3 dicembre 2025
29 novembre 2025
AMANTI INFELICI
Fantasiosi o reali riporto le storie di amanti infelici, passati alla storia per il loro amore contrastato dalle rispettive famiglie, nemiche fra loro.
1)- Piramo e Tisbe.
Amanti babilonesi. Sì parlavano, fin da bambini, attraverso le crepe del muro che divideva le case delle rispettive famiglie, tra di loro acerrime nemiche.
Orazio, Metamorfosi, libro IV.
2)- Paolo e Francesca.
Un amore struggente, adultero, è nato tra Francesca da Rimini (Da Polenta, figlia del signore di Ravenna) e Paolo Malatesta (Figlio del signore di Rimini), fratello di Gianciotto, marito di lei. Francesca è stata ingannata dicendole che avrebbe sposato Paolo, il bello dei due fratelli, non Gianciotto, decisamente brutto e sgraziato.
I due amanti legati da struggente passione, iniziata con la lettura del libro con la storia d'amore tra Ginevra e Lancillotto, furono uccisi dal marito di lei appena scoprì il loro amore. "Maledetto fu il libro e chi lo scrisse".
Dante, Divina Commedia, Inferno, Lussuriosi, Canto V.
3)- Romeo e Giulietta.
Amanti legati da un amore indissolubile nonostante le profonde inimicizie fra la famiglia di Giulietta (Capuleti) e quella di Romeo (Montecchi), in Verona.
I due amanti si sposano in segreto. Per superare una disavventura lei beve una pozione che la fa sembrare morta. Romeo che non sa dell'artifizio si avvelena accanto a lei. Giulietta al risveglio vede Romeo morto accanto a lei e di suicida accanto a lui.
Dopo la loro morte cessa l'odio fra le due famiglie.
Shakespeare, Romeo e Giulietta.
4)- Lancillotto e Ginevra.
È la storia dell'amore proibito, tutt'altro che platonico, tra Lancillotto del Lago, il più valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda e la regina Ginevra , moglie di Re Artù. L'amore nasce in seguito all'azione molto ardita del cavaliere che salva la regina, rapita da Meleagant. Subito dopo i due si amano in modo struggente. Ginevra era la moglie di Artù, la regina di Camelot, ma il suo cuore apparteneva, senza limiti, a Lancillotto.
Il loro amore, scoperto da Artù, porta alla rovina il regno di Camelot e i due amanti. Alla morte di Ginevra Lancillotto si ritira a vita spirituale, da eremita.
Lancelot-Graal, 1214.
5)- Paride ed Elena.
Elena, figlia di Zeus e di Leda, sorella dei gemelli Castore e Polluce, considerata la donna più bella del mondo, era la Regina di Sparta, in quanto moglie di Menelao, quando fu rapita dall'attraente Paride, fratello di Ettore e di Deifobo, figlio di Priamo, Re di Troia, e portata via da Sparta. In vero, più che un rapimento vero e proprio si è trattato di una fuga consensuale dovuta ad un amore travolgente esploso tra i due giovani. Anche in considerazione del fatto che Menelao, marito di Elena, era tutt'altro che un bell'uomo. Elena scelse Paride in quanto per lei era "la cosa più bella: ciò che si ama".
I due amanti vissero, a Troia, un intenso e travolgente periodo d'amore.
Il rapimento di Elena ha rappresentato, per i greci, una valida scusa per assediare e conquistare Troia.
Durante l'assedio di Troia Paride muore per le frecce di Filottete, avvelenate da Eraclea, mentre faceva rientro in città.
Dopo la morte di Paride Elena sposa Diofobo, fratello di Paride, che tradisce consegnandolo ai greci durante l'assedio. E, infine, dopo la distruzione di Troia Elena torna a Sparta, col marito Menelao, fratello di Agamennone. Sostenendo, naturalmente, di essere stata rapita da Paride, contro la sua volontà.
Sì sa e si dice da sempre: le bellissime donne di Sparta sono così.
Omero, Odissea.
28 novembre 2025
SOSTENIBILITA'?
In Italia, spesso, nel linguaggio comune si introducono dei termini, in lingua inglese o in italiano, che in breve tempo vengono usati da tutti, pur senza conoscere, esattamente, il significato, per cadere, dopo qualche tempo, nel dimenticatoio.
Qualche anno fa la parola nuova è stata "resilienza", proveniente dai laboratori di Ingegneria, dai test di prova sui materiali metallici.
Attualmente è di moda, nel linguaggio corrente, l'uso della parola "Sostenibile", proveniente dall'ambito ambientale. Ma il suo utilizzo non è sempre netto e preciso, lasciando, spesso, dubbi sulla reale consistenza del termine. Questo tipo di linguaggio, spesso, porta consenso manifesto quando si parla in senso generale ambientale, ma, altrettanto spesso, porta dissenso e contrasto quando si scende nel dettaglio operativo. E l'argomento diventa ostico e di forte contrapposizione fra le parti, con ognuna che tende a far prevalere la propria interpretazione. Sì, perché in questi argomenti non ci sono solo due opzioni, il bianco o il nero, ci sono varie opzioni, con diverse sfumature. Con la conseguenza che un qualcosa che per tizio è sostenibile, per caio può essere non sostenibile. E in questi scontri ad avere la meglio non sempre è chi ragiona col buon senso, ma chi si trova nella posizione di potere più alto.
Cerchiamo di capire come stanno le cose.
1) -Sostenere.
Sostenere significa reggere, portare su di sé, in modo saldo, sicuro. Anche: tollerare, soffrire, sopportare. Vale anche per: difendere, sostenere, resistere, patrocinare.
Nella vita è bene sostenere tutto ciò che implica vantaggio per la natura e per la collettività, presente e futura.
2) -Sostegno.
Sostegno è quel qualcosa che sostiene un'altra cosa, un'idea. E' il basamento, la colonna, il supporto che serve a tenere in essere qualcosa.
E' la presenza manifesta di un'azione considerata necessaria per il sostegno di qualcosa.
3) -Sostenibile.
Sostenibile fa rimando alla potenzialità di sostenere una cosa, un'idea, un progetto. Una cosa che è necessario e giusto difendere dalle aggressioni.
Col termine Sostenibilità, molto usato nell'attuale linguaggio, si intende la necessità di un utilizzo efficiente e rispettoso delle risorse (Natura, Energia, Materie prime, Lavoro umano).
Il concetto di sostenibilità porta a domandarsi, a ricercare, il significato del "vivere sostenibile".
Il vissuto sostenibile è quello che implica l'adozione di comportamenti, abitudini, scelte che riducono l'impatto ambientale e sostengono il benessere individuale e collettivo.
La sostenibilità è, quindi, riferita a cose, ad azioni, a servizi, nella totalità del loro ciclo di vita. Essi sono considerati sostenibili se durante il loro intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, esplicano un minimo impatto ambientale.
Col termine sostenibilità si fa riferimento a condizioni di sviluppo che soddisfino i bisogni del tempo presente senza, però, compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri. Tenendo presente la necessità di fare un uso efficace, non esagerato, delle risorse nel rispetto dell'ambiente.
Ne deriva il concetto di "sviluppo sostenibile", ossia quel tipo di sviluppo che non esaurisce le risorse naturali e non danneggia, in modo irreversibile, l'ambiente, anche al fine di consentire l'uso di quelle risorse (Quelle rimanenti) alle nuove generazioni. Con attenzione alle diverse e spesso contrastanti prospettive che guardano: - all'ambiente (Vuole la conservazione delle risorse naturali, la riduzione dell'inquinamento, il contenimento delle emissioni); - all'economia (Lo sviluppo deve cercare di non compromettere il pianeta col profitto a breve termine); - alla società (Le attività devono tendere al benessere, alla felicità, all'equità di tutte le persone, presenti e delle future generazioni. Salvaguardando Uguaglianza e Giustizia sociale).
Un progetto che ha come obiettivo la sostenibilità deve tener conto della necessità di:
- Minimizzare i rifiuti;
- Far uso, il più alto possibile, di risorse rinnovabili;
- Rispettare gli standard etici e morali;
- Rispettare i diritti economici e le condizioni dei lavoratori;
- Non comportare trasformazioni irreversibili all'ambiente.
Quando un'azione generica si definisce, o si può definire, "sostenibile?"
L'industria bellica tradizionale, convenzionale, può essere definita sostenibile?
Una industria bellica che produce e commercializza armi e, quindi, genera ricchezza economica, posti di lavoro, può essere considerata sostenibile?
L'industria nucleare, civile o bellica, può essere definita sostenibile?
Le centrali nucleari, presenti in molti paesi, Italia compresa seppur ufficialmente spente, capaci di fornire energia elettrica, ma anche, potenzialmente, bombe nucleari ad alto impatto o anche a basso impatto con Uranio impoverito, devono essere considerate sostenibili o no?
