Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

31 luglio 2024

IMMAGINAZIONE

 "Un uomo molto elegante, una sera, segue una donna di ineguagliabile eleganza, di cui si era subito innamorato, a prima vista, per la sua bellezza.
Pur di baciare la mano di quella donna, sente dentro di se di poter fare e intraprendere qualsiasi cosa, il coraggio di fare tutto.
Osa appena guardarne la calza graziosa che lei scopre per non sporcare la gonna che tocca il terreno.
Mentre egli pensa a tutto quello che farebbe per poterla avere, la donna, colpita dal fascino di quel signore, si ferma all'angolo di una via, gli si avvicina e gli chiede se vuole salire da lei, per un te. 
Egli, deluso, gira la testa, attraversa la strada e torna tutto triste a casa sua."
Lui avrebbe preferito vivere una lunga attesa o un grande sacrificio; invece, di colpo, tutto è diventato facile, accessibile, banale. Inaccettabile.

"E' un bene che l'immaginazione lasci la poesia ai sensi
 e che i desideri del corpo la concedano ai sogni dell'anima."
Gli uomini son fatti, ancora, così? Forse.

Tratto da J-B A Karr, Am Rauchen (1842).

METAMORFOSI

 Quella visita di saluto, durante una giornata piovosa, è stata l'accensione, l'inizio, della sua guarigione. Era malata, ma faceva finta di non saperlo, di non esserlo. Solo col tempo ha riconosciuto e manifestato gratitudine, e non solo, per la corretta diagnosi, per il celere sviluppo, prima, di una significativa metamorfosi fisica, seguita da una altrettanto importante metamorfosi mentale.
Senza particolari sforzi era riuscito a strapparla, quasi totalmente, dalle sue consolidate obsolete abitudini.
Una nuova farfalla spiegava le sue ali colorate nel cielo azzurro.

29 luglio 2024

ANIMA

 La vita di ogni essere umano è caratterizzata da un corpo (La materia, in continua evoluzione con la variabile tempo, le cui caratteristiche chimico-fisiche sono, intimamente, dipendenti dagli avi) e da un'anima (Lo spirito, l'antimateria, la cui caratterizzazione è in continua evoluzione).
Con la nascita ogni essere umano acquisisce la disponibilità di un'anima che seguirà il corpo per tutta la vita terrena. Poi se ne andrà per un periodo sabatico, più o meno lungo, fino a quando non sarà richiamata, con tutta la precedente memoria cancellata, per tener compagnia a un altro nuovo corpo.

Il momento più singolare della vita è rappresentato da quell'istante in cui l'anima vola via nel cielo, abbandonando quel corpo divenuto, oramai, spento, triste, vuoto e dalla fase immediatamente precedente durante la quale corpo e anima si rendono conto di essere arrivati alla fine del loro viaggio a comune.
E prima di quell'istante quante volte l'essere umano si è domandato e domanderà a se stesso e alla sua anima "fino a quando ti porterò con me in giro per il mondo?

Ricordo alcune riflessioni, parafrasate, fatte, pochi giorni prima della sua morte, da Adriano, l'imperatore romano più acculturato (Detto ironicamente, dalla corte romana, il grecuzzo,  per la sua vicinanza alla cultura ellenica).
Da tanto tempo ti porto a spasso, in ogni dove, mia 
"piccola anima smarrita e soave. 
Compagna e ospite del mio corpo. 
Non so ancora per quanto tempo mi terrai compagnia, 
prima di scendere e andare in luoghi incolori, bui, ardui e spogli,
ove non avrai più la possibilità di gioire con i consueti svaghi".

Egli, sapendo di essere prossimo alla fine, svuotato di tutte le sue energie, ma con serenità, esamina le debolezze della sua vita e dialoga con la sua anima.
Ed io, come lui, esamino spesso le debolezze della mia vita. Sono qui che aspetto l'aldilà, senza alcuna paura di morire.

