IN UN’ALBA BIANCA
Finché posso resto a guardare la terra
A volare sui pensieri, a mordere
l’angoscia.
Mi si spaccano tra le mani le stelle stasera
Legato a Lancillotto du lac
e a Ginevra la pazza.
Tutto l’amore del mondo mi tempesta
In un grigio pugno di vita. In un lampo di storia.
Solleciti alla caduta
Dipaniamo gomitoli di vita
quasi per scherzo
noi
E moriamo al filo dell’indifferenza. (Al groppo dell’ingordigia)
Oh, se il numero delle stelle giovasse all’uomo
Che alza la testa a tirar dentro una lacrima!
Il mio gomitolo non gira più. Non si dipana
La matassa cade in un fremito nero,
Se non viene la luce a sollevarci.
Se la musica cede.
Se soffoca la luce del giorno
--------- muore ancora il giorno.
Nelle trame della storia
resta la mia anima.
curvata all’infinito del dubbio.
Oh, che si perda in un’alba bianca la mia vita!
Le parole sono rapprese nel
sangue ad Aleppo dove la Kasba
È un cumulo di macerie e le antiche vie divelte come il cuore di
Allah.
Un disumano tiranno trafigge il suo popolo.
Il ras.
Eroi acrobati in un paradiso sprofondato nel nulla
Camminano nella disperazione al vento aspro dell’odio e della
morte.
Assad ubriaco di possesso.
Spara sul suo popolo
E muore poco alla volta.
La morte lenta è la sofferenza del boia.
Carlo Antonio PASCALE
NEL CUORE DI DIO
Mi sorprendono, di notte,
camuffate di spavento e mistero, le Cose.
Vanno a catapulta fiumi bianchi di
nulla.
Inciampano le erbe sull’erbe
Quando uccelli sfrecciano con acido grido
e la paura si allunga fino alle stelle.
Nello scombussolamento del mondo
Sono un re maledetto.
Un Assad, un Gheddafi, un
Saddam e mille ancora tiranni.
Sono un impeto di rabbia ora che l’anima
è dissolta nel caos.
Tutto ormai è privo di redenzione
di ritorno.
Nella rabbia degli elementi
Mi abbaglia il fiato delle
Cose impazzite
Più che la fine.
Avanza l’arroganza del sole
fulminato da Dio
Ora che tutto si avvolge in
se stesso.
E anche la luna si allenta e s’allarga
in una ossessione femminea.
Poesia, abbracciati all’uomo nel viaggio per le galassie
A precipizio andremo per spazi non
fecondati
Luci cerulee del cosmo
Freddi silenzi di dolore,
gli uomini.
Le Cose non avranno il sapore che sazia le ferite del giorno.
Neri strazi erutta la furia del nulla nel ghigno ultimo
della fine.
E’ il grido dell’uomo nel vecchio
cuore di Dio
La nuova misericordia.
Anche le Cose si caleranno nella polvere.
“Non andarci, mamma. Torna a
casa”;
La via è lastricata di vento che
spappola le midolla del cuore.
Voce che non cammina
Sul dorso di una curva pietà.
“ Non andarci, mamma,torna a
casa!”
E corre il vento sulle braccia
allungate oltre le stelle
Fremendo per dove il vuoto
s’ammassa e vaneggia.
Nel silenzio più forte di Dio le parole si acquietano e posano
Come foglie ingiallite,
come fremiti di spavento.
O le chitarre unte di stelle che danno sensazioni di erba putrida!
Tua è la richiesta insaziabile nella voce curva dei tuoi aspri
capelli.
Corre ed ha gli occhi alla terra
infiammati di spazio,
Lei.
Giungerà cieca per averti guardata
da lontano al cospetto di Dio.
“Non andarci, mamma. Torna a casa!”.
Signore, ti porto gli occhi chiari
di lei, la voce innocente,
la prima tristezza.
La sua innocente richiesta come
ricompensa
Tu sai, Signore, che il dolore è
dell’uomo
E anche l’incomprensibile che ci angoscia.
E’ sempre di mattoni la casa dell’uomo.
Carlo Antonio PASCALE
Io adoro questo poeta. Un fotografo dell'anima. Riesce a toccare con mano il sentimento, lo sgomento , la fragilità umana.
RispondiEliminaLeggerti è una lacrima che non sapeva di esistere, ma aspettava di essere vista, ascoltata e trovata. Per dar sfogo al suo pianto.
Cristina
Cara Cristina, sei una grande Anima. E' sempre questione di una lacrima nella esistenza degli uomini. Quasi sempre.Chi s'interroga, è vero, piange, chi non s'interroga non sa di essere o di non essere.Ti ringrazio. I poeti hanno un grande bisogno di essere letti e, se apprezzati, esultano nel loro silenzio finalmente gratificato. Viviamo in un mondo crudele, alienato, in mano a mediocri e a facinorosi. In un mondo che sembra abbandonato a se stesso e non più sorretto dal suo Principio Creatore.Non resta che lo spettacolo della fine, se Dio non ci riprende nelle sue mani.Ti abbraccio
RispondiEliminaCarlo A. Pascale