Invidia? Di più. - Sindrome di Procuste.
Invidia. Malanimo psicologico derivante dalla constatazione dell'altrui prosperità, benessere, soddisfazione. Con avversione e rancore per colui che possiede detto bene o qualità. E' una specie di senso di orgoglio per cui il soggetto non tollera la condizione di successo di altra persona. E' portatrice di risentimento, pettegolezzo, ostilità, rifiuto, avversione verso la persona di successo.
Invidia. Malanimo psicologico derivante dalla constatazione dell'altrui prosperità, benessere, soddisfazione. Con avversione e rancore per colui che possiede detto bene o qualità. E' una specie di senso di orgoglio per cui il soggetto non tollera la condizione di successo di altra persona. E' portatrice di risentimento, pettegolezzo, ostilità, rifiuto, avversione verso la persona di successo.
E' uno dei sette vizi capitali, opposto alla carità.
Sindrome. Complesso di sintomi che possono essere provocati dalle cause più diverse.
Procuste. È il soprannome affibbiato a Damaste, della stirpe dei Giganti, creature molto diverse tra loro, ma accomunate dalla caratteristica dell'essere bastardi, figlio di Poseidone. Siamo, naturalmente, nel campo della mitologia greca. E, in quanto a bastardaggine, Procuste non era secondo a nessuno.
Damaste viveva sul monte Coridallo, nell'Attica e lungo la via sacra tra Eleusi e Atene. Era un vero e proprio brigante che si divertiva ad aggredire coloro che si trovavano a passare nella sua zona.
Anzi, ancor di più, ai passanti, spesso, con inganno, prometteva loro ristoro e un pasto caldo, mentre invece, poi, si divertiva a maltrattarli. Proponeva loro una stanza con un letto. E, a seconda della statura dell’ospite, il disgraziato decideva come divertirsi.
Egli proponeva un letto per il riposo, letto che risultava, sempre, di dimensioni diverse (Più lungo o più corto) da quelle necessarie. E, quando l’ospite era più corto del giaciglio, lui lo stirava fino a distruggergli le articolazioni. Nella situazione inversa, Procuste era ancora più terribile, tagliava le parti che sporgevano.
Da qui la derivazione del modo di dire di essere nel
“letto di Procuste”;
ossia il tipico modo per dire di stare in una posizione molto scomoda, fastidiosa, insopportabile. Una posizione che tende a volere rendere tutti i soggetti simili, identici, a un modello standard. La locuzione "letto di Procuste" è usata anche in ambito politico ed economico.
Molto più terribile è la sindrome di Procuste.
In dettaglio, quali sono i sintomi di questa grave patologia psicologica?
1)- Queste persone son quelle sempre pronte a metterti i bastoni tra le ruote, anche senza ottenere nessun vantaggio. Esse agiscono in questi termini solo per il gusto di impedirti di arrivare a una soddisfazione. Piccola o grande che sia.
Sì, il Procuste non è solo l’invidioso che farebbe di tutto per rubare il successo a chi è più bravo di lui, ma è colui che soffre nel constatare il successo altrui.
Per lui è sofferenza dover ammettere che un altro, chiunque altro, possa aver raggiunto un livello di successo a lui impedito. Nel suo campo o in altri campi a lui lontani. Sia nei riguardi di estranei o nemici sia verso parenti e amici.
2)- Il Procuste, inoltre, non è, in alcun modo, interessato a migliorare la propria posizione sociale, professionale, economica, etica; lui vuole rimanere quello che è. Vuole restare la persona che è sempre stata. Vuole restare nel suo brodo di coltura. Semplicemente, non accetta che gli altri facciano progressi che possano metterlo in secondo piano, in una zona d'ombra.
3)- Il Procuste accetta, solamente, che gli altri rimangano sempre allo stesso punto. Non ammette che altri possano fare progressi. Egli è sempre pronto ad insultare, in ogni modo, chi ha successo e anche chi apprezza il successo altrui. E reagisce all'eventuale successo altrui con cattiverie, pettegolezzi e maldicenze inventate.
4)- In sintesi, sono malati della sindrome di Procuste tutti coloro che non perdono occasione di sminuire il talento o il successo altrui, senza guadagnare nulla, se non la meschina soddisfazione che ne traggono.
Pur essendo noto dal tempo dei Greci, non posso non ricordare che questo scompenso psicologico è molto presente anche nella società moderna.
Questo comportamento somiglia molto alla definizione che lega l'invidia alla stupidità: creare un danno a tutti senza ottenere nessun vantaggio. Io conosco alcuni soggetti chiaramente portatori di tale sindrome.
Questi soggetti, poveretti, non sono capaci di sopportare che qualcuno sia più bravo di loro nel fare qualcosa, e sono, anche, capaci di tramare, di corrompere, di tendere tranelli col solo scopo di tarpare le ali di qualcuno, conosciuto o non conosciuto, che ha fatto qualcosa che loro non sono stati capaci di fare.
Gli psicologi definiscono tale sindrome la “competitività negativa” e la considerano un veleno tossico per la vittima, ma, alla lunga, altrettanto letale, per coloro che dispensano il veleno.
Come la mitologia insegna anche in questo settore chi distribuisce cattiverie, prima o poi, dovrà fare i conti con qualcuno più astuto di lui, magari facendolo passare attraverso le stesse forche applicate dal cattivo. Procuste infatti dovrà pagare il conto a Teseo, eroe mitologico romantico, che lo bastona sonoramente.
Procuste finisce avvelenato dal suo comportamento tossico, come capita ancora oggi a chi si rode il fegato per l’invidia.
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