I grandi fondi di investimento, italiani, europei, americani, mondiali, possono auto definirsi sostenibili anche se i loro lucrosi investimenti sono diretti su settori bellici e verso la distruzione del verde sul pianeta Terra? Senza alcuna attenzione alla necessità di attivare un cambiamento duraturo e reale nella giusta direzione. E senza alcuna attenzione alle condizioni di vita dei lavoratori.
Le armi producono impatti duraturi e positivi da poter essere considerate sostenibili?
I conflitti (Guerre), che tanto diffusamente sono presenti sulla Terra, portatori di morte, di distruzione, di odio e di rancore, di povertà, di disastri ambientali, possono essere considerati sostenibili?
Se la risposta è negativa, com'è ragionevole ipotizzare, allora perché il resto del mondo non fa il necessario per farli cessare?
Recenti studi statistici hanno accertato che, in Italia, un ridottissimo numero di persone (O famiglie industriali o finanziarie), in quest'ultimo quinquennio, nonostante il terribile periodo di crisi economica, energetica, bellica, finanziaria, etica e morale, ha arricchito il proprio patrimonio di oltre il 23%.
Di contro, la fascia di popolazione già di livello medio o medio alto durante il suddetto periodo ha subito un depauperamento del proprio livello economico e di vita.
In sintesi, durante questo periodo di bellicismo esasperato, che ha invaso anche l'Europa e il Mediterraneo, i ricchi sono diventati molto più ricchi e i poveri molto più poveri.
Evidentemente le guerre non sono sostenibili per il genere umano. Lo sono solo per oligarchi e gestori dei poteri esecutivo e finanziario dei vari paesi, non certo democratici.
Ma, allora, se le guerre non sono sostenibili per il genere umano perché si fanno? Perché non si leva una adeguata protesta contro quei paesi e quei personaggi che fanno le guerre o le sostengono? Cosa ha fatto e fa l'ONU per contrastare la nascita e la crescita dei focolai di guerra? Perché non si impongono restrizioni a tutti quei paesi che accendono focolai e guerre?
Gli Stati considerati responsabili dell'accensione di guerre, in quanto promotori di attività non assolutamente sostenibili, per intervento dell'ONU, potrebbero essere costretti al pagamento dei costi conseguenti alle distruzioni economiche e ambientali che la guerra, da essi attivata, ha comportato e comporterà.
La costruzione di un ponticello ad arco in legno, su un ruscello di campagna, può essere considerata come un'azione violenta contro la natura che, senza alcun dubbio, viene ad essere perturbata dalla costruzione delle spalle di sostegno della struttura? L'opera è sostenibile, oppure no per il mancato rispetto dell'habitat naturale?
La costruzione di un acquedotto che capta le abbondanti acque cristalline da una zona collinare per portarle ai cittadini assetati di un paesino posto ai piedi del rilievo può essere considerata non sostenibile dal potere esplicato dalle Soprintendenze?
27 novembre 2025
UN GIORNO QUALUNQUE
Nella vita capita, più o meno a tutti, di dover affrontare un grave lutto (La Mamma, il Fratello, un Familiare, ...), una grave perdita, con la conseguente necessità di metabolizzare lo stato di sofferenza derivante.
In condizioni del genere, guardando a ritroso, ci si domanda qual è stato "Il peggior giorno del lutto, il più triste, il più terribile?"
Il giorno peggiore del mio lutto:
- Non è stato, seppur terribile e indimenticabile, il momento e il giorno (31/10/1999, ore 21.00) in cui sono stato portato a conoscenza dell'evento tragico;
- Non è stato il giorno del funerale (02/11/1999, ore 16.00) del proprio caro. Giorno straziante anche per la presenza, col proprio dolore, di familiari, amici e parenti;
- Non è stato il giorno del compleanno in sua assenza (19 Marzo 2000).
No, nessuno di questi è stato ed è da considerare il giorno peggiore del mio lutto.
Il giorno peggiore è un giorno qualunque.
Ogni giorno qualunque, magari un giorno banale, oppure un giorno in cui ti capita di essere molto felice oppure molto triste.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti succede qualcosa di molto bello e ti rendi conto che non puoi correre a raccontarglielo e condividere, con lui, la tua gioia.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti capita qualcosa di brutto e non hai le sue parole che ti consigliano; non hai il suo sguardo e le sue braccia che ti sostengono moralmente e fisicamente.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti succede qualcosa di molto bello e ti rendi conto che non puoi correre a raccontarglielo e condividere, con lui, la tua gioia.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti capita qualcosa di brutto e non hai le sue parole che ti consigliano; non hai il suo sguardo e le sue braccia che ti sostengono moralmente e fisicamente.
Il giorno peggiore è una generica domenica pomeriggio in cui potresti essere felice a chiacchierare con lui, ad Argade, sotto la solita grossa quercia; invece non puoi più farlo. E la cosa fa tanto male.
E senti il vuoto, la sua mancanza, la tristezza che buca l'anima.
E pensi e rimpiangi il tempo passato.
E senti, più di ogni altra cosa, ciò di cui hai bisogno.
E pensi e rimpiangi il tempo passato.
E senti, più di ogni altra cosa, ciò di cui hai bisogno.
E quel giorno qualunque è un lungo giorno triste e malinconico durante il quale senti solo il bisogno di isolarti dal mondo intero e di ascoltare, da solo, il tuo silenzio.
26 novembre 2025
QUANDO LA POLITICA È ARTE
Nell'attualità, ma anche nel passato, prossimo e remoto, spesso, la politica è / è stata, vista in termini negativi. Come depositaria di intrighi, di corruttele, di lotte per acquisire e consolidare il Potere personale, spesso a discapito del benessere della collettività e a favore di persone legate a chi esercita il potere esecutivo. Questo tipo di fare politica, il più comune, ha come scopo principale l'interesse specifico di una persona, di un gruppo di persone, di un partito politico. Ma non certo l'interesse della città intera, con sguardo al destino della stessa e alla felicità di tutti i suoi cittadini.
La politica come arte.
Ma, bisogna riconoscere, che accanto al precedente modus operandi di fare politica esiste un alto, molto più valido e raffinato che tiene, sempre, al centro dei suoi obiettivi il progresso, la felicità, la crescita economica e culturale di tutti i cittadini; nessuno escluso.
Quando la Politica è vissuta come Arte chi la esercita sa di essere personaggio di una missione umana e divina. Sa che il suo operato è rivolto verso il benessere dei suoi cittadini. Tutti i cittadini, quelli appartenenti alla propria famiglia, quelli appartenenti al proprio schieramento e anche a tutti gli altri.
I paesi, le città, le nazioni, quasi sempre, sono un coacervo di conflitti in ogni settore umano e dover affrontare, e risolvere, i relativi conflitti d'interesse implica esprimere posizione, fare delle scelte. Scelte che è necessario vengano recepite dalla collettività come le più sagge possibili, nel momento e nelle condizioni in esame, per il benessere di tutti.
Compito del buon politico è quello di saper aiutare le persone geniali che, sempre, esistono, in ogni dove, in tutti i settori del sapere. Magari eliminando, o riducendo, il più possibile, tutte le barriere, tutti gli ostacoli, che in buona fede, o in mala fede, sono impeditive per il successo di un'idea.
Un buon politico deve saper tenere a bada le possibili sfrenate, reali e potenziali, ambizioni personali che possono essere foriere di malcostume e illegittimità. Quindi non di buona politica.
La buona politica è lontana, e denuncia senza riguardo per nessuno, ogni atto connesso a fatti di corruzione, concussione o peculato, e, quindi, si mantiene lontana da intrighi di potere.
Questa posizione, netta e senza tentennamenti, implica la possibilità di attacchi, non solo verbali, che possono distruggere, anche in assenza di argomentazioni, chi non è dotato di una forte dose di coraggio, di autostima, di onestà morale ed etica.
La Politica è Arte quando chi la esercita opera col buon senso del buon padre di famiglia, avendo come obiettivo una comunità sempre più Libera, Bella, Ricca, Prospera, Geniale.
La Politica è Arte quando chi la esercita opera col buon senso del buon padre di famiglia, avendo come obiettivo una comunità sempre più Libera, Bella, Ricca, Prospera, Geniale.
Ma questi concetti non è facile tenerli a contatto di gomito quando la rivalità, la gelosia, l'invidia si manifestano in modo virulento. La saggezza della politica, se c'è, serve per stemperare gli elementi di contrasto e guidare la collettività nella direzione più opportuna, per il benessere di tutti. E non è una cosa facile, anche se a monte il buon Politico ha una buona e ricca famiglia che lo supporta.
La Politica è Arte quando chi la rappresenta capisce e applica, nonostante rivalità e complotti, che il Potere non si conserva con la paura.
Il Potere per essere Arte ha bisogno di nutrirsi di Cultura. Ma non la cultura di parte, la Cultura che sta sopra le parti.
La Politica è Arte quando i suoi rappresentanti non sono circondati da soggetti ossequienti, privi di cultura, incapaci di pensare.
