Faccio la pubblicazione dopo una fugace lettura che mi ha fatto vedere un Poeta mentre dialoga con la sua Calliope. Con tanta, tanta, malinconia. Sensazioni ed emozioni che si trasferiscono immediatamente al lettore.
Carlo sei uno dei più grandi Poeti viventi. Bravissimo.
ECCOTI IL LUNGO CORSO DEI PENSIERI
Fremono mille insieme dentro il sole,
guardano il cielo tenero di luce,
cedono al vento tutti i lori olezzi,
i fiori del mio campo nel mattino
che impatta come un canto di speranza.
In quel giorno che avanza ho appeso la mia voce, Donna.
Un pensiero che geme accanto al nulla.
Questo è il mistero che mi porto dentro
Nella serena luce del mattino.
Eccoti il mare splendido di sogni
dove cantò l’amore Nosside di Locri.
Ed era duro il nume
nel petto ansante della giovinetta
nella distesa gonfia di attesa.
Eccoti lo splendore che rifulge
Tra mille smarrimenti di colori che gemono nell’animo svuotato.
Ed ecco il vento che trasporta il grido
Della lieve Persefone di Zeus.
Vergine ancora e schietta la figlia di Demetra
Non tremò nelle braccia di Ade e gli sorrise,
con occhi chiari nel remoto inferno.
Tutto si scioglie dentro il cuore e trema.
E il freddo impazza.
Eccoti il lungo corso dei pensieri, Donna.
Eccoti il pianto, aspro, della Fine.
Carlo A. Pascale
Siderno, 11.03.2014 ore 11,32
QUO…
E nella notte
Quando i pensieri battono al cervello
Alzo lo sguardo per vederti ancora, Donna.
Ed ecco a stuolo, in fila inelegante, le stelle
Che giungono alla terra su cui l’ombra posa.
E bussano alle case finalmente.
E dietro ad esse in un corteo infinito
passano comete con la chioma d’oro.
E vado insieme ad esse per lo spazio che s’inoltra sempre.
E incontro il tempo spavaldo che ridendo siede
Sull’orlo della fine che non c’è.
“Quo…?”, mi chiede .
“A me, Signore?”
E nel mio cuore luce una fiammella.
E : ”Se tu canti, Donna, m’addormento!”
Lasciami allora andare.
Parte la corsa del tuo uomo.
Prega.
Carlo A. Pascale
Siderno, 05/03/2014
SETTE! DUE! NOVE!
Tu non apri le braccia per accogliermi
Per stringermi al tuo seno.
Tu non credi all’ora vaga della fine.
E non tendi le mani a consolarmi.
Non lo fai per amore, non vuoi che si parli di me, povero uomo.
Tu vuoi che resti quale sono stato.
E allora alza le carte : vince la più forte.
Ma forse è meglio la morra giocata tra la gente:
Sette!..Due!...Nove!
Chi perde muore dove non si muore più, per sempre.
Se ti chiedo chi ha vinto, mi rispondi.
E se ti chiedo chi ha perso non rispondi.
Commossa apri le braccia per serrarmi al cuore.
E fremono d’affetto le tue mani e il pianto brilla a salti nei
tuoi occhi.
Sul ramo a mezzogiorno freme un canto
E il sole è bianco.
Ora son lunghe le tue braccia, Donna,
lunghe fino al Signore che mi aspetta.
Un attimo e s’accende il firmamento per aprire la via.
Suona la campana nella sera e tutto vaga trepidando a valle .
Senti, mi vien da dirti: Tutto che muore rifiorisce in cielo?
Hai il volto calato sopra il seno.
Oh, ecco un treno....!
Ecco la mia sorte!
Carlo A. Pascale
Siderno (RC) 16.03.2014 ore 10,06
VERRÒ A TROVARTI
Verrò a trovarti quando cala il giorno.
A parlarti, verrò, Donna.
Hai sul volto la luce dei respiri
che salgono nel cielo
Quando la luna tornata alla collina
Effonde tenerezza sulla valle.
Io sono il cielo che contiene tutto
Che dipinge di blu tutti i miei monti
Là dove il sole grosso come un nume
Bacia la terra con passione eterna.
Ti prendo un lembo della veste, Sera,
per serrare la mano alle tue cosce e sparire
nel flusso della vita.
Portami al ballo, Sera.
Verrò a trovarti quando la notte muta si distende
Al fianco di chi dorme negli angoli più sconci della terra.
Notte, Genitrix, avvolgi quella gente!
Verrò a sedermi in cima alla collina dove il grano si curva
Come seno di donna quando ama.
Qua tutto chiama.
Tutto freme di pianto e di dolcezza.
Qua dove il vento sospirando arriva
Spargendo nella notte il suo concerto.
Soffiano insieme tutte le mie stelle e la terra che vibra,
Tenera, Donna, di pianto,
consoli il tuo poeta.
Carlo A. Pascale
4 aprile 2014
----
Invito i miei lettori a leggere e rileggere queste Poesie. In esse è facile vedere un Uomo che prega, in silenzio. Incompreso? Forse è solo fuori dal suo tempo? In ogni caso si tratta di un grande Poeta. DOMUS
Che bel sentire.
RispondiEliminaQuel certo orizzonte che appesantisce la vita vederlo con tanta lucidità, sfidarlo a mani nude con la poesia. Scorgere immagini scaltre, attente e accorte e donarle con tanta dolcezza.
Visione e certezze quanta intimità con la natura e con la morte come se ci fosse una consuetudine a parlare ad entrambi.
Cristina
Grazie amica lettrice, sei di una tenerezza unica, di una delicatissima capacità di penetrare nell'intimo della poesia. La tua vpce, puntuale, arriva e benedice i versi, li porge ai lettori, li santifica. Le tue parole accendono ormai per consuetudine le lòuci più fulgide sulle mie poesie. Di nuovo grazie C:A:P:
RispondiElimina