Cultura o Conoscenza?
Cultura?
E' quanto occorre alla formazione dell'individuo sul piano intellettuale e morale e all'acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società.
Patrimonio delle cognizioni e delle esperienze acquisite tramite lo studio, ai fini di una specifica preparazione in uno o più campi del sapere. E' sinonimo di formazione, civiltà, dottrina, erudizione, istruzione, educazione, conoscenza, sapienza, sapere, patrimonio intellettuale.
Conoscenza?
E' l'apprendimento di un qualcosa. E' la facoltà di percepire e di apprendere. E' l'atto del conoscere, del possesso di una procedura, di un sapere. E' acquisire con l'intelletto, conoscere, sapere. E' la consapevolezza e la comprensione di verità, di fatti o informazioni ottenuti attraverso l'esperienza o l'apprendimento.
E' intendere, comprendere, imparare, sapere, intuire, distinguere, individuare, afferrare con la mente, avere a conoscenza di un fatto, avere cognizione ampia e approfondita di qualcosa, spesso frutto di studio di lettura, di pratica esecutiva.
La Cultura è rivolta all'appagamento dello spirito e dei massimi valori etici, sociali e morali.
La Conoscenza è rivolta prevalentemente all'appagamento dei desideri personali ed eventualmente solo in subordine verso quelli generali.
Lo studio porta in se la conoscenza di una materia (Medicina, per esempio) che può essere messa in atto per acquisire prestigio e benessere economico personali.
Tale conoscenza, inoltre, se si manifesta, anche, come aiuto sanitario verso gli ultimi, i bisognosi di cure, ma privi dei mezzi economici necessari per il sostegno di tale bisogno, allora assume una funzione culturale di inestimabile valore.
Alla fine del corso di studi delle scuole medie superiori, spesso, gli studenti si sentono domandare che indirizzo di laurea si sentono di intraprendere. Accanto a questa domanda, ai ragazzi bisognerebbe domandare:
"La professione che eserciteranno sarà utile per la società? Il genere umano sarà avvantaggiato, sarà indifferente o sarà danneggiato dall'attività conosciuta?"
Ogni persona dovrebbe conoscere, dettagliatamente, il fine, lo scopo, a cui la propria attività è diretta. E se il fine non è eticamente accettabile è necessario fare un passo indietro e porsi dei punti di domanda. Porsi interrogativi di vita.
Bisogna sapere che nella vita non sempre è positivo lasciarsi sedurre dall'interesse materiale, economico. Il valore etico, intellettuale, in ogni attività professionale, deve essere sempre prevalente.
La scelta di campo che porta condizioni di vita meno pericolose e meno dolorose per il prossimo, indipendentemente dal fatto di essere o meno un credente, non deve, mai, essere messa in dubbio.
Al conseguimento di una laurea, specialmente nel campo scientifico, al futuro professionista si dovrebbe porre la domanda:
"La professione che eserciterai sarà utile per la società? Il genere umano, da tale esercizio, ne trarrà vantaggio, sarà indifferente o sarà danneggiato?"
E penso a quel medico che dopo aver visitato (Gratuitamente?) un paziente, costretto in condizioni di cattività, dopo qualche giorno è tornato dal suo paziente con il medicinale che gli ha salvato la vita.
Era accettabile eticamente, culturalmente, l'azione del professionista?
Come ha fatto quel medico a convivere con la propria coscienza?
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