Salirò sulla montagna innevata
Sul picco più alto del mondo.
Mi siederò sui cirri del cielo
Per donarti un canto di festa.
E le stelle.
Respirerò la storia dei vicoli dove qualche randagio abbassa la testa
Sull’aspre pietre, perso nelle antiche
dimore,
battute dal freddo in una angoscia
sfinita.
E tu accarezzi quel cane e prendi me per
mano lungo la strada.
Noi siamo la vita che batte ai sospiri del vento e che vola lontano
In un flusso di note.
Sei un campo d’amore che freme sulle
gemme dei rami
E corre in lontananza.
Avrà braccia bianche la tua anima nella
stasi del tempo
e
occhi di menta correndo nel cielo lucente.
Quando ti porgo i miei versi, ti verrà
voglia di crepare di gioia,
Semmai nella tua anima avverti l’eterno
Tra fantasmi di lacrime e fede.
E sorrisi, e inquietudini, e voli. E
memoria.
Bianca è la luna di ghiaccio sulla cima
più alta.
in un velo di tenerezza affettuosa.
E sarai l’acqua in cui palpita il cielo che muore
nelle fresche pupille di menta, Donna.
Guardami.
Devi guardarmi più in fondo per salvarmi.
Poesia di Carlo A. PASCALE, dedicata a C.B.P.
"E tu accarezzi quel cane e prendi me per mano lungo la strada." Estremamente esagerata.
RispondiEliminaE' una bella poesia di attesa e di forte tensione.
Cristina
"Devi guardarmi più in fondo per salvarmi". No.Non respingo il tuo giudizio, anzi lo trovo esatto e ben detto. Chi in amore non esagera? Hai ripiortato i versi più belli. Grazie Cristina. Grazie di cuore. L'amico Carlo
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