Guarda oltre. Oltre il dolore.
Non ti fermare davanti alle difficoltà. Nella vita bisogna avere la forza e il coraggio di andare oltre il dolore. Per cercare, e trovare, risposte alle domande che hanno attaccato e martoriato il cuore. Davanti alle ferite, seppure profonde, non bisogna, mai, reagire con rassegnazione. Nessuna ipotesi di resa deve esistere in chi è stato colpito. E nessuno spiraglio di disfatta deve trapelare all'esterno del proprio corpo e dai propri cari.
La vita deve continuare ad andare avanti, con la schiena diritta, con lo sguardo fiero e sereno, seppure nell'intimo intristito. La reazione deve essere forte, come il dolore; anzi, più forte del dolore, al fine di cercare di fare in modo che la Verità e la Giustizia vengano a galla. Anche quando, per tanto tempo, è stata negata.
Chi è stato colpito deve sapersi rialzare e rialzarsi e guardare oltre; oltre il buio della notte senza luna e senza stelle. Oltre l'evento.
Chi si è trovato sotto attacco fisico e/o morale, seppur barbarico, deve essere capace di trasformare il suo dolore in lotta civile, in impegno civile e responsabilità morale, per se stesso, per chi era a lui caro e ora non c'è più e per la società intera. Tutte le vicende rimaste sotto una fitta coltre di nebbia procedurale, indipendentemente dalle motivazioni, devono essere memorizzate e riportate singolarmente evitando assemblaggi indeterminati che portano giovamento solo ai barbari e ai personaggi di turno che vogliono, in sostanza, mettere in evidenza la propria persona, il proprio interesse.
In dettaglio, i caduti, in modo diretto o indiretto, devono avere la possibilità di raccontarsi, di esprimersi, di indicare la loro vita terrena, di far conoscere le loro emozioni, gli ostacoli e le difficoltà incontrate. E le persone che hanno agito contro di loro.
Questo guardare oltre il dolore è qualcosa che serve a chi racconta, serve alla vittima, seppure assente, serve alla società necrotizzata, perché si sforzi a cercare, e trovare, gli anticorpi contro il cancro sociale che, lentamente, la uccide.
Serve per fare in modo che il futuro delle nuove generazioni sia fatto di luce e non di buio. Tutti i casi sepolti senza giustizia devono essere ripresi, ricordati, non solo nell'ambito familiare, ma anche nell'ambito sociale. non devono essere lasciati nell'oblio. I giovani devono sapere della sofferenza, del dolore, della resistenza della ingiustizia che hanno attraversato i corpi e le anime delle vittime (Menzionandole, sempre col nome e col cognome e con la loro storia, una per una, non in senso indeterminato).
Il dolore solo così sarà possibile, come in un bombardamento di una reazione nucleare, con esplosioni a catena, rimodularlo in coscienza civile, in urla per il desiderio di riscatto sociale, per la necessità di fuggire da una condizione di sudditanza fisica e psicologica.
Anche se chi ha subito il dolore sa che nulla è più come prima. Tutto il mondo esterno è diverso. I rapporti con gli altri saranno diversi, ma la forza d'animo deve trovare lo sbocco per elidere la rassegnazione, la sfiducia verso le Istituzioni, la resa verso il nemico subdolo e volgare. Il tutto come in una lotta, ad armi impari, che la civiltà e il diritto dei popoli non può permettersi di perdere.
Con una sola direttiva etica, nel ricordo di chi non c'è più.
Mai più, mai più barbarie.
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