Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

26 ottobre 2020

REQUIEM. MOZART

https://www.youtube.com/watch?v=sPlhKP0nZII&ab_channel=ControversialTruth



12 ottobre 2020

IL PASSAGGIO - PIETA' PER I VINTI

La peste o qualsiasi altra calamità sanitaria (Come l'attuale Covid-19) rappresenta una situazione transitoria terribile. Come una guerra che, alla fine, lascia sul terreno, con la morte, vincitori e, prevalentemente, vinti. Ogni evento del genere lascia sul campo lacrime, desolazione e morte. La violenza sulle donne della parte soccombente, il sangue dei corpi inermi dei vinti, portano in se un senso di nausea, di repulsione che coinvolge gli animi elevati dei vinti e, qualche volta, dei vincitori. Con la pietà per i vinti che non sempre va di pari passo con l'umiltà dei vinti stessi. In ogni caso, la Pietà per i vinti e l'Umiltà e l'Orgoglio dei vinti stessi sono la rappresentazione di un contesto sociale in frantumi. In sostanza, si è in presenza di una società priva di punti ideali di riferimento. Con i vincitori che, in genere, brindano sulle macerie e sulla loro pochezza intellettuale e con i vinti che sfilano, passano, abbandonando il sito, la patria, il passato, gli affetti. Passano portando sulle spalle, schiacciate dalla soccombenza, il proprio passato, tenendo, per mano, una gracile, incerta, desiderata, speranza per il futuro. Passano, ma possono decidere, anche, di restare per guardare in faccia, al momento giusto, i vincitori.

I Vincitori, in genere, sono quelli che scrivono la storia delle circostanze che hanno portato a quel risultato a loro favorevole; non sempre ponendosi il dilemma se tutto quello che si afferma corrisponde a Verità e se la Giustizia e la Libertà sono albergate da quella parte. E' la verità dei vincitori che detta legge e condiziona il vivere umano. I Vinti, in genere, non scrivono niente, non parlano. Restano muti col, e nel, loro dolore. Con orgoglio, dignità, umiltà, sofferenza, tristezza; con lo sguardo determinato e cosciente della sentenza di vita; con una montagna di lacrime represse e nascoste nel loro cuore, si sforzano, fanno di tutto, per infondere un alito di speranza, sia ai familiari più anziani, sia ai giovani figli che della vita ancora nulla sanno. Achille con la sua potenza (Dovuta, anche, all'azione degli Dei) ha rappresentato, con le sue azioni, la violenza contro il povero Ettore (Non aveva alcuna possibilità di vincere quel duello, per ovvie motivazioni) e contro gli avversari costretti ad assistere all'umiliazione di quel corpo e, dopo non molto, la pietà per i vinti, davanti alle parole accorate ed alle prostrazioni di Priamo, papà di Ettore, che non ha avuto timore ad andare a chiedergli la consegna del corpo di quel Figlio martoriato, al fine di dargli decorosa sepoltura. Davanti a quei lai paterni Achille ha dimostrato la sua pietà per i vinti. Non posso non riferire dei vari proclami di nessuna pietà per i vinti, fatti da popoli e soggetti barbari. 

Vinti sono coloro che risultano soccombenti davanti alla potenza, alla forza, della parte avversa. La migliore rappresentazione artistica del Passaggio dei Vinti è rappresentata dalla magnifica scultura che rappresenta Enea,  che scappa da Troia, distrutta dai Greci, con sulle spalle il padre Anchise (Che porta in mano i simboli del suo passato) e per mano il figlioletto Ascanio. E' un'opera, esposta alla Galleria Borghese, scolpita nel 1618/19, dal genio Gian Lorenzo Bernini, alta 2.20 m. Il passaggio del vinto per eccellenza, col suo carico di passato (Di amore e di sofferenza) e di futuro (Di speranza) è rappresentato, in modo magistrale, in campo scultoreo da Bernini ed in campo letterario da Virgilio, con il suo poema: l'Eneide. Il Poeta Mantovano, pur dimostratosi incapace di raccontare la magnificenza di Augusto (Per la quale opera era stato chiamato a Roma) si è dimostrato eccelso poeta nel raccontare la liricità nel passaggio di quei vinti.