Animula vagula blandula ...
Animuccia vagabonda, leggiadra, ospite e compagna del corpo ...
"Resta con me un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari,
le cose che certamente non vedremo mai più ...
cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti".
L'anima, separata dal corpo, diventa piccola, tenera, diafana, palliduccia, trasparente, nuda. La sua assenza porta svuota il corpo dell'energia necessaria per dare all'uomo la gioia, di cui ha sostanziale bisogno. Gioia che sola è capace di far allungare la vita.
Fino a quando?

26 luglio 2024

FORMA E SOSTANZA

 Per alcune persone,
tanto più la loro vita è ricercata, fa notizia, è nota,
quanto più la loro morte passa inosservata, non fa notizia, passa nel silenzio dell'oblio.
Sono persone che tramontano senza lasciar traccia, senza scalfire.
Passano, semplicemente, inosservate, anche per la loro vacuità.

VIVERE CON GIOIA

 Il segreto del vivere a lungo sta, essenzialmente, nel sapere, potere e volere vivere la vita con Gioia.
Colui che è capace di vivere in stato gaudioso è portato a vivere bene e a lungo. La sua solarità lo porta ad essere sorridente con gli altri.
Chi, invece, vive quasi sempre con faccia triste, lugubre, tenebrosa, in genere vive meno e male. Esso è portato ad essere scontroso con gli altri. 

Quasi tutte le mattine, durante la mia canonica passeggiata, in questo periodo, incontro, e saluto, un uomo che, qualche mese fa, ha festeggiato, a Roma, la sua città di residenza, i suoi 100 anni. E' lucido, quasi sempre allegro; è sereno; tutte le mattine va al mare, da solo, guidando la sua macchina coupé due posti, che usa, tranquillamente, anche a Roma. Apprezza lo stile delle belle signore che incontra per strada, sempre con educazione e signorilità.
Dice di saper cucinare bene (Spesso va a cercare il pesce fresco che lui si cucina da esperto chef) e di essere felicemente stimolato ad andare in vacanza, in tante parti del mondo; anche in America.
E' un tipo sempre sorridente.

E che per vivere bene e a lungo era necessario essere gioiosi l'hanno detto, nel passato prossimo e remoto, in tanti. 
Ecco come recitava un noto poeta:
Chi vuol esser lieto sia,
di domani non v'è certezza,... 

Lo stesso identico concetto, seppur con parole diverse risulta espresso dalla bella Violetta, di Verdi, nella sua Traviata, dove a proposito del godere della vita così dice:
Lo voglio;
al piacer m'affido, ed io soglio,
col tal farmaco i mal sopir.

Sì, la vita s'addoppia al gioir. 

FORARE L'ARIA

 Ci sono giorni di rabbia in cui mi sento
 capace di forare l'aria con lo sguardo.
 Come un raggio laser capace di bucare anche l'acciaio.

22 luglio 2024

LA SINDROME DI PROCUSTE. INVIDIA

Invidia? Di più. - Sindrome di Procuste
Invidia. Malanimo psicologico derivante dalla constatazione  dell'altrui prosperità, benessere, soddisfazione. Con avversione e rancore per colui che possiede detto bene o qualità. E' una specie di senso di orgoglio per cui il soggetto non tollera la condizione di successo di altra persona. E' portatrice di risentimento, pettegolezzo, ostilità, rifiuto, avversione verso la persona di successo.
E' uno dei sette vizi capitali, opposto alla carità.

Sindrome. Complesso di sintomi che possono essere provocati dalle cause più diverse.

