Il teorema di Pitagora tra matematica, geometria, filosofia, esoterismo, estetismo.
Aspetto matematico. In tutta la matematica, quella semplice e quella complessa, una delle regole più importanti è quella del teorema di Pitagora. Riguarda i triangoli rettangoli (Ossia quei triangoli con un angolo retto (90 °). Pitagora ci dice che il quadrato costruito sull'ipotenusa (Lato "c" più lungo) è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti (Lati "a" e "b"). Ac = Aa + Ab. Ossia, cxc = axa + bxb. La conoscenza di queste semplici formule ci dice come calcolare, per esempio, uno dei lati conoscendo gli altri due.
Aspetto ontologico. Il teorema di Pitagora, in realtà, non era considerato solo una legge matematica del pensiero, ma anche una legge ontologica, cioè dell'essere, riguardante la realtà dell'uomo e del mondo. L'ontologia è una dottrina filosofica relativa ai caratteri universali dell'ente, corrispondente alla prima filosofia di Aristotele (Detta metafisica). Essa ha lo scopo di scoprire quali entità costituiscono la realtà, di che materia è fatto il mondo. Si rivolge agli aspetti essenziali dell'essere e alle loro relazioni.
Il significato filosofico ed esoterico che esso pertanto assumeva costituiva parte integrante delle conoscenze iniziatiche riservate agli adepti della scuola pitagorica.
Aspetto esoterico. Una delle possibili interpretazioni del teorema che si è tramandata fino ad oggi all'interno della massoneria, dove l'emblema dei quadrati costruiti sui lati di un triangolo rettangolo compare nel gioiello indossato dagli anziani Maestri ex-Venerabili (detti in inglese Past Masters), mette in relazione la volontà del Cielo, ossia la Provvidenza, rappresentata dal cateto verticale, con la volontà della singola individualità umana, simboleggiata dal cateto orizzontale. Quanto più l'individuo, anziché estendere arbitrariamente la propria volontà, cerca di adeguarla a quella del Cielo, tanto meno subirà il peso del Destino, cioè dell'ipotenusa, e quindi tanto più riuscirà a dominare le forze della necessità che gravano sulla sua vita.
«L'equilibrio tra la Volontà e la Provvidenza da una parte, e il Destino dall'altra, era simboleggiato geometricamente dal triangolo rettangolo i cui lati sono proporzionali rispettivamente ai numeri 3, 4 e 5, triangolo al quale il Pitagorismo attribuiva una grande importanza, e che, per una coincidenza pure assai degna di nota, ne ha altrettanta nella tradizione estremo-orientale. Se
Aspetto esoterico. Una delle possibili interpretazioni del teorema che si è tramandata fino ad oggi all'interno della massoneria, dove l'emblema dei quadrati costruiti sui lati di un triangolo rettangolo compare nel gioiello indossato dagli anziani Maestri ex-Venerabili (detti in inglese Past Masters), mette in relazione la volontà del Cielo, ossia la Provvidenza, rappresentata dal cateto verticale, con la volontà della singola individualità umana, simboleggiata dal cateto orizzontale. Quanto più l'individuo, anziché estendere arbitrariamente la propria volontà, cerca di adeguarla a quella del Cielo, tanto meno subirà il peso del Destino, cioè dell'ipotenusa, e quindi tanto più riuscirà a dominare le forze della necessità che gravano sulla sua vita.
«L'equilibrio tra la Volontà e la Provvidenza da una parte, e il Destino dall'altra, era simboleggiato geometricamente dal triangolo rettangolo i cui lati sono proporzionali rispettivamente ai numeri 3, 4 e 5, triangolo al quale il Pitagorismo attribuiva una grande importanza, e che, per una coincidenza pure assai degna di nota, ne ha altrettanta nella tradizione estremo-orientale. Se
la Provvidenza è rappresentata dal 3,
la Volontà umana dal 4 e
il Destino dal 5,
in questo triangolo si ha: 3^2 + 4^2 = 5^2.
L'elevazione al quadrato dei numeri indica che ciò si riferisce al dominio delle forze universali, ossia propriamente al dominio animico, quello che corrisponde all'Uomo nel "macrocosmo", e al centro del quale, in quanto termine mediano, si situa la volontà nel "microcosmo".»
Spunti tratti da René Guénon, La Grande Triade, cap. XXI, Revue de la Table Ronde, Parigi/Nancy, 1946, trad. it. in "Lettera e Spirito. Rivista di studi tradizionali", n. 36.
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