La Politica è Arte quando il Potere diventa, veramente non per il colore dichiarato, un palazzo di cristallo, trasparente, sede e rifugio di chi pensa, di chi sa pensare, di chi osa pensare. Pensare e guardare lontano, ove gli altri non sanno o non osano fare.
La Politica è Arte quando non ha paura di aprire, spalancare, le porte alla genialità in ogni settore dell'esistenza umana. Indipendentemente dal censo e da altre condizioni.
La Politica è Arte quando riesce ad attrarre a sé, come una calamita con la limatura di ferro, tutte le Arti (Pittura, Scultura, Architettura, Scienza, Tecnica, Musica, Teatro, Poesia, Letteratura, Filosofia).
Con encomi solenni, abbracci, riconoscimenti verso tutti coloro che genialmente trattano e si esprimono con dette Arti.
E il politico che esercita la politica come Arte sa, benissimo, che, nonostante tutto, potrebbe andare incontro a complotti che potrebbero attentare, anche, alla sua stessa vita.
E il politico che esercita la politica come Arte sa, benissimo, che, nonostante tutto, potrebbe andare incontro a complotti che potrebbero attentare, anche, alla sua stessa vita.
Circostanza questa che non dovrebbe bloccare il sistema.
E se per caso il blocco arriva è necessario fare in modo che la collettività venga a conoscenza di ogni dettaglio che riguarda l'azione eversiva ordita contro il benessere della collettività.
In questi casi il Politico deve cercare di fare capire alla collettività come stanno realmente le cose, e cosa pensano di fare coloro che vogliono bloccare il processo di sviluppo. Il tutto con determinazione e umanità.
Il Politico che fa Arte deve saper soffrire in silenzio, deve saper proteggere gli ultimi, deve saper sorridere agli amici, deve saper ascoltare i saggi, punire i traditori e i malfattori.
Secondo la saggezza di colui che è capace di comandare non col fucile, ma con l'intelletto.
Col suddetto modo di fare nei cittadini resterà, per sempre, traccia delle sue sagge scelte.
Questo modo di fare Politica non serve per costruire imperi, per assoggettare nuovi popoli, serve per edificare regni culturali sovranazionali. Non serve per costruire glorie personali, ma per fare crescere culturalmente la comunità.
Il vero Politico sa che la vera potenza non sta nel dominare altri popoli, come in molti stanno facendo in questo periodo, ma sta nel
cercar di creare i presupposti per aiutare la crescita di tutti gli altri.
E quando è il momento opportuno deve capire ch'è il momento di farsi da parte, anche se molti potrebbero insistere perché resti al suo posto. Egli, prima di ogni altro deve capire di essere giunto alla fine del suo tempo politico. E trarne le dovute conseguenze.
Il Politico che ha fatto Arte, sa, capisce, intuisce, che quel ciclo si è chiuso, che bisogna dedicarsi ad altro, con lo stesso amore, la stessa passione, la stessa etica e lo stesso entusiasmo.
Egli sa bene che col suo modus operandi ha acceso una luce, ha aperto una strada, che aiuterà il percorso futuro di tutta la collettività.
24 novembre 2025
IL DIAVOLO DI CABANEL
Il diavolo di Alessandro Cabanel.
Alexandre Cabanel è un pittore francese (n.1823, m.1889), ritrattista, non molto stimato dai suoi colleghi, ma noto per la sua "Nascita di Venere", "La morte di Paolo e Francesca" e, ancor di più, per "L'angelo caduto", di cui sopra è riportato un particolare.
Con l'angelo caduto Cabanel racconta, con la sua arte pittorica, in modo eccezionale, le condizioni, gli stati d'animo di Lucifero nel momento in cui è buttato via dal Paradiso.
L'angelo si ribella a Dio e viene espulso dal Paradiso. E non è cosa semplice mostrare con un dipinto, e Cabanel lo fa in modo egregio, tutti i sentimenti che assalgono l'espulso.
Invidia, Rabbia, Risentimento, Ira, Solitudine, Vergogna, Rimpianto, emergono con elevata maestria.
E lo spettatore resta turbato da questo dipinto che, forse, vuol rappresentare non solo quel bellissimo angelo che si sentiva superiore a Dio e di non aver bisogno di nessuno, ma anche ogni essere umano vivente invaso dai suddetti sentimenti.
Il dipinto ha fatto discutere molto per le emozioni e i turbamenti, forti e contrastanti, che è capace di trasferire all'osservatore.
Descrizione del dipinto.
Cabanel rappresenta Lucifero nell'istante in cui cade sulla terra. Nudo, bello, muscoloso, coi nervi tesi in vista, con le ali attaccate alle spalle, col volto parzialmente nascosto dal gomito del suo braccio destro, coi lunghi capelli disordinati per effetto del colpo, con lo sguardo vitreo che mostra la sua rabbia. Le sue gambe sono leggermente piegate per la vergogna e per non mostrare le sue parti intime. I muscoli del suo corpo sono in tensione, forse per cercare, senza farsi vedere da nessuno, di alzarsi da terra, posizione non certo decorosa per chi sente importante e sopra ogni cosa e persona. Ha gli occhi cerchiati di rosso, per il colpo, per l'onta, per la pressione del sangue, per la rabbia e per la vergogna.
Il Satana canonico nell'arte pittorica, spesso rappresentato, come una creatura brutta, cornuta, orripilante, ora viene rappresentato come un comune essere umano; anche esteticamente bello. A parte lo sguardo, pieno d'ira. E' un modo come un altro per far vedere alla gente, secondo Cabanel, che il male, la dannazione è un qualcosa che riguarda tutto il genere umano. Anche coloro che sono belli nel corpo, ma sono cattivi dentro.
Da un attento esame del volto emerge, anche, una vitrea lacrima che solca il suo viso. E' una lacrima che, in ogni caso, fa tremare il cuore dell'osservatore. Forse è una lacrima che parla di pentimento per la tentata rivolta messa in atto.
Ma è normale che Lucifero venga rappresentato con una lacrima?
Il suo è un pianto di risentimento per l'espulsione subita?
Ma, in quelle condizioni, poteva non essere espulso dal Paradiso?
Nel momento dell'impatto, forse solo in quel momento, l'angelo caduto, come qualsiasi altro essere umano macchiatesi di gravi delitti, consciamente o inconsciamente, reagisce in quel modo. Con una profonda istintiva manifestazione di umanità che scorre lenta sul viso, mostrando dolore, rimpianto, solitudine e tanta vergogna.
E' una lacrima che mostra, durante il suo lento percorso, la repentina perdita delle sue capacità angeliche, rivolte al male e non più al bene. Rappresenta la terribile metamorfosi che porta l'angelo, e pure l'uomo, dal bene al male. Dall'amore all'odio. Da una condizione di predilezione ad una di reiezione. Egli, Lucifero, e l'uomo, sa che i suoi poteri stanno scomparendo. Sa che le sue ali, prima vigorose e luminose, stanno per diventare nere, con minore capacità. Sa che la perdita è inesorabile; che la perdita del Paradiso rappresenta la sua vergogna eterna.
L'angelo caduto, di Cabanel, in sintesi, parla della vita dell'uomo, anche quello recente, che tende a posizionarsi al di sopra di tutto e di tutti.
Uomo che pensa di aver diritto, col potere acquisito, spesso in modo illecito, di ogni cosa che esiste nella vita. Anche del diritto di vita e di morte per altri esseri umani. Indipendentemente dai diritti degli altri. Altri che risultano, per l'angelo caduto e per l'uomo, privi di potere economico, sociale, politico. Ed è qui che sta l'errore dell'uomo descritto con quella lacrima tenebrosa.
Egli è, semplicemente, un rifiuto della società del Bene. In questa terra e dopo questa terra!
21 novembre 2025
PROVVIDENZA
La Provvidenza, nel senso figurativo, rappresenta la realizzazione di un fortunato evento imprevisto e imprevedibile. Un tale evento può essere rappresentato, per esempio, da una persona generosa che aiuta e soccorre una persona bisognosa.
Nel senso più alto, a contatto con la fede, la Provvidenza rappresenta l'azione esercitata da Dio sul mondo.
Ma, la Provvidenza esiste, oppure è un convincimento mentale?
Nel caso di esistenza mi diverto ad immaginare di essere Provvidenza, al fine di ricompensare alcuni e punire (Lasciare senza aiuto) altri.
La Provvidenza esiste, senza dubbio, anche se non si è mai fatta vedere.
Essa non è visibile, perché è invisibile. Sì può solo percepire in casi particolari. Essa procede in modo riservato, in silenzio.
È di basso profilo. Cammina per strade buie per non farsi vedere.
Essa è invisibile ai miei occhi, ma vive, con grande Speranza, nel mio cuore.
COLPO APOPLETTICO
Il cosiddetto "colpo apoplettico" (CA) è sinonimo di ictus cerebrale, o apoplessia cerebrale.
