"E' mio diritto!"
Il Cittadino spesso si trova a doversi rapportare, con Pubbliche Amministrazioni, di scarsa efficacia, per una necessità qualsiasi (Certificato; Autorizzazione; Nulla osta).
L'approccio, di norma, è tanto più tortuoso tanto più la struttura è gestita male o, non è sede di specchiata civiltà.
Al fine di non suscitare eventuali ostruzionismi alla richiesta egli usa termini opportuni (Grazie, Scusi, Per favore, Mi raccomando), conditi con bei sorrisi, che, teoricamente, dovrebbero servire a far capire, all'interlocutore pubblico, che è lui il comandante supremo, a cui è rivolta una preghiera. Preghiera che potrebbe essere accolta oppure no. A sua discrezione.
La domanda, fatta dal Cittadino in questi termini, si presenta come una richiesta di favore. E l'interlocutore si sente investito dalla facoltà di assecondare oppure no la richiesta. Ed, in termini più o meno lunghi, a seconda di vaghe, ipotetiche, circostanze impeditive. In funzione dell'umore, della volontà del soggetto a cui la richiesta è materialmente rivolta.
Tale circostanza è tanto più frequente quanto più la comunità è gestita, in capo, per colpa o per dolo, da Incompetenti, da Corrotti, da Mezze Tacche.
Il Cittadino ha dimenticato che questo tipo di approccio è errato. E' necessario che esso prenda coscienza che le richieste (Lecite) rivolte alla Pubblica Amministrazione non rappresentano dei favori eventualmente concessi, ma sono dei Diritti che devono (Non possono) ricevere risposta immediata ed esaustiva. Tale diverso tipo di approccio è stato fatto proprio dai Cittadini Francesi sin dal tempo della rivoluzione Francese.
E' tempo che, anche in Italia, il Cittadino, invece di ringraziare (Chi è preposto e pagato a fare quella certa cosa per dovere) o di chiedere venia, si mostri a fronte alta, dicendo al proprio interlocutore (Chiunque esso sia) la frase storica democratica: "E' mio diritto ...".
Evitando così di confondere un Diritto con un favore.
Confusione che, spesso, è stata consentita o tollerata, se non stimolata, dagli stessi soggetti posti a capo della struttura.
Ma, in un paese Democratico, un soggetto posto a capo (Politico; Amministrativo) di una struttura pubblica che non si rende conto, o non riesce a capire, che la sua macchina organizzativa confonde un diritto con un favore, indipendentemente dalla circostanza se la cosa rientra nell'ambito della colpa o del dolo, senza alcun dubbio, non è degno di rappresentare la Istituzione che occupa.
E, quindi, va (Non andrebbe), immediatamente, allontanato dall'incarico.
Il Cittadino spesso si trova a doversi rapportare, con Pubbliche Amministrazioni, di scarsa efficacia, per una necessità qualsiasi (Certificato; Autorizzazione; Nulla osta).
L'approccio, di norma, è tanto più tortuoso tanto più la struttura è gestita male o, non è sede di specchiata civiltà.
Al fine di non suscitare eventuali ostruzionismi alla richiesta egli usa termini opportuni (Grazie, Scusi, Per favore, Mi raccomando), conditi con bei sorrisi, che, teoricamente, dovrebbero servire a far capire, all'interlocutore pubblico, che è lui il comandante supremo, a cui è rivolta una preghiera. Preghiera che potrebbe essere accolta oppure no. A sua discrezione.
La domanda, fatta dal Cittadino in questi termini, si presenta come una richiesta di favore. E l'interlocutore si sente investito dalla facoltà di assecondare oppure no la richiesta. Ed, in termini più o meno lunghi, a seconda di vaghe, ipotetiche, circostanze impeditive. In funzione dell'umore, della volontà del soggetto a cui la richiesta è materialmente rivolta.
Tale circostanza è tanto più frequente quanto più la comunità è gestita, in capo, per colpa o per dolo, da Incompetenti, da Corrotti, da Mezze Tacche.
Il Cittadino ha dimenticato che questo tipo di approccio è errato. E' necessario che esso prenda coscienza che le richieste (Lecite) rivolte alla Pubblica Amministrazione non rappresentano dei favori eventualmente concessi, ma sono dei Diritti che devono (Non possono) ricevere risposta immediata ed esaustiva. Tale diverso tipo di approccio è stato fatto proprio dai Cittadini Francesi sin dal tempo della rivoluzione Francese.
E' tempo che, anche in Italia, il Cittadino, invece di ringraziare (Chi è preposto e pagato a fare quella certa cosa per dovere) o di chiedere venia, si mostri a fronte alta, dicendo al proprio interlocutore (Chiunque esso sia) la frase storica democratica: "E' mio diritto ...".
Evitando così di confondere un Diritto con un favore.
Confusione che, spesso, è stata consentita o tollerata, se non stimolata, dagli stessi soggetti posti a capo della struttura.
Ma, in un paese Democratico, un soggetto posto a capo (Politico; Amministrativo) di una struttura pubblica che non si rende conto, o non riesce a capire, che la sua macchina organizzativa confonde un diritto con un favore, indipendentemente dalla circostanza se la cosa rientra nell'ambito della colpa o del dolo, senza alcun dubbio, non è degno di rappresentare la Istituzione che occupa.
E, quindi, va (Non andrebbe), immediatamente, allontanato dall'incarico.
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