Atalanta, figlia di Iasio, re dell'Arcadia, è stata abbandonata dal padre sul monte Pelio, in quanto indesiderata perché femmina. Il padre aspettava un figlio maschio, per la continuazione del casato nel regno.
Allevata da un'orsa cresce bellissima, con forza e con molti talenti.
Era una divinità greca, bellissima, famosa per le sue insuperabili capacità (Anche con i maschi) nella corsa, nella caccia, nella lotta. Era contesa e desiderata da molti, ma pochi osavano partecipare ai suoi tornei, alle sue gare, ove il vincitore aveva diritto a diventare il suo sposo, ma di contro, in caso di sconfitta, andava, inesorabilmente, incontro alla morte.
Ippomene, rimasto affascinato dalla sua bellezza ha osato sfidarla a corsa dopo averle detto che sarebbe stata, sicuramente, la sua sposa.
Ed anche lui avrebbe fatto la stessa fine degli altri pretendenti se non ci fosse stato un aiutino (Regalo di tre pomi d'oro. Usati per distrarre Atalanta durante la corsa, con conseguente beneficio a favore di Ippomene) da altra divinità (Venere) sostenitrice della sua parte...
Col conseguente coronamento di un amore sbocciato in entrambi.
Vinta la corsa Ippomene prende in sposa Atalanta e la coppia vive serenamente la passione coniugale. Vissuto coniugale intenso che smette bruscamente per la profanazione con un atto amoroso impudico in un tempio dedicato a Cibele.
Afrodite scarsamente sensibile e disponibile verso queste trasgressioni (Sesso sfrenato in un tempio), forse anche per un pizzico di invidia, punisce i due bellissimi e aitanti giovani trasformandoli in leoni, animali che secondo la tradizione del tempo non potevano accoppiarsi.
La coppia, rappresentata da Ovidio, mostra l'incontenibile pulsione carnale e i conseguenti rischi in cui essa può andare incontro se priva di freni inibitori.
La storia di Atalanta può essere vista, anche, come il superamento del trauma del rifiuto da parte del padre con il complesso e ricercato legame di coppia con Ippomene. Legame liberatorio e privo di qualsiasi esitazione e inibizione.
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