Procuste. È il soprannome affibbiato a Damaste, della stirpe dei Giganti, creature molto diverse tra loro, ma accomunate dalla caratteristica dell'essere bastardi, figlio di Poseidone. Siamo, naturalmente, nel campo della mitologia greca. E, in quanto a bastardaggine, Procuste non era secondo a nessuno. 
Damaste viveva sul monte Coridallo, nell'Attica e lungo la via sacra tra Eleusi e Atene. Era un vero e proprio brigante che si divertiva ad aggredire coloro che si trovavano a passare nella sua zona. 
Anzi, ancor di più, ai passanti, spesso, con inganno, prometteva loro ristoro e un pasto caldo, mentre invece, poi, si divertiva a maltrattarli. Proponeva loro una stanza con un letto. E, a seconda della statura dell’ospite, il disgraziato decideva come divertirsi.
Egli proponeva un letto per il riposo, letto che risultava, sempre, di dimensioni diverse 
(Più lungo o più corto) da quelle necessarie. E, quando l’ospite era più corto del giaciglio, lui lo stirava fino a distruggergli le articolazioni. Nella situazione inversa, Procuste era ancora più terribile, tagliava le parti che sporgevano.
Da qui la derivazione del modo di dire di essere nel 
                              “letto di Procuste”; 
ossia il tipico modo per dire di stare in una posizione molto scomoda, fastidiosa, insopportabile. Una posizione che tende a volere rendere tutti i soggetti simili, identici, a un modello standard. La locuzione "letto di Procuste" è usata anche in ambito politico ed economico.

Molto più terribile è la sindrome di Procuste.
In dettaglio, quali sono i sintomi di questa grave patologia psicologica? 
1)- Queste persone son quelle sempre pronte a metterti i bastoni tra le ruote, anche senza ottenere nessun vantaggio. Esse agiscono in questi termini solo per il gusto di impedirti di arrivare a una soddisfazione. Piccola o grande che sia. 
Sì, il Procuste non è solo l’invidioso che farebbe di tutto per rubare il successo a chi è più bravo di lui, ma è colui che soffre nel constatare il successo altrui
Per lui è sofferenza dover ammettere che un altro, chiunque altro, possa aver raggiunto un livello di successo a lui impedito. Nel suo campo o in altri campi a lui lontani. Sia nei riguardi di estranei o nemici sia verso parenti e amici. 

2)- Il Procuste, inoltre, non è, in alcun modo, interessato a migliorare la propria posizione sociale, professionale, economica, etica; lui vuole rimanere quello che è. Vuole restare la persona che è sempre stata. Vuole restare nel suo brodo di coltura. Semplicemente, non accetta che gli altri facciano progressi che possano metterlo in secondo piano, in una zona d'ombra.
 
3)- Il Procuste accetta, solamente, che gli altri rimangano sempre allo stesso punto. Non ammette che altri possano fare progressi. Egli è sempre pronto ad insultare, in ogni modo, chi ha successo e anche chi apprezza il successo altrui. E reagisce all'eventuale successo altrui con cattiverie, pettegolezzi e maldicenze inventate. 

4)- In sintesi, sono malati della sindrome di Procuste tutti coloro che non perdono occasione di sminuire il talento o il successo altrui,  senza guadagnare nulla, se non la meschina soddisfazione che ne traggono.
Pur essendo noto dal tempo dei Greci, non posso non ricordare che questo scompenso psicologico è molto presente anche nella società moderna. 

Questo comportamento somiglia molto alla definizione che lega l'invidia alla stupidità: creare un danno a tutti senza ottenere nessun vantaggio.  Io conosco alcuni soggetti chiaramente portatori di tale sindrome. 
Questi soggetti, poveretti, non sono capaci di sopportare che qualcuno sia più bravo di loro nel fare qualcosa, e sono, anche, capaci di tramare, di corrompere, di tendere tranelli col solo scopo di tarpare le ali di qualcuno, conosciuto o non conosciuto, che ha fatto qualcosa che loro non sono stati capaci di fare.

Gli psicologi definiscono tale sindrome la  “competitività negativa” e la considerano un veleno tossico per la vittima, ma, alla lunga, altrettanto letale, per coloro che dispensano il veleno.  

