L'ira è quell'emozione violenta, quasi sempre spiacevole, irrazionale, che si manifesta come una repentina ed intensa alterazione dello stato emotivo. E' la rappresentazione fisica dello stato di rabbia e di estrema avversione verso qualcosa o qualcuno. Si manifesta come collera, indignazione, sdegno, furore.
Tale stato di tensione può portare a reazioni impulsive e aggressive verso i terzi considerati aggressori.
Quando tale stato di rabbia riguarda Dio si parla di "Ira di Dio".
Prima o poi verrà il "giorno dell'ira divina".
E sarà un giorno di tremore. Da fine del mondo. Da resa dei conti per tutte le anime.
E sarà un giorno di tremore. Da fine del mondo. Da resa dei conti per tutte le anime.
Il Dies irae è, anche ad un tempo, lirica religiosa e concetto di giudizio di Dio. Giudizio che per i terreni - quasi sempre - in credito con la Giustizia terrena si trovano, come ultima speranza, a far rimando alla definita sicura Giustizia divina.
Giustizia divina che, a pensarci bene, risulta incongruente con la considerazione biblica che porta al perdono di tutti i peccati. Così fosse le anime barbare si troverebbero nella condizione di farla franca di qua sulla terra, per l'incapacità dello Stato e di la sul cielo, per l'innata benevolenza di Dio che non riuscirebbe a non perdonare anche i delitti più gravi. Non sarà questo il motivo che spinge i Poteri dello Stato ad "evitare" l'azione efficace che potrebbe portare alla Giustizia terrena? Oppure sarà per il fatto di non volersi mettere in contrapposizione col Padre Eterno, di cui si sentono delegati, procuratori?
Ma, la magnanimità del perdono non sembrerebbe escludere l'arrabbiatura, fino all'ira, del Padre Eterno che non risparmierebbe il dannato dalla dovuta punizione.
Col rimando al passaggio in Inferno (III Canto) di Dante, ove Caronte, il traghettatore, rivolgendosi alle anime dei dannati (Malvagie e cattive), con disprezzo e condanna, solennemente in modo imperativo grida:
"Guai a voi anime prave,
non isperate mai veder lo cielo".
Questa azione di disprezzo e condanna verso le persone malvagie, primitive, selvatiche, barbare, è quella che tanti cittadini vorrebbero sentire, magari da un vecchio canuto per antico pelo, in rappresentanza dello Stato, sulla Terra. Non immaginarla in cielo, o nell'Inferno. Inferno, quello sopra indicato, che, é bene precisarlo, è quello dantesco non quello divino.
Non resta che sperare nella fantasia, nell'immaginazione, umana, magari accompagnata dal ricordo di qualche famoso dipinto raffigurante una scena del Dio veramente molto, molto, arrabbiato.
Dies irae come Domus irae.

Nessun commento:
Posta un commento