E questa voce che mi chiama a
sera,
questo murmure lento del mio
fiume
questo pallido tempo della fine
passano ancora nella mia speranza
dannando un duro fremito
d’angoscia.
Sbanda questo stormo di passeri
ed impazza il grido dei rondoni.
Questo tempo che muore dentro il
cuore
Mi germina nell’anima come canto
di festa.
Oh quel lago che s’immerge tra i monti su cui sfavilla il
cielo!
E quel sorriso stretto sulla
bocca come un fiore velato.
E il platano grandeggia nello
spazio come bacio di donna innamorata,
Tutte le mie inquietudini ti mando per sentirmi rapito dal tuo pianto.
Il gorgoglio del sangue mi genera struggenti desideri
E canti d’altre feste...
Non cedo all’orologio della vita che certo non sorregge i miei sospiri
E questa angoscia mi consuma dentro
Come spina di rosa avvelenata,
Io sento Me
che piange e che dolora
ghermito nelle spire del silenzio
Io che a guisa di bimbo cerco un seno
e occhi tenerissimi che sognano.
Amo l’alba leggera prima che il giorno la trafigga e
scuota
Amo il cielo disteso ad
acquarello in un filo di luna che
vaneggia
E lo spazio che non ha confini e
tutto ciò che corre oltre la terra.
Quando smarrito alzo le braccia
per toccare Dio.
Impalpabile è la carezza che non
ho mai avuto,Donna!
E’ il sorriso che precede il
tuono
il tuo amore.
il tuo amore.
di Carlo A. PASCALE
Questa è l'ultima (Ricevuta poco fa) lirica malinconica di Carlo. Invito i miei lettori alla lettura e rilettura di questa voce sommessa che si muove nella brezza della sera. E, comunque la pensiate, aspetto commenti che, naturalmente, possono anche discostarsi dal mio punto di vista.
Oggi (22/08/2013) ho aggiornato la poesia, secondo le piccole modifiche apportate dall'Autore.
Oggi (22/08/2013) ho aggiornato la poesia, secondo le piccole modifiche apportate dall'Autore.
POESIA DELLA VITA E DELLA MORTE CHENSI RINCORRONO BALENANDO TRA I FREMITI DELLA SERA CHE INCIOMBE E CHE PER TANTI VERSI SOMIGLIA ALLA MORYE. qUALCHE INCERTEZZA NELLA FORMA, QUALCHE IMMAGINE SMAGLIANTE. ok
RispondiEliminaVersi coinvolgenti e profondi che riflettono il lavorio dell'anima nella frenesìa del vivere e nell'apatìa del sogno. Grazie per la visita.
RispondiEliminaVorrei stare in silenzio davanti a questa poesia travolgente che decora un animo dignitoso. Conoscere la solitudine e percepirne l'altezza, creare il vuoto e sentirne il peso. E' così che mi lascia questa poesia: con le vertigini di un dolore intenso quasi conosciuto. Chiederei a Dio di muovere sì, una "brezza" per sollevarti, per alleggerirti ma se fossi dio non aspetterei neppure un secondo per abbracciarti, baciare la tua pena e scioglierla.
RispondiEliminaCristina