10 ottobre 2020

8 ottobre 2020

CADITOIA EVANGELICA

 A scuola era stata una fanciulla studiosa. Ha sempre cercato di essere alla pari con gli altri colleghi e, specialmente, colleghe. Ha sempre mostrato molto interesse per la storia e la religione. Ha avuto i suoi innamoramenti e le sue esperienze di vita. E' diventata maestra e per tanti anni ha messo tutto il suo impegno per trasferire le sue conoscenze, il suo sapere, il suo pensiero alle nuove generazioni.  Certamente è stata amata ed osannata da quasi tutti i suoi allievi per i sorrisi e l'entusiasmo di vita profuso durante le lezioni e nella vita di tutti i giorni. Era ed è una persona che ama farsi circondare dalla Bellezza, in tutte le sue manifestazioni coinvolgenti se stessa ed anche il prossimo. Questa ricercatezza del bello l'ha portata, in un momento di esasperata frizione amicale, a rinfacciare, ad una sua amica, madre di più figli, di essere anziana zitella vergine e acida. L'amica, vistasi colpita nel suo amor proprio, essendo a conoscenza delle frequentazioni, diurne e notturne, con un importante personaggio ecclesiastico, che l'altra intratteneva, le fece notare che non era zitella, in quanto sposata; non era vergine in quanto aveva partorito più figli; era forse un po' anziana, ma era tutto secondo natura. Invece, lei, non aveva avuto alcuna remora (Ed aveva fatto bene, le aveva detto) nel dare asilo, tra le sue braccia a chi, per voto, avrebbe dovuto, forse astenersi da certi contatti umani. La risposta della nostra amica è stata esemplare. Eccola. "Con la conoscenza di questa persona - ha detto - ho capito che la mia missione di vita era quella di una caditoia. Dovevo, assolutamente, raccogliere e proteggere quella persona caritatevole dalle tante nefandezze del mondo. Senza la mia presenza avrebbe potuto andare a cadere nelle mani (e braccia) di chissà quali brutte e cattive donne. Donne che avrebbero potuto portarlo sulla cattiva strada. La mia presenza rappresenta un argine al malaffare e alla bruttezza delle numerose donne presenti su questo territorio. Con me lui è sereno, felice. Viviamo, in modo più o meno riservato, insieme. Mangiamo e beviamo, insieme, tanti ottimi vini, che lui compra, per inderogabili necessità, da tante parti d'Italia. Molte bottiglie di vino restano a casa mia; alcune le porta via e le beve solo lui, in momenti particolari. Vedi, la mia è una funzione ecclesiastica. Senza alcun dubbio, con gioia mi definisco una caditoia evangelica". 

5 ottobre 2020

MITI E RITI

Mito. Qual'è il significato che diamo a questa parola? E' la rappresentazione fantastica, favolosa, che diamo a persone eccezionali o divinità. Il tutto supportato da credenze e leggende, particolarmente floride presso i popoli con fervida immaginazione. E' un contesto simbolico, un prodotto dello Spirito. Alla base di un mito ci sono:  frivolezza, grottesco, bizzarria, fantasia, immaginazione, creazione della mente umana lontana dalla realtà, speranza utopistica. Interessa il mondo reale e quello irreale. La mitologia Greca è stata, ed è, il terreno fertile dell'Arte Greca. Lo sviluppo dell'Arte poche volte ha comportato lo sviluppo contestuale della società che l'ha generato. Per i Greci l'Arte era strutturata, legata, alla crescita del popolo. Oggi non è così. I miti esplicano le loro azioni spettacolari, quasi sempre, secondo una ricercata ritualità. L'esasperata incarnazione di un mito, spesso, fa diventare l'uomo un mitomane. Ossia, un soggetto travolto dalla tendenza morbosa a raccontare fatti immaginari con la consapevolezza, più o meno convinta, di dire il falso. I miti sono come gli eroi. Tanto più una società è civilizzata tanto meno sono in circolazione miti (Tenendo escluse da questo frangente la letteratura e le arti).