Si verifica quando l'apporto di sangue al cervello viene, improvvisamente, interrotto o ridotto, causando la morte delle cellule cerebrali per mancanza di ossigeno e di nutrienti.
Tale interruzione può essere generata da una ostruzione (Ictus ischemico. Coagulo di sangue in una arteria) o dalla rottura di un vaso sanguigno (Ictus emorragico. Rottura di un vaso sanguigno nel cervello e conseguente pressione sul tessuto cerebrale).
Quali le conseguenze di questo colpo:
-Paralisi o intorpidimento del viso, di un braccio, di una gamba;
-Difficoltà di parola o di comprensione;
-Riduzione o perdita della vista;
-Vertigini, perdita di equilibrio.
Il CA è qualcosa di terribile che colpisce, senza distruggere totalmente. Dopo tale colpo per l'interessato tutto è finito, pur non essendo finito.
Il soggetto è sempre apparentemente lui, ma non è più lui.
Non è ben chiaro come il soggetto attaccato dal CA possa, in un lampo, passare dall'audacia, dal ragionamento, dal vigore fisico e mentale (Positivi o negativi che fossero) ad uno stato da larva umana.
Perché la rottura di un vaso sanguigno nel cervello, in una frazione di secondo, può trasformare, annullare, la vita di un uomo?
Qual è la causa scaturigine?
Come, e perché, un uomo volgare, primitivo, bastardo, barbaro, equiparabile a un diavolo, è trasformato in un cadavere vivo?
E ho saputo di casi. Improvvisi, verificatesi senza apparente motivo.
Muto, gelido, non vivo e vivo, senza sofferenza. Col suo corpo amorfo, che avanza, lentamente, verso la decomposizione.
A uno nemico che ha portato dolore e sofferenza in tanti esseri umani, se colpito da CA, è meglio augurare un CA, oppure una vita cosciente di sofferenza?
Magari, sofferenza rapportata a quella che il soggetto ha arrecato ad altri?
In casi di questo genere si può parlare di Giustizia Divina?
Potrebbe trattarsi di una compensazione della Giustizia Divina per una grave colpa sfuggita alla giustizia umana?
Sono riflessioni che portano tanto veleno in corpo, e il suo antidoto non può essere altro che l'amore. Ma è malanno di lunga degenza.
Il CA può essere considerato come la punizione per una grave colpa sfuggita alla giustizia umana, ma rientrata nella Giustizia di Dio?
Sì, può esserlo. Specialmente se è accertata la presenza di concreti indizi concordanti.
20 novembre 2025
RINGRAZIAMENTI? NO, ATTACCHI DI FIORETTO.
Nella vita ti può capitare di aiutare il familiare (Figlio) di una persona importante (Padre), col quale non hai un buon rapporto sociale, per la supponenza di grandezza del soggetto. E, in seguito all'evento, quel padre si sente in dovere di ringraziare colui che ha salvato la vita del figlio.
E fin qui è tutto normale. Ma la domanda che sorge spontanea è:
Quali sono le possibili risposte di colui che ha salvato la vita del figlio di un nemico, di una persona ostile, negativa?
Risposte possibili:
1)- Calorosa, ignorando i rapporti pregressi.
2)- Educata asettica, senza fronzoli, con la mente al passato.
3)- Intelligente, con richiamo al bimbo e alla madre.
-La prima sarebbe una risposta di forma e non di sostanza, con breve interlocuzione che lascia, sostanzialmente, le persone nella situazione in cui si trovavano prima dell'evento. Con poche parole e discreti sorrisi che non possono non far rimando, nei cuori di entrambi, ai contrasti considerati insanabili.
-La seconda risposta, nonostante i convenevoli e le parole, fa vedere persone legate da avversione reciproca o singola. I due interlocutori, mostrano compiacimento per l'evento, ma restano fra loro ostili.
-Con la terza risposta, chi ha salvato la vita al bambino, con una retorica raffinata, intelligente, trasferisce l'attenzione sul bimbo e sulla madre e sul sentimento filiale che li lega. Così facendo egli assesta dei colpi significativi verso il modus operandi del padre, che ha sentito il bisogno di ringraziare solo per fatto personale, non per altruismo e generosità sociale, pubblica.
Ecco come potrebbe essere la risposta, parafrasando Montecristo, ai ringraziamenti del padre.
"Signore, vedo che malgrado la reputazione che si ha di voi come uomo superiore, vedete le cose dal punto di vista materiale e volgare della società, cominciando dall'uomo e finendo con l'uomo; vale a dire dal punto di vista più ristretto e angusto che sia permesso all'intelligenza umana di abbracciare.
Voi riconoscete solo i titolari di posti, di coloro che hanno contatti e interessi con persone importanti, con ministri. Non prestate interesse, sfuggono alla vostra vista, le persone normali, con una missione da compiere. Come nei seguenti esempi:
-Tobia. Prese, confuse, per un giovane qualunque l'Angelo del Signore che veniva per rendergli la vista. L'angelo per essere riconosciuto è stato costretto a svelare la sua missione celeste.
-Attila. Veniva considerato come un semplice conquistatore. Uno qualunque, come tanti altri, nonostante fosse impegnato nell'annientare i nemici. E per essere riconosciuto, per quello che era realmente era, è stato costretto a svelare di essere "il martello di Dio".
-Churchill. Winston Leonard Spencer Churchill, nato il 30/11/1874, morto il 24/01/1965, è stato Primo Ministro del Regno Unito dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955. Era uno dei politici convinti della necessità di costituire gli Stati Uniti d'Europa (USE). Era un grande bevitore di alcoolici. Nel 1945 non fu rieletto perché negli UK era visto come l'eroe della guerra, ma era considerato inadatto a gestire il Paese in tempo di pace. E il popolo guardava verso il benessere.
Gli Italiani, del presente e del passato, nonostante gli avessero salvato la vita, in tempo di guerra, sono stati, sempre, maltrattati, derisi, offesi. Anche con il suo piano, blasfemo, di divisione della Penisola in tante parti ognuna sottoposta al controllo dei paesi vincitori della guerra. E gli Italiani, nonostante tutto, ancora oggi, non fanno altro che descriverlo come un santo, come un amico. Ma così non lo è stato mai. E lui non si è mai preoccupato di svelare quello che era.
Signore, mi creda, sono felicissimo di aver avuto la possibilità di conservare un figlio (Giovanni) alla madre, perché si dice che il sentimento materno è il più alto di tutti.
E questa felicità che me ne deriva vi dispensa, signore, dal compiere un dovere la cui esecuzione, indubbiamente, mi fa piacere e mi onora, perché so che lei signore, io lo so, non è prodigo del favore che mi fa, ma che, pur essendo prezioso, per me non vale la soddisfazione interiore.
La soddisfazione di sapere di aver consentito la persistenza di quell'immenso amore che lega una mamma al suo figliolo e il figliolo alla sua mamma".
EGOISMO
"È raro che proponga di dividere il mio alloggio.
Non professo l'egoismo,
ma, confesso, sono per l'eccellenza egoista.
A casa mia, tranne me, non ci starebbe neanche un'ombra,
a meno che fosse l'ombra di una donna".
L'Egoismo, secondo Alessandro Dumas, ne "Il Conte di Montecristo".
LA BELLEZZA
La bellezza è quel qualcosa di perfetto e di complessa definizione,
ma che si riconosce, immediatamente, a colpo d'occhio.
Ed è un concetto che si presenta con sfumature diverse, varie, da territorio a territorio.
Secondo un luogo comune, per esempio, si dice che gli orientali apprezzano solo due cose al mondo:
la nobiltà dei cavalli e la bellezza delle donne.
La cosa che mi ha destato stupore nel sentire tale affermazione sta nel fatto che, per loro, la compagna della vita viene, addirittura, dopo i cavalli, seppure belli ed eleganti.
19 novembre 2025
GORE-TEX
Solo a poche persone sarà capitato di ascoltare questa parola (In vero sono due legate dal vincolo fonico) senza sapere esattamente di cosa di tratta esattamente.
La parolina "Tex" per i miei lettori non più giovanissimi potrebbe far rimando all'eroe dei fumetti Tex Willer (Detto anche Aquila della notte, nel linguaggio navajo. E' un personaggio creato da Bonelli e disegnato da Galleppini. Il mio povero amico Giuseppe custodiva, gelosamente, nella sua libreria, tutte le pubblicazioni di questo eroe western). Ma, nel caso specifico, non è a quel eroe che si fa rimando. Il termine usato fa rimando al settore tessile (In inglese: textile. Quindi, in modo sintetico tex).
La prima parola, "Gore", fa rimando al cognome di un famoso studioso americano che ha brevettato, con quel nome divenuto famoso (Gore-Tex) un tessuto speciale, particolare, avente caratteristiche peculiari fino ad allora non conosciute: Leggerezza, Resistenza meccanica, Impermeabilità (All'acqua), Traspirabilità.
