Le persone civili, ora come 26 anni fa, dovrebbero essere Cittadini capaci di Memoria, capaci di custodire i ricordi di tutti coloro che alla prevaricazione hanno opposto un netto rifiuto di civiltà.
Ma la Memoria deve essere riportata, sempre, al tempo determinativo, univoco, dettagliato e mai in termini generici e indeterminati, per ogni singolo caso. Memoria che dovrebbe riportare, dettagliatamente, nomi, luoghi, eventi, circostanze, azione criminale, atti di giustizia, inadempienze, conseguenze, reazioni dei familiari della persona che ha subito violenza e della società.
Col caso del delitto Falcone, era il 1992, la preoccupazione sociale nazionale ha assunto, giustamente, finalmente, una dimensione immensa. Le istituzioni hanno smesso di sminuire, di fare sottostima, il problema mafioso, al fine ipotizzato di non fare da cassa di risonanza al fenomeno.
Da quel momento la gente ha cominciato a rendersi conto che la città di Palermo era talmente soggiogata da metterla, rispetto alla insicurezza sociale, in equivalenza con Beirut. Città capoluogo del Libano in cui la vita di qualsiasi cittadino era legata anche al semplice alito di vento.
Col delitto di Totò, era il 31 Ottobre 1999, circa 26 anni fa, la condizione di assoluta insicurezza nella Locride si è manifestata a livello nazionale, ma era presente da molto tempo. Quel territorio, bellissimo dal punto di vista paesaggistico, ma dannato per volontà dell'uomo, non solo era beirutizzato, ma aveva fatto passi, da gigante, ancora più avanti dal suddetto livello. La caduta nel baratro infernale, più ancora di quello dantesco, con la fuga generalizzata delle persone di valore e di Cultura, ha portato quel territorio Jonico ad un livello di quotidianità prossimo a quello della capitale del Messico. Con la sola differenza che dalla Locride le nuove generazioni acculturate scappano, diretti verso il Nord Italia e verso i Paesi esteri, semplicemente prendendo un treno, mentre i messicani e i latini per scappare dall'inferno hanno bisogno di scavalcare muri ed eludere sorveglianti.
Nella Locride chi decide di non scappare dal luogo e dai propri ideali di cultura, inevitabilmente, si scontra col potere illegittimo che impera, praticamente indisturbato, da molto, troppo, tempo.
Esso, pur sapendo di dover lottare ad armi impari, resta, lotta, vive, nel silenzio più assordante delle Istituzioni, secondo i canoni che, al seggio più in alto, mettono la Libertà e la Democrazia.
Essi al momento della suddetta decisione di vita sapevano (sanno) che la loro presa di posizione avrebbe comportato dei pesanti rischi, economici e fisici.
E' il tuo caso Totò, che non hai avuto dubbi sulla scelta di vita, dalla parte della Libertà, della Democrazia e della Giustizia. Scelta di vita che ti ha portato al sacrificio della tua vita; a tutela della tua Libertà, della tua Cultura, del tuo Diritto d'Indipendenza. Col tuo operato hai cercato di tutelare il futuro tuo, dei tuoi figli, della tua famiglia, dei tuoi compaesani, di tutti i cittadini Locresi. I Diritti di tutta la Comunità. Sei caduto subendo l'estrema conseguenza, mentre lavoravi, quella domenica sera, vivendo e combattendo dei barbari, selvatici. Sei caduto in una impari battaglia, come quel famoso Ettore omerico, figlio di Priamo e di Ecuba, marito di Andromaca, a difesa del tuo onore, della tua libertà, del tuo gusto di bellezza. A difesa della tua casa, del tuo paese e della tua Locride; valori aggrediti da volgari primitivi, il cui unico credo era, ed è, la sopraffazione, l'ignoranza, la sottomissione violenta degli altri (Di tutti coloro che dimostrano di non essere sottomessi al giogo mafioso). Come quel Ettore, da quello scontro, a mani nude contro un esercito di animali selvatici, sei uscito apparentemente perdente. In vero i perdenti sono loro. Quei maledetti che hanno calpestato e continuano a calpestare la terra della Locride.
In ogni caso, sapevi, senza alcun dubbio, che la tua lotta aveva poche possibilità di successo, perché quella battaglia, nella Locride, non è possibile combatterla, e magari vincerla, da solo. Ed è quel che si è riscontrato e si riscontra ancora oggi.
Da solo sì, tu hai combattuto da solo, contro una forza volgarmente naturale umana, non soprannaturale come quella che si trovò ad affrontare quel Ettore, come tanti altri, per l'assenza totale dello Stato; cioè di coloro che, per Istituzione, dovrebbero essere preposti a garantire i Diritti di Libertà e di Giustizia di tutti i Cittadini.
E, per questi motivi, la tua memoria rinnovo, nonostante gli ostacoli palesi e reconditi che risultano frapposti da varie direzioni.
Dalle direzioni di parte illecita (E sono comprensibili. La mafia non vuole che si parli di te, del tuo caso, della tua sete di Libertà) e, ancor di più, dalle direzioni di parte opposta (Istituzioni dello Stato che, forse, preferiscono tacere al fine di non far vedere la loro scarsa capacità professionale e, ancor di più, le incredibili nefandezze che preferiscono tenere velate e negate alla collettività) che, per norma, si pensa, dovrebbe essere, sempre, dalla parte del Diritto.
La mafia ha detto Falcone è un fenomeno naturale e come tale ha un inizio ed ha una fine.
Ma per avvicinare la fine è necessario che qualcuno combatta tale guerra, non resti, beatamente, a guardare da debita distanza. Inoltre, nella lotta alla mafia è necessario allontanare, immediatamente, tutti coloro che, da preposti, dimostrano, con colpa o dolo, di non essere all'altezza della situazione.
E' inutile osannare gente incapace per il semplice fatto di avere occupato una poltrona di funzione.
La tua memoria, Totò, è necessario che non resti muta.
Bisogna gridare (Come Giovanni nel deserto), cantare, parlare sommessamente e delicatamente di te per fare in modo che la voce arrivi lontano, molto lontano dalla Locride. Fare in modo di svegliare le coscienze di tutti coloro che possono fare qualcosa, ma si astengono per paura di perdere i loro privilegi acquisiti.
Per fare in modo che la tua idea di vita e di libertà continui a sopravvivere sempre. Oltre la morte.
Ricordando che la mafia è una forza bruta che, se si vuole, si può fermare solo con la forza, la determinazione, la giustizia, la certezza del diritto. E' una guerra e come tale il buonismo non funziona.
Di tutta questa esternazione cosa resterà?
Poco o nulla per gli assenti e i pavidi. Resterà, per sempre, il dolore per tutti coloro che ti hanno voluto bene e per coloro che hanno a cuore i più alti sentimenti di Libertà e Giustizia.
Il dolore, per gli intimi, non è quel che si dice. Il dolore più grande è quel che si tace.
Nel momento in cui amiamo siamo indifesi, privi di tutele dalle aggressioni altrui. E tale condizione di assenza di difesa porta ad una condizione per cui l'amore non muore mai. Neppure con la morte fisica. Tale amore non sarà, mai, sconfitto dal tempo.
Amore e dolore che si tacciono e che non si dimenticano mai.
Magari aspettando, con fiducia, ... Clitemnesta.

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