potrebbero interagire per modificare la decisione. Solo chi non conosce i "meccanismi di funzionamento" di tale percorso può, ingenuamente, sostenere tale tesi. Infatti, nelle PP.AA., una volta innescato il perverso meccanismo dell'imbalsamazione (O "cristallizzazione" come amano dire, ripetere, questi soggetti) mai nessuno si è dato la pena di domandarsi se tale destino possa essere considerato corretto, valido tecnicamente, accettabile culturalmente. L'applicazione di tale principio porta la città alla Senilità ed alla spoliazione del reale e ragionevole concetto del vissuto quotidiano
Il competente Ministero (Coi suoi rappresentanti periferici) dovrebbe sapere che gli edifici non eccezionali, specialmente quelli moderni, come le persone, hanno un loro excursus di vita. Nascono, crescono, muoiono. Essi devono essere visti come una vecchia nonnina alla quale siamo molto affezionati. Per essa facciamo tutto il possibile per mantenerla in vita. ma alla sua morte lo spazio  già a lei riservato è destinato ai suoi eredi. Magari a qualche nipote.
E la nonna, una volta morta, non può essere conservata in una teca e, tanto meno, può essere imbalsamata per venerarla nel tempo
Questo percorso, assolutamente perverso, pur essendo stato respinto energicamente, da Dorner, Wright, Le Courbusier (Progettisti osannati in tutte le scuole di Architettura e di Ingegneria), oltre che da me, continua, diabolicamente, burocraticamente, ad essere applicato, in modo sistematico in molte parti d'Italia. 
Il passato di valenza storica deve essere conservato, rispettato, tutelato, salvato e salvaguardato per consegnarlo alla godibilità dei cittadini, col suo fascino, col suo linguaggio storico. Tutto ciò che non appartiene a tale ambito ("Cose meno significative e più miserabili", diceva il francese) deve avere la possibilità di essere reincarnato in una nuova vita.
In sintesi, dico che ha significato la conservazione del meglio e rigetto qualsiasi ipotesi di imbalsamazione di tutto il resto.
I Centri Storici (E non solo essi) hanno bisogno di essere strutture vive. E per essere tali hanno bisogno che si faccia espulsione, da loro stessi, di tutto ciò che compromette la corretta (E non deformata) leggibilità e non consente una adeguata fruizione, compatibilmente con le funzioni originarie.
Bisogna evitare che la falsa storicità di alcune immagini scadano nella triste commedia del recupero della storia, con dei meschinelli interpreti autoreferenziali che si muovono sulla scena, all'inseguimento di un falso mito, che, spesso, esiste solo nella loro fantasia.
In parole povere, le nostre Soprintendenze, mentre da una parte lasciano nello stato di totale abbandono, alla totale incuria degli eventi, opere Architettoniche di inimmaginabile Bellezza, con le radici fissate a due millenni fa, ed anche oltre,  dall'altra sembra si divertano a dichiarare storiche miseri episodi edilizi edificati, il più delle volte poco dopo o poco prima del terremoto del 1908 che ha letteralmente raso al suolo il territorio delle province di Scilla e Cariddi. Le Soprintendenze, spesso sono portate, errando, a trasformare edifici privi di storicità e di valenza architettonica, in feticci, non più utilizzabili, come il caso di strutture edilizie sulla Costa Tirrenica Reggina, prive di risorse statiche (Di per se) e quasi totalmente compromesse o distrutte dal suddetto evento tellurico.
Che senso ha mantenere imbalsamati degli edifici, già danneggiati da un violento evento tellurico, privi di valore estetico e statico
Sono i misteri delle propaggini di un Ministero gestito sulla scorta della astoricità di un processo edilizio e sulla autoesaltazione della propria onnipotenza di soggetti che si sentono precursori e continuatori delle idee di C. Brandi. Ignorando la circostanza che il suddetto, per principio, rigettava ogni considerazione a sostegno dell'architettura moderna. E con ciò dimostrando, almeno, la corruzione di un incurabile dilettantismo tecnico. 
Gli immobili così "bloccati" non possono continuare ad essere delle "inutili e banali  riserve di caccia", destinate all'autodistruzione. Bisogna evitare che le città diventino depositarie di "museificazioni feticistiche"; come si sta facendo, nel silenzio più assordante di intellettuali e progettisti che non amano toccare argomenti di questa valenza, per ovvi motivi di opportunità professionale.
Bisogna evitare la persistente imbalsamazione del passato, prossimo e remoto, privo di alcun significato storico ed architettonico. 
Anche per non vederci prendere in giro dai progettisti e dagli studiosi degli altri paesi del mondo, come nella circostanza del terremoto de L'Aquila e del Centro Italia. 
Che figura meschina, anche in questi casi!

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