In sintesi, quel materiale era capace di essere impermeabile all'acqua dall'esterno verso l'interno e idoneo a far passare il vapore emesso dal corpo umano dall'interno verso l'esterno. Ossia, capace di far uscire dall'interno il vapore acqueo che potrebbe essere estremamente dannoso per la stessa esistenza umana, in specifiche condizioni ambientali limite. Lo stesso logo pubblicitario mostra, con un chiaro disegno schematico, dette due caratteristiche tecniche possedute dal suddetto tessuto sintetico (Teflon microporoso. Si tratta di un politetrafluoroetile (PTFE), espanso termomeccanicamente).
Ma, tale "tessuto di Gore", inventato, nel 2006, da Wilbert e Robert Gore, padre e figlio, che ha trovato applicazioni importanti in tanti settori, seppure abbia portato ai Gore denaro e gloria, trova scaturigine da una idea originale?
Molti son convinti di si, ma a pensarci bene l'idea non è nuova nel settore scientifico e umano.
Infatti:
a)- Islandesi. I popoli primordiali, viventi, oltre il circolo polare artico, in condizioni estreme, con temperature molto al di sotto dello zero termico e che andavano a caccia di animali in ambienti saturi d'acqua, o a contatto con l'acqua, per non soccombere alle conseguenze del vapore emesso dal corpo e all'acqua esterna al loro corpo, avevano scoperto che in natura esisteva un "materiale" avente dette caratteristiche. E questo materiale, resistente, leggero, impermeabile, traspirante era, semplicemente, l'intestino di alcuni animali presenti nel loro habitat. Dopo una serie di lavaggi, di asciugature e di cuciture, di precisione, le signore di quei popoli riuscivano a realizzare degli indumenti capaci di preservare i loro uomini in perfette condizioni di salute, nonostante i pericoli derivanti dall'esterno (Acqua) e dall'interno (Vapore umano).
La letteratura tecnica di quei popoli illustra e racconta le caratteristiche di quei "vestiti" fatti con intestino animale.
Il Gore-Tex non c'era ancora; è arrivato qualche millennio dopo.
b)- Marando. Vicino al Capo Sud dello Stivale, nella prima metà del secolo scorso, molto tempo prima del 2006, uno studioso geniale, il Dott. Marando, ha concluso delle sue ricerche nell'ambito chimico-fisico descrivendo le caratteristiche che avrebbe un "materiale" di sua invenzione, che poteva trovare applicazioni in molti settori della vita. Dai tessuti alle scarpe. Il suo materiale, come il Gore-Tex o l'intestino degli animali islandesi, era capace di impedire l'ingresso dell'acqua dall'esterno all'interno ed era capace di far uscire il vapore interno verso l'esterno senza alcun problema. Era la sua "scarpa viva" che respirava. E, a quei tempi, molte persone misero il dubbio sulle capacità psichiche di quella persona, nota e stimata nel suo comprensorio.
Marando, nei suoi viaggi al Nord Italia, ha cercato, invano, di coinvolgere vari industriali al fine di mettere in produzione la sua idea. Idea che trova riscontro in elaborati descrittivi e tecnici, forse ancora, nella disponibilità degli eredi.
Non molto tempo dopo quei viaggi, del Sig. Marando, nel Nord-Est del nostro Paese, è nata una azienda, in breve diventata famosa per la produzione della "scarpa che respira". Scarpa che ha colpito la fantasia e il desiderio di tanta gente. Una moltitudine. Moltitudine, e, quindi, grande volume d'affari, che ha spinto detta azienda a trasferire la produzione in Cina. Con conseguente caduta libera della qualità del prodotto.
Ma il dubbio, che sorge spontaneo, per chi conosce la storia di Marando, è quello che porta al furto di una "folle idea", magari nata e cercata durante calde notti d'estate esaltate dalla dinamicità di Zefiro, da quel bellissimo promontorio sporgente sul Mare Jonio e sfruttata nel ricco Veneto.
STIMA TE STESSO
Per essere stimati dagli altri
è necessario convincersi della necessità di stimare molto se stessi.
18 novembre 2025
MEDIOCRITÀ DIFFUSA
« L'epoca attuale è l'epoca dell'aurea mediocrità e dell'insensibilità, della passione per l'ignoranza, della pigrizia, dell'inettitudine all'azione e dell'aspirazione a trovare tutto già bell'e pronto. Nessuno riflette; raramente qualcuno matura una propria idea. »
È il tempo della mediocrità diffusa e al Potere. Ora come allora.
L'essere umano potrebbe essere destinato, in un futuro prossimo, all'estinzione?
Fëdor Dostoevskij, da “L'adolescente”
NOSTALGIA
Nostalgia è una parola, di origine greca, che associa il desiderio del ritorno (Nostos) alla sensazione di dolore (Algos) intimo, interno.
È il dolore generato dalla impossibilità del ritorno.
È il dolore provocato dall'aspirazione al ritorno al tempo (passato remoto o prossimo), o al luogo, intimamente amati.
QUALCOSA IN CUI CREDERE
L'essere umano ha la forza di resistere alle avversità e, quindi, esistere fintantoché ha qualcosa in cui credere, ardentemente.
Nel momento in cui si convince (Indipendentemente dal fatto se è una cosa vera o falsa) che quel qualcosa/ qualcuno non ha più credibilità, allora, inevitabilmente, si lascia andare nell'anima e nel corpo.
In quel momento sopraggiunge la "malattia dell'abbandono". È il momento in cui la mente abbandona se stessa e, quindi, il corpo.
Per superare le difficoltà della vita l'uomo ha bisogno di credere, ardentemente, in qualcosa. Quel credere è la forza che fa mantenere in vita anche i ... morti.
L'assenza di credibilità spinge verso la sfiducia, verso l'abbandono, verso la morte.
La perdita di credibilità della politica, per esempio, porta i cittadini all'astensionismo elettorale e civico. Essi sono portati alla non partecipazione agli incontri pubblici, ove più che discutere e confrontare le diverse idee, spesso, si assiste a scontri dialettici di posizione.
Non credere in sé stessi, o sminuire le proprie capacità, significa ridurre significativamente le probabilità di successo in qualsiasi iniziativa lavorativa, affettiva o d'altro. Con la conseguente crescita del malumore e del pessimismo. Caratteristiche che tendono all'isolamento sociale.
14 novembre 2025
LA TORRE DEI CONTI
A Roma, nel Centro Storico, ai Fori Imperiali, qualche giorno fa, si sono verificati dei crolli all'interno e parzialmente all'esterno della Torre dei Conti (Famiglia laziale imparentata con il Papa Innocenzo III), mentre erano in corso d'esecuzione importanti lavori di ristrutturazione, di cui i più importanti erano quelli destinati al ripristino dei solai di piano (Solai già ricostruiti con la soluzione incannicciata).
L'ultimo crollo ha coinvolto anche alcune maestranze (Un operaio è deceduto per effetto del collasso) che stavano lavorando all'interno della Torre ed i vigili del fuoco che stavano portando soccorso dopo il verificarsi del primo crollo.
Dati.
L'ultimo crollo ha coinvolto anche alcune maestranze (Un operaio è deceduto per effetto del collasso) che stavano lavorando all'interno della Torre ed i vigili del fuoco che stavano portando soccorso dopo il verificarsi del primo crollo.
Dati.
Era detta, anche, Torre Maggiore e Torre Secura per la sua imponenza e la sua capacità di resistere alle aggressioni esterne. Anche il Petrarca ha parlato di questa Torre imponente e inespugnabile.
È una casa torre che, seppur varie volte rimaneggiata, ha radici medievali. È una Struttura massiccia, solida, in muratura di mattoni laterizi pieni e solaio di piano, tempo fa rifatti, con la soluzione incannicciata, amata dagli architetti e, quindi, dai funzionari delle Soprintendenze.
La struttura attualmente esistente è molto più piccola di quella originaria.
L'edificio originario aveva una torre alta circa 50 m, che, nel tempo, ha subito accorciamenti. Era rivestiva con marmi provenienti dai Fori Imperiali. Marmi, a sua volta sottratti a questa struttura per essere utilizzati, nel XVI Sec., per la costruzione di Porta Pia. È caratterizzata da imponenti contrafforti in muratura, predisposti per il contrasto alle spinte orizzontali e ai cedimenti differenziali del suolo sul quale poggia.
All'interno della Torre, è presente un ascensore, certamente inesistente nel passato remoto e fino a non molto tempo fa.
Considerazioni tecniche.
Eretta, in origine, sui resti del Tempio della Pace, nel IX secolo.
Eretta, in origine, sui resti del Tempio della Pace, nel IX secolo.
Nel 1203, su disegno dell'arch. Marchionne Aretino, la torre fu ampliata e abbellita, da papa Innocenzo III, per la sua famiglia, i conti di Segni.
I ventinove metri circa che oggi vediamo costituiscono soltanto il basamento della torre. A ridurla allo stato attuale furono i terremoti che si susseguirono nel corso della sua storia. Alla fine del Seicento, la torre subì un importante restauro sotto il pontificato di Alessandro VIII, e a questo periodo risalgono i due robusti contrafforti di rinforzo tuttora esistenti.
