Sui giornali di tutto il mondo, in questo periodo, si parla, insistentemente, di vendetta.
Quando e fino a dove è ragionevole spingersi nell'ipotesi di accettazione di tale ipotesi. Sia per i contrasti fra persone, sia nei contrasti fra stati.
Se è accettabile ammettere il diritto della vendetta non è, umanamente, accettabile il superamento di un ragionevole limite di quel presunto diritto.
E il limite di quel diritto se non è ragionevolmente "codificato" - e non potrà mai esserlo per ovvie ragioni; per lo stesso principio in esso implicito - allora è il buon senso degli uomini giusti che dovrebbe guidare e posizionare una barriera insormontabile, da parte di chiunque. E' la barriera del "non plus ultra".
Sì, perché la vendetta, inevitabilmente, finisce per portare con se e travolgere, inesorabilmente, vittime innocenti.
Bisogna , assolutamente, evitare che diventi irrilevante l'innocenza delle vittime coinvolte, per colui che ha subito dolore e cerca vendetta. L'innocenza delle vittime eventuali deve essere considerata come di enorme importanza da chi cerca vendetta.
La sete di vendetta, per esempio, ha fatto si che Medea considerasse come di nessuna importanza l'assoluta innocenza dei suoi bambini, nel suo piano di vendetta contro suo marito Giasone (Invaghitosi di altra donna. Con rimando al libretto teatrale Medea di Giuseppe Romeo).
Ma, come prevedono anche i dettami biblici, le colpe dei padri non debbono cadere sui figli (Fino alla settima generazione?).
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