Uno dei punti di criticità delle varie forme di democrazia è rappresentato dal legame esistente fra i tre Poteri (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario). Tanto più esistono e sono forti i collegamenti fra i tre poteri tanto più si è in presenza di un sistema scarsamente democratico.
In parole povere, se c'è commistione (Interferenze, Sudditanze, Dipendenze, Passaggio di uomini da un potere all'altro) fra parlamentari (Legislativo), ministri (Esecutivo) e magistrati (Giudiziario) vuol dire che la società in esame non è molto democratica. E questo a dirlo non sono solo io. In un paese Democratico i tre Poteri devono essere a TENUTA STAGNA. Chi è eletto o nominato in uno di essi non può e non deve poter passare, senza un lungo periodo di quarantena, in un altro. Apposite regole debbono impedire l'azione dei "vasi comunicanti". Regole che in Italia ... non esistono.
I tre Poteri devono essere autonomi, di pari dignità, senza alcun concetto di subordinazione tra loro. La sovranità popolare trae fondamento in tale divisione e separazione netta fra i poteri di uno stato.
Ammettere o accettare una condizione di subordinazione di uno qualsiasi dei poteri rispetto ad un altro equivale a retrocedere i rappresentanti del primo a livello più basso del secondo. Ma ciò non è ammissibile in una Democrazia moderna!
Il caso più grave, a mio parere, di subordinazione fra poteri dello Stato, in Italia, si è verificato recentemente tra la quasi totale indifferenza dei giornali, delle TV, dei partiti politici (Che, teoricamente, sarebbero i custodi, i paladini dell'identità Costituzionale). Mi riferisco alla decisione del Presidente del Senato (Ex magistrato) di far costituire il Senato della Repubblica parte civile in un processo penale pendente presso la Procura della Repubblica di Napoli. Non entro nel merito della questione, entro, solo nel principio dell'indipendenza dei Poteri del nostro sistema Istituzionale. Tale costituzione di parte civile rappresenta, a mio parere, un colpo mortale a quel criterio di autonomia ed indipendenza dei tre Poteri. E' un riconoscre una condizione di subordinazione, di dipendena, del Potere Legislativo (Senato) dal Potere Giudiziario (Tribunale di Napoli). Ciò facendo si pone il Parlamentare (rappresentante della sovranità popolare) in una condizione di inferiorità rispetto al Magistrato (Che rappresenta non un eletto, ma un incaricato per la gestione del diritto). Tale concetto di subordinazione, in un paese Democratico, a mio parere, non solo è illegittimo, ma è anche offensivo del sacrosanto Diritto di Sovranità Popolare di una Repubblica. Che non sia delle ... banane.
E, la cosa altrettanto grave, che io sappia, è la circostanza che nessuno dei Senatori (Presidenza, Aula), dei piccoli e grandi partiti politici, si sia portato su questi valori di Principio Costituzionale, restando tristemente bloccati sulle posizioni partitiche (Fermandosi al merito tecnico della vicenda).
In Italia, purtroppo, "così è, se vi pare...".
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Non sono molto preparata sulla materia ma credo che in questo caso costituendosi parte civile non è in finzione di una sudditanza,ma proprio come corpo a se che rivendica un diritto,nel corso di un procedimento che riguarda anche ,e pregiudica,il Senato della Repubblica. io la vedo così,ma posso anche sbagliarmi,Anzi probabilmente sono io in errore.
RispondiEliminaL'argomento è molto importante per poter essere affrontato con la leggerezza di un commento. Ciò premesso vorrei cercare di precisare perchè non sono d'accordo con la tua posizione. I Poteri Istituzionali (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario) sono la suprema rappresentazione della Democrazia. Essa, in genere, mal si concilia, a mio parere, con la monarchia, che spesso, in quanto tale, interagisce, modificandoli a piacere, sui tre poteri. Poteri che per essere obiettivi e sereni devono essere autonomi. L'autonomia implica, quindi, la mancanza di interferenze con altri poteri. Quello Legislativo, poi, per istituto è il massimo dei poteri ed in quanto tale non deve, assolutamente, essere condizionato da altri. Accettare, o peggio, adire alle vie giudiziarie significa riconoscere la preminenza del potere Giudiziario su quello Legislativo. Naturalmente senza entrare nel merito tecnico della questione. Volendo, il potere Legislativo ha i mezzi e le condizioni per esprimere la propria volontà: legiferando. Non aspettando le decisioni di quel potere (Giudiziario) che, per istituto, non dovrebbe fare altro che interpretare le leggi che esso (Legislativo) ha emanato.
RispondiEliminaMi riservo di riprendere il discorso in altro momento ed in altra sede. Possibilmente. Un abbraccio