Nei secoli successivi la torre, diroccata e abbandonata, fu utilizzata come fienile e come deposito di carbone.
Gli sventramenti eseguiti tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento per l’apertura di via Cavour e dell’attuale via dei Fori Imperiali hanno determinato il suo isolamento e la distruzione del dedalo di viuzze che la circondava.
La torre era chiusa, dal 2007, per le sue condizioni di degrado. L'attuale progetto prevedeva il suo recupero statico e funzionale. Era stato programmato un futuro museale, con un centro servizi e una sala conferenze.
In seguito ai recenti crolli, dalle notizie dei media, si evince che le strutture portanti (Solaio di piano, ...) e portate, all'interno del perimetro, sono quasi totalmente collassate. Analoga sorte hanno subito parti della struttura muraria perimetrale.
Considerazioni tecniche di dettaglio.
-La presenza di scricchiolii nelle strutture portanti, riportati dalle maestranze, sin dalla settimana precedente il crollo, avrebbe dovuto riflettere tutti i soggetti (Direzione lavori, Coordinatore della sicurezza, Impresa, RUP, Soprintendenza) sulle metodiche operative di cantiere.
-Alcune aperture (Finestre) di facciata, già prive dell'architrave di sostegno della soprastante antica muratura, sono state lasciate in quelle condizioni, senza alcun intervento di sostegno seppur provvisorio (Con puntelli o altro), prima di iniziare le attività lavorative interne. Tale circostanza, con le vibrazioni dovute alle demolizioni in corso d'esecuzione non hanno fatto altro che accentuare lo stato deformativo, già esistente, nelle suddette murature.
-Le commettiture, già prive di funzionalità adesiva, per effetto della presenza di diffusi stati deformativi, andavano adeguatamente ripristinate nella loro funzionalità; previo inserimento di adeguati sostegni strutturali.
-I solaio di piano con i collassi verificatesi hanno dimostrato la scarsa capacità di vincolo con le murature esterne ed interne. Il ripristino della funzionalità statica, e di vincolo con le murature, dei solai andava eseguito partendo dal primo piano seminterrato e non dall'ultimo piano. Il tutto dopo aver, adeguatamente, ispezionato, ed eventualmente consolidato, le strutture di fondazione.
-Sollecitazioni dinamiche esterne possono essere state la causa del crollo? Dal punto di vista teorico e pratico le vibrazioni rappresentano, o meglio, possono rappresentare, un colpo al cuore per le murature. Esse possono portare a cedimenti differenziali alle fondazioni, a microfessure diffuse, a perdita di capacità legante delle malte.
Nel caso specifico tali sollecitazioni possono trovare origine dal traffico urbano di superficie e, recentemente, dalle vibrazioni indotte dagli scavi, a circa 40 m di profondità, per la realizzazione della linea metropolitana. Il traffico urbano, da molto tempo, agisce negli strati superficiali del suolo e i suoi effetti, ragionevolmente, sono stati assorbiti dagli edifici interessati, con "plastificazioni" di riassetto funzionale. Le azioni indotte dallo scavo con la "talpa" per la costruzione della metropolitana può essere dannoso per le strutture edilizie superficiali, ma tale relazione andrebbe dimostrata con analisi e dati di fatto, ora non nella disponibilità dello scrivente. A spanne, senza alcuna pretesa tecnica, tale azione sarebbe ininfluente o scarsamente influente con i crolli verificatesi alla Torre dei Conti.
13 novembre 2025
SAFARI UMANI A SARAJEVO
Safari.
Col termine safari s'intende quell'attività ludica che porta le persone in ambiti primitivi, selvatici, ad interagire con luoghi, animali e altre persone. Spesso le interazioni avvenivano / avvengono tra soggetto civilizzato (Turista pagante) e gli animali (Leoni, elefanti, ...) del luogo visitato, e consistevano nell'osservare, nel fotografare, nel colpire e ferire, nel colpire e uccidere, magari per depredare zanne d'avorio o altro.
Nei secoli passati tanti europei facoltosi hanno organizzato e partecipato a safari nei paesi più disparati, per il prevalente gusto, barbaro, di procurare danno fisico o morte agli animali. Queste persone coi loro safari, lontano dal mondo civilizzato, si sfogavano dei loro istinti bestiali e, poi, tornavano alla vita civilizzata in società. Magari facendo bella mostra, con le persone più intime, di qualche trofeo bestiale.
Da qualche tempo, si diceva sottovoce, ma, ultimamente, si riporta senza remore, che dei safari molto più terribili, dove le vittime non erano gli animali, ma erano persone, cittadini inermi (Donne, bambini, uomini, vecchi, giovani, militari), sì sono svolti, sotto la luce del sole, nella città di Sarajevo, durante la guerra del secolo scorso. Incredibile!!!
È veramente incredibile dover registrare il livello di degrado del genere umano.
Dei "normali cittadini", europei, durante quel triste periodo bellico, lasciavano le loro città quiete e tranquille, lasciavano il loro lavoro, la loro famiglia (le loro mogli, i loro genitori e i loro figli), indossavano la classica divisa mimetica e, armati di tutto punto fino ai denti, andavano nella martoriata ex Jugoslavia, durante il periodo bellico, a fare "safari umani".
Sì, si portavano a Sarajevo e dintorni a "provare il gusto" di uccidere persone civili e militari.
Per il semplice piacere di uccidere!
Questi "nuovi barbari", dopo aver pagato il "balzello" previsto dagli aguzzini che gestivano queste "escursioni", si ponevano sui tetti dei palazzi e con modernissimi fucili, ad alta precisione, si divertivano a colpire/uccidere chiunque si trovasse a passare per le vie di prossimità. Sì, facevano i cecchini. Uccidevano per il semplice gusto di uccidere delle persone. Chiunque si trovasse non loro raggio d'azione.
Questi novelli criminali, cecchini, barbari da fine settimana, pagavano discrete somme di denaro per il gusto, selvatico, bestiale, di togliere la vita a un essere umano!
E dopo aver fatto "detta esperienza emozionale" questi mostri, tranquillamente, spogliatisi di quei vestiti, tornavano alle loro città, alle loro famiglie, ai loro lavori.
Tutto come se nulla fosse stato. Tutto come se si fosse trattato solo di una rappresentazione surreale, che seppure violenta, drammatica, era da considerare non vera, ma cinematografica.
Quegli esseri bestiali, in ogni caso, non sono fantasiosi, sono reali e magari vivono accanto a noi. Molti sanno nomi e cognomi, ma non parlano. Altri, invece, sarebbero disposti a parlare, ma sembra che nessuno sia disposto ad ascoltare.
Il Potere Esecutivo, il Potere Giudiziario, dei paesi Democratici, l'Europa, la CEDU, l'ONU, dovrebbero, senza alcuna reticenza, individuare tutti questi mostri, arrestarli e portarli dietro le sbarre di prigioni da tenere ben serrate per tutta la loro vita.
26 ottobre 2025
SCIOCCHEZZE DI STATO 2
Ingiustizie, incongruenze, sciocchezze, errori, che le Istituzioni considerano come lecite (O le ignorano) e che tali non sono.
Il semplice buon senso dovrebbe portare, semplicemente, alla loro eliminazione dal nostro ordinamento giudiziario.
Di seguito alcune di queste.
-Sciocchezza di Stato n.2 - Vantaggio di funzione.
Secondo il nostro ordinamento tutti i Cittadini sono Uguali davanti alla Legge. Ma ci sono alcune categorie di persone che svolgono importantissime funzioni sociali nell'ambito pubblico, che possono essere agevolate nel confronto politico con altre persone, prive di tale funzione. Quindi, per norma, si dovrebbe eliminare tale vantaggio di funzione. Per tutti costoro la candidatura politica dovrebbe essere condizionata dalle dimissioni irrevocabili, senza successivo subentro, e da un periodo sabbatico minimo di cinque anni tra le dimissioni e la candidatura.
Alcuni esempi:
2A) -Giornalista RAI. L'attività lavorativa nella struttura pubblica fornisce al soggetto un vantaggio di funzione, indipendentemente dal merito. Che fare? Dimissioni irrevocabili, periodo sabbatico e poi candidatura.
-Questore.
-Prefetto.
-Dirigente dei Servizi segreti.
-Dirigente di Strutture pubbliche.
2B) -Conflitto d'interesse, Conflitto di competenza, Conflitto per coincidenza fra controllore e controllato.
Il Potere Legislativo e quello esecutivo, nei limiti delle rispettive competenze, finora non sono riusciti a chiarire e, quindi, legiferare, in modo chiaro e semplice, al fine di evitare i conflitti, purtroppo molto diffusi nell'ambito della PA, sopra indicato.
