Le Metamorfosi di Ovidio, al Vol II, tra le altre cose, raccontano della turbolenta e avversata nascita di Ercole, figlio di Alcmena e di Giove, che non disdegnava le distrazioni extraconiugali. Distrazioni mal digerite dalla moglie Giunone e, quindi, anche da Ilizia, sua figlia, dea preposta alle sofferenze del parto.
Alcmena portava avanti, da circa dieci mesi, la dolorosa gravidanza di Ercole che non voleva saperne di venire al mondo. In verità, non era lui a non voler nascere, ma era Ilizia che cercava di impedire tale nascita, per far piacere alla madre.
Tante donne stavano vicino ad Alcmena con preghiere, assistenze, suggerimenti e consigli per affrontare e sopportare le doglie, che, da molto tempo, le portavano dolorose sofferenze. Tra esse c'era Galanti, donna gentile, premurosa e disponibile la quale si accorse, a colpo d'occhio, della presenza dell'ostilità di Giunone a tale nascita. Si accorse che Ilizia stava seduta sull'altare con le braccia strette alle ginocchia, con le dita intrecciate. Capì subito che quella posizione della dea non poteva che essere ostativa alla serena nascita del bimbo. Quindi, di getto, senza pensarci su più di tanto, con volto allegro, con astuzia, con voce esultante, gioiosa, si avvicinò alla dea contratta e, mentendo spudoratamente, negando l'evidenza, le disse:
"Chiunque tu sia,
rallegrati con la mia padrona!
La puerpera ha ottenuto la grazia!"
La dea del parto esterrefatta, visto che non si aspettava tale notizia, ebbe un moto inconsulto; balzò verso l'alto e, così facendo, sciolse l'intreccio delle dita che rappresentava l'impedimento alla nascita.
Ed il bimbo nacque, tra lo stupore di alcuni e l'ilarità e la gioia di Galanti, che era riuscita, col suo stratagemma, ad infinocchiare la dea. Gioia che subito dopo è stata costretta a lasciare il posto alla terribile reazione della dea del parto.
Ma Galanti, seppur trasformata di un animale a quattro zampe, ha continuato a mantenere il suo zelo per essere stata capace di aiutare una partoriente semplicemente usando la bocca per una menzogna.
Il buon senso nella vita, secondo Ovidio, vince sempre.
O quasi sempre.
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