Come la mitologia insegna anche in questo settore chi distribuisce cattiverie, prima o poi, dovrà fare i conti con qualcuno più astuto di lui, magari facendolo passare attraverso le stesse forche applicate dal cattivo. Procuste infatti dovrà pagare il conto a Teseo, eroe mitologico romantico, che lo bastona sonoramente. 
Procuste finisce avvelenato dal suo comportamento tossico, come capita ancora oggi a chi si rode il fegato per l’invidia.

16 luglio 2024

AL FIUME

E che io l'ho portata al fiume
credendo che fosse una ragazza,
ma aveva un marito.

Era la notte di Santiago
e quasi per impegno.
Si sono spente le lanterne
e si sono accesi i grilli.

Negli ultimi angoli
ho toccato i suoi seni addormentati
e mi si sono aperti all'improvviso
come mazzi di giacinti.

L'amido della sua sottoveste
Mi suonava nell'orecchio,
come un pezzo di seta
strappata da dieci coltelli.

Senza luce d'argento nei suoi bicchieri
gli alberi sono cresciuti,
e un orizzonte di cani
abbaia molto lontano dal fiume.

Dopo le more,
giunchi e spini,
sotto il suo cespuglio
Ho fatto un buco nella limousine.

Io mi sono tolto la cravatta.
Lei si è tolta il vestito.
Io la cintura con la pistola.
Lei i suoi quattro reggiseni.

Né nardos né caracolas
hanno la pelle così fine,
né i cristalli con la luna
brillano con questo bagliore.

Le sue cosce scivolano via
come pesci sorpresi,
metà pieni di fuoco,
metà pieni di freddo.

Quella notte di corsa sono andato
per la strada migliore,
montato su puledra di nacar,
senza flange e senza staffe.

Non intendo per uomo
le cose che mi ha detto.
La luce della comprensione
mi rende molto attento.

Sporca di baci e sabbia
L'ho portata via dal fiume.
Con l'aria si battono
le spade dei gigli.

Mi sono comportato come sono.
Come uno zingaro legittimo.
Le ho regalato un cucito
grande di raso paglierino,
e non volevo innamorarmi
perché ha un marito.

Mi ha detto che era una ragazza
quando la portavo al fiume.

 La sposa infedele, Federico García Lorca.

15 luglio 2024

SE STESSI

 Dalla Mitologia (Le Parche) al Conquistatore del mondo (Giulio Cesare). 
Secondo la prima (Mitologia) il destino è prefissato dalle tre sorelle, figlie di Zeus.
Secondo il secondo (Giulio Cesare), invece, 
     "il destino non è conservato nelle stelle, ma in noi stessi".

GLI OCCHI

 La lingua può nascondere la verità, gli occhi no!

9 luglio 2024

NON TI CURAR DI LOR, MA GUARDA E PASSA

 Pavidi. 
Nella società ci sono sempre state quelle persone che non hanno mai avuto la capacità di schierarsi, preferendo la soluzione che prevede il salto, al momento opportuno, sul carro del vincitore.
Sono le persone che hanno paura del giudizio altrui, sono coloro che non fanno scelte, non prendono mai decisioni. Sono persone molli, prive di spina dorsale, inutili per se stessi e per la collettività.
Sono i pavidi.

Sono coloro che, secondo Dante, non meritano alcuna considerazione, ma solo disprezzo. Tale convinzione porta Dante a posizionarli, addirittura, nell'antinferno, al di fuori dell'inferno. Neppure meritevoli di stare nell'inferno. Ancora con minor riguardo di quanto ha prestato a terribili peccatori.
E quando attraversa tale zona il suo tutor, Virgilio, gli dice con decisione, pacatamente:
            "non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

Gli ignavi sono considerati immeritevoli di alcuna considerazione; da parte di nessuno. 
Secondo Dante sono la immondizia del genere umano. A loro è da dedicare solo il massimo disprezzo possibile.
Loro hanno avuto paura di schierarsi, ignorando il fatto che la vita non è altro che una continua presa di posizione.