Non è accettabile che una persona operante nel settore pubblico possa decidere su qualcosa di patrimoniale che riguarda se stesso. Non è accettabile che un dirigente, nominativo da un Potere istituzionale possa decidere di aumentarsi, motu proprio, lo stipendio per la funzione. Oppure che attribuisca vantaggio economico, diretto o indiretto, a persone terze a lui legate da rapporti parentali (Nepotismo), di amicizia, di sentimento.
Appare ridicola la sceneggiata che porta all'allontanamento del soggetto interessato per qualche minuto al momento della votazione del dispositivo.
È, assolutamente, indecoroso, volgare e vergognoso ogni atto che porta in sé la coincidenza fra il controllore e il controllato. Lo Stato ha il dovere di precisare, e vietare, in modo chiaro, senza alcun dubbio, tutte le circostanze che comportano dette coincidenze .
2C) -Competenze extra nella Pubblica Amministrazione.
Il Potere Legislativo o quello Esecutivo, nell'ambito delle rispettive competenze, dovrebbero, a mio parere, eliminare le incongruenze legate alle competenze aggiuntive che la PA riconosce ad alcuni dirigenti, o funzionari, nell'ambito dello svolgimento delle funzioni d'istituto.
È il caso, per esempio, della figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) nell'ambito dei lavori pubblici o in altri ambiti.
I concorsi per l'assunzione di tecnici laureati (Ingegneri, Architetti) sono sempre con tanti partecipanti, per lo loro appetibilità professionale ed economica. La cosa che, ictu oculi, appare incongruente è quella che riconosce un riconoscimento economico aggiuntivo, rispetto allo stipendio base, per il fatto di svolgere le funzioni per le quali esso, dipendente dalla PA, è stato assunto. Incredibile!
In parole povere, la PA riconosce, al proprio dipendente, un compenso aggiuntivo, per qualcosa che esso dovrebbe fare, canonicamente, e per la quale è stato regolarmente assunto. Certamente non si tratta del caso del dipendente che si attribuisce l'aumento di stipendio in modo autonomo, ma poco ci manca. Da questi casi partono le maggiori nefandezze dello Stato che portano clientelismo e passaggi alla politica di persone già dipendenti pubblici. Assurdità allo stato puro. Lo Stato per evitare che il dipendente faccia il lavativo gli riconosce un emolumento economico aggiuntivo.
La legge si dovrebbe, immediatamente, rimodulare, nel senso sopra indicato, per tutte le figure sopra riportate e per tutte le altre che implicano un vantaggio di funzione svolta nel settore pubblico per il soggetto interessato.
LA SPERANZA
La speranza.
La speranza può essere rappresentata con due diverse facce: una positiva e una negativa.
L'aspetto positivo è legato alla necessità di reagire alle avversità della vita, senza alcun, o con minimo, abbattimento. Con la convinzione che il tempo porterà risposte positive.
L'aspetto negativo è legato alla cortina di fumo, di incertezza, di nebbia, che impedisce di vedere nitidamente la realtà e, quindi, il futuro.
Speranza e società.
La speranza rappresenta i Sogni che si fanno ad occhi aperti. È lo stato di ottimismo che aiuta ad agire verso il fare, verso le cose che portano gioia.
È un sentimento di fiduciosa attesa per un futuro positivo; che sottintende l'aspettativa di un futuro migliore, nonostante le avversità.
È un bene che appartiene, volendolo, a tutti, ricchi e poveri. È stabilmente presente nelle persone che non hanno nulla. Gli ultimi, coloro che restano sempre in fiduciosa attesa di quel qualcosa che hanno sempre desiderato.
È desiderio, aspettativa, fiducia. Un bisogno di credere in qualcosa e/o in qualcuno. È ottimismo e resistenza contro le avversità, con la ricerca viscerale di un mondo migliore.
Speranza e mito
Nella mitologia greca la dea della Speranza è Elpis (Spirito della speranza).
Nella mitologia romana la dea è detta Spes (Fiducia nel futuro).
Elpis è legata al racconto/parabola del vaso di Pandora (Alla donna era stato chiesto di non aprire il vaso che conteneva tutti i mali e la Speranza, ma Pandora non resistette alla curiosità e l'aprì facendo scappare i mali) ove essa rimase chiusa dal momento in cui tutti i mali riuscirono a scappare. Con il proposito di offrire a tutti conforto e, forse, ancora di più, un potenziale elemento di illusione. Sì, perché la Speranza, spesso, porta l'uomo ad ipotizzare scenari difficilmente realizzabili.
La speranza è l'ultima a morire, anche nella situazione più disperata e difficile. Essa è l'ultima risorsa capace di aiutare ad andare avanti, verso il nuovo futuro, verso risposte piu fiduciose.
La Speranza può essere considerata come un raggio di luce che aiuta le persone ad uscire dal buio tunnel della vita.
Speranza e vita
La Speranza è legata alla vita. Cessa con essa. Finché c'è vita c'è speranza, recita un famoso detto.
Nei momenti sereni della vita le persone dovrebbero, sempre, ricordarsi di tenere lontane le avversità e sperare in un mondo migliore.
La Speranza ha un forte legame con la natura, col suo risveglio primaverile, e per questo motivo essa è assimilata al colore Verde.
La Speranza è la tendenza verso una meta fortemente desiderata e magari ardita. Avere speranza significa, anche, avere adeguate capacità nell'accettazione di dolori, delusioni, negatività. Essa aiuta a non finire in stati depressivi.
"La Speme è quella calda luce solare che illumina la vita delle persone e che le libera dalle catene del presente", secondo Nietzsche.
La Speranza è un percorso di vita e di spirito verso il raggiungimento di un mondo migliore.
Speranza e fede.
Per la Chiesa la Speranza è una delle virtù teologali. Tramite essa le persone possono tendere verso la vita eterna.
Per S. Francesco essa non è una sensazione, ma è, semplicemente, Dio in persona ("Tu sei la nostra speranza").
Per la Chiesa la Speranza è rappresentata dallo Spirito Santo
È l'elemento spirituale che fa acquisire la fiducia e l'energia, presenti nelle stesse capacità dell'uomo.
Speranza e psicologia.
L'uomo colpito da gravi avversità ha bisogno di essere protetto da una specie di corazza, uno scudo metallico, contro gli attacchi della vita. La presenza di tale scudo gli permette di essere dotato di adeguata resilienza (Capacità di resistere agli urti, ai colpi, agli attacchi, anche quelli molto forti e violenti, magari piegandosi, ma senza spezzarsi. Mantenendo la propria integrità etica e morale. Piegato, ma non spezzato).
È accertato scientificamente che le persone munite di Speranza sono molto più capaci di reagire positivamente alle avversità. Con grande capacità di riprendersi anche da attacchi traumatici e tragici. Queste persone sono capaci di vedere, meglio e prima degli altri, la fioca luce posta alla fine del tunnel.
La speranza è rappresentata da più simboli, tra essi l'ancora, il pettirosso.
L'ancora rappresenta il simbolo della Croce, ch'è capace di tenere fermi stabilmente, in un porto sicuro, anche nei momenti più difficili.
Il pettirosso è l'uccello piccolissimo, bello, gioioso, capace di resistere tenacemente alle difficoltà della vita.
Speranza e poetica.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Questi versi aprono il canto III dell’Inferno e rappresentano l’iscrizione sulla porta dell’Inferno dantesco. La loro forza sta nell’immediata drammaticità con cui introducono il regno della dannazione eterna.
L’iscrizione parla, in prima persona, come se la porta stessa avesse voce, creando un effetto di personificazione inquietante. L’anafora “per me si va” scandisce con solennità il passaggio verso tre dimensioni della perdizione:
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Questi versi aprono il canto III dell’Inferno e rappresentano l’iscrizione sulla porta dell’Inferno dantesco. La loro forza sta nell’immediata drammaticità con cui introducono il regno della dannazione eterna.
L’iscrizione parla, in prima persona, come se la porta stessa avesse voce, creando un effetto di personificazione inquietante. L’anafora “per me si va” scandisce con solennità il passaggio verso tre dimensioni della perdizione:
-la città del dolore,
-la sofferenza eterna,
e l’umanità perduta.
Non si tratta solo di un luogo fisico, ma di una condizione esistenziale definitiva.
Particolarmente significativo è il riferimento alla Trinità divina come origine dell’Inferno:
Particolarmente significativo è il riferimento alla Trinità divina come origine dell’Inferno:
la “divina podestate” (il Padre),
la “somma sapïenza” (il Figlio)
e il “primo amore” (lo Spirito Santo).
Dante vuole sottolineare che anche la giustizia punitiva dell’Inferno nasce dall’amore divino, un amore che rispetta la libertà umana fino alle sue estreme conseguenze. L’Inferno non è, quindi, capriccio di un dio crudele, ma manifestazione di giustizia perfetta.
Il verso “Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne” colloca l’Inferno in una dimensione metafisica assoluta: esso esiste dall’eternità, come gli angeli e i cieli, testimoniando l’eternità della giustizia divina.
Il verso finale - “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, è forse il più celebre e terribile dell’intera Commedia. La speranza, virtù teologale essenziale nel Cristianesimo, viene qui negata definitivamente. È la dichiarazione ultima dell’irreversibilità della dannazione, ciò che rende l’Inferno veramente infernale: non la sofferenza fisica, ma l’assenza totale di prospettiva, di redenzione, di cambiamento.
Il verso “Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne” colloca l’Inferno in una dimensione metafisica assoluta: esso esiste dall’eternità, come gli angeli e i cieli, testimoniando l’eternità della giustizia divina.
Il verso finale - “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, è forse il più celebre e terribile dell’intera Commedia. La speranza, virtù teologale essenziale nel Cristianesimo, viene qui negata definitivamente. È la dichiarazione ultima dell’irreversibilità della dannazione, ciò che rende l’Inferno veramente infernale: non la sofferenza fisica, ma l’assenza totale di prospettiva, di redenzione, di cambiamento.
‘Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’.
Dante Alighieri, (Divina Commedia, Inf. III, vv. 1-9)
25 ottobre 2025
QUANDO LA POLITICA E' ARTE?
La Politica, quella vera, è arte (Forma che mira al valore estetico e creativo) quando essa ha cura, si prende cura, del benessere e della gioia di tutti i Cittadini, senza alcuna esclusione.
L'arte della Politica è un qualcosa che non si esercita dall'alto (Come fanno in molti), ma si snoda diffusamente, saggiamente, nella comunità; tra tutti, con il potente e il fragile, con l'amico di partito e l'avversario politico anche quello più ostile, con il maestro e con l'allievo. Con tutti i Cittadini, allo stesso modo.
Secondo Otto von Bismarck la politica è l'arte del possibile, ossia la capacità di trovare le soluzioni più idonee ai problemi esistenti, all'interno dei limiti imposti dalla realtà del luogo e del momento. Senza cedere alle tentazioni delle utopie (Senza cercar di fare il passo molto più lungo di quello consentito dalla gamba). Puntando su una condizione di compromesso tra le condizioni reali e le aspirazioni ideali. La Politica vera ha il compito di analizzare i rapporti fra potere e libertà, tra natura e società, tra cittadini e istituzioni, tra cose giuste e cose ingiuste, al fine specifico di tendere verso una società migliore di quella presente, con cittadini sempre più felici.
Il politico che si preoccupa solo, o prevalentemente, di comandare, amministrare, gestire, imporre la sua volontà, curare gli interessi personali, non è in possesso di quell'arte sublime; per esso la cosa più importante è garantirsi una poltrona per presente e futuro.
L'assenza di Arte nella politica ha fatto crescere, spaventosamente, l'apatia verso la politica, con la percentuale di chi va a votare inferiore alla metà degli aventi diritto.
E, allora, che fare?
Il cittadino dovrebbe tener presente che:
-Errare è umano, ma perseverare è diabolico (S. Agostino);
-Chi non è stato capace di amministrare una città è improbabile che riesca a correggere gli errori, le nefandezze, che assillano i cittadini di quella città.
"La politica è l'arte di governare per creare uno Stato giusto, virtuoso e armonioso, in cui ogni individuo e classe svolge il proprio ruolo per il bene comune"
diceva Platone, Politico (276b)
21 ottobre 2025
PARANINFO
L'evoluzione del sistema di vita, nella nostra società occidentale, ha comportato, e comporterà, rimodulazioni, o scomparse, di alcune attività, economiche e non.
Nel secolo scorso, in tutta l'area mediterranea, esisteva una figura speciale, famosa nei vari borghi, che aveva la "funzione" di trovare soluzioni, ragionevoli, ai problemi di cuore di tante persone. Persone quasi sempre semplici, buone, socievoli, ma molto timide; quindi con ridotte capacità di dialogo verso terzi. Persone con una timidezza che li faceva arrossire ogni qualvolta si trovavano a parlare, specialmente con donne, di questioni di ... cuore.
In questi casi, in modo diretto o indiretto, si faceva intervenire un mediatore, capace di esaminare, più o meno oggettivamente, tutti i dati del problema (Un uomo o una donna alla ricerca di un compagno di vita) e trovare la soluzione più ragionevole fra le possibili.
Il soggetto non era altro che un conoscitore di luoghi e di persone, un mediatore. Si può dire, anche, una persona molto di fiducia, delegata ad agire in nome e per conto del soggetto rappresentato. Era una specie di procuratore, oppure un agente, come si direbbe oggi. Era un sensale, o meglio, un paraninfo (paranymphus) o paraninfio, un mezzano, un pronubo, ossia colui che combina un matrimonio. Paraninfo che diventava, quasi automaticamente, un compare d'anello del matrimonio combinato, eventualmente andato a buon fine. Egli era la persona preposta ad accompagnare la coppia nuziale a casa dello sposo. Era una persona assolutamente fidata che accompagnava la sposa al matrimonio. Il rapporto che nasceva tra il paraninfo e gli sposi (E le loro famiglie), solido e duraturo, era un misto di profonda amicizia e stretta familiarità, quasi meglio del rapporto tra fratelli.
Col tempo tale tipo di rapporto si è venuto, via via, sgretolando, deformando, perdendo le sue caratteristiche sociali. La figura individuale è praticamente scomparsa, ma con funzioni essenzialmente economiche essa è stata sostituita da una serie infinita di agenzie, operanti non a titolo gratuito, aventi come obiettivo quello di trovare l'anima gemella. Così come faceva il paraninfo. Con la differenza che al tempo presente è intervenuto in computer, coi vari suoi algoritmi, che riesce a cercare e trovare in vaste aree territoriali le persone che, almeno teoricamente, potrebbero essere una buona coppia affiatata. Ma, da quello che si sente dire in giro non sempre i risultati delle agenzie matrimoniali moderne portano ai risultati affettivi che nascevano grazie ai servigi degli antichi paraninfi.
Col passare del tempo la funzione, specialmente in umili contesti, è andata sempre degradandosi fino a degenerare in ipotetici maldicenze che legavano intimamente la promessa sposa al paraninfo diventato un ruffiano.
Nel secolo scorso c'era una persona perbene, molto nota, distinta e stimata, che si divertiva proprio tanto nello svolgere questa funzione, con amicizia, con passione, con armonia e serenità. Si divertiva proprio tanto, quando riusciva a far convolare a giuste nozze due persone che lui aveva fatto conoscere. Non lo faceva per soldi. Anzi, spesso ci rimetteva con i regali che era costretto a fare.
No, lui lo faceva per divertimento.
19 ottobre 2025
REGALI DI STATO
In Italia il Potere Esecutivo ha trasformato i Beni Pubblici (Acqua, Sanità, Autostrade, Spiagge, Rifiuti urbani) in bancomat a favore di privati.
Perché? A chi giova?
PER GRAZIA RICEVUTA
Che la mafia sia presente in tutte le istituzioni dello Stato, da nord a sud della penisola, con una densità direttamente proporzionale agli interessi economici, penso sia cosa acclarata e riconosciuta da quasi tutti i cittadini.
Che lo Stato dedichi scarsa e inefficace attenzione al fenomeno mafioso è cosa dimostrata dai fatti eclatanti che, sistematicamente, sconvolgono il nostro Paese. Che la mafia muscolare, forzuta, stragista, capace di lottare a braccio di ferro con lo Stato, sia stata sostituita dalla mafia che pensa di fare affari, anche con lo Stato, piuttosto che stragi e delitti è, pure, cosa risaputa.
La cosa di cui si parla poco è la strategia delle tragedie messa in atto dai criminali. Tale strategia consiste nel costruire tesi che portano allo scontro persone o famiglie, anche senza reali motivazioni, ma con presupposti costruiti ad arte; falsi.
Bisogna riconoscere che il più potente di tali presupposti è quello che porta un mafioso ad attaccare un Cittadino onesto, ostile ad esso, in modo indiretto, tramite le forze dell'ordine. Significa che il mafioso riesce a far colpire il cittadino che lotta la mafia non direttamente, ma tramite terzi, ossia le forze dell'ordine. Forze dell'ordine che, ingenuamente o coscientemente, si prestano al gioco dei mafiosi! Non è teoria, purtroppo.
In sintesi, il mafioso, con l'aiuto di qualche soggetto, apparentemente pulito, magari affiliato, e occupante una carica Istituzionale (Sindaco, Commissario di ente pubblico, Politico di lungo corso), costruisce un castello di accuse, prive di fondamento, che, spesso, il classico pollo, a capo delle forze dell'ordine, coinvolte nella storia, magari pensando ad una facile promozione di carriera, fa proprie senza alcuna riflessione sulle presunte false prove. È questo il classico caso del mafioso che osanna le forze dell'ordine (Vero!) per aver assicurato alla giustizia un ... innocente. Con un conseguente credito, verso il rappresentante istituzionale, per grazia ricevuta. Grazia che, come ben noto nella vita vissuta nella zona interessata, è, sempre, molto ben remunerata. E, a buon rendere.
Incredibile!
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