Rito. Qual'è il significato che diamo alla parola rito? Per ritus intendiamo la procedura particolare approvata ed applicata nelle cerimonie sacre, politiche, sociali, militari. Rappresenta: le usanze, il costume, le regole, gli usi, le abitudini, tramandate nel tempo. Le cerimonie religiose (Battesimo, Matrimonio, ...)  si svolgono, scrupolosamente, secondo riti specifici dai/nei quali noi ci riconosciamo tutti, per prassi consolidata. Il rito tanto più è applicato da soggetti mitologici, o presunti tali, tanto più cresce in importanza ed osservanza. Il rito può avere il presupposto scientifico sereno, certo, ragionato (Come una cerimonia di Laurea in una Università Scozzese. Nelle Università italiane dette cerimonie, avendo perso la loro ritualità, sono diventate scarsamente emozionanti e coinvolgenti. Quasi anonime; e ciò non è un bene, vista la necessità di riconoscere, in tutta la società, l'importanza dello studio e della conoscenza, della Scienza), ma può trascendere fino al coinvolgimento in aspetti riprovevoli, criminali (Riti di iniziazione mafiosa, KKK, satanici, ...)). Esso va sostenuto quando si rivolge alla Scienza, invece va decisamente respinto quando si rivolge a condizioni di barbarie. Pur essendo un fatto, essenzialmente, formale, il rischio di proselitismo suggerisce di essere inflessibili nelle ipotesi di rigetto. Molti atti barbarici che si verificano ai giorni nostri trovano scaturigine in condizioni di sudditanza psicologica, di proselitismo portato al massimo livello.

Cosa hanno in comune i Miti ed i Riti? Sostanzialmente nulla. L'uomo può, tranquillamente, farne a meno di entrambi. In molti casi, entrambi, possono essere piacevolmente e ragionevolmente accettati, col presupposto del ragionamento dell'utilità dell'inutile di cui ho già parlato, anche in questo sito. Con la necessità di fare attenzione a non cadere nel perverso, nel barbaro, nel tribale.

4 ottobre 2020

SCIENZA E LIBERTA'

La Scienza è Libertà

La Libertà va a braccetto con la Scienza. Là dove non c'è Libertà, lì, la Scienza è assente o repressa o deviata. Dove la Scienza esiste, è viva, è presente, lì il livello di Libertà è elevato. 

E' pur vero che la Scienza debba essere al servizio dell'Uomo e mai asservita agli interessi di alcuno a danno di altri. La Scienza è sempre dalla parte dell'Umanità. Sempre.

UN GRADINO PIU' SU'

 La vita di ogni essere umano è fatta, anche, di interlocuzioni non solo con gli affetti più prossimi, ma anche con gli altri esseri viventi. Tali interlocuzioni non sempre sono cordiali, educate, civili, amorevoli. Spesso sconfinano nel turpiloquio, nelle offese, nelle provocazioni, nelle ingiurie, nelle minacce, nelle calunnie, nell'aggressione verbale ed, anche, fisica. Queste situazioni, nella socialità quotidiana, ci sono sempre state e, forse, purtroppo, sempre ci saranno. 

Il mio pensiero va non tanto alle svariate ipotesi di tensione a cui l'uomo può andare incontro, ma al tipo di reazione del soggetto passivo che si trova ad essere colpito da uno degli attacchi sopra indicati. E' l'ambiente in cui uno vive che condiziona il comportamento, la crescita culturale e la vita di ogni essere umano. Se nel quotidiano ci sono, prevalentemente, persone rispettose della Bellezza Naturale, del Diritti inalienabili dell'Uomo, difficilmente la persona generica, nei suoi atti andrà contro tali indirizzi. Di contro, se le persone, che vivono in un certo contesto e le istituzioni che rappresentano la collettività, non rispettano alcuni diritti, è molto probabile che la persona generica, anche se potenzialmente corretta, sia portata, tendenzialmente, ad adeguarsi al comportamento inadeguato. Questo è quanto si riscontra spesso nel rapporto tra Società e Singolo individuo. Diverso è il discorso nel rapporto tra soggetti privati. Davanti a grave offesa portata da un soggetto privato (Singolo, mafioso o altro) ad altro soggetto privato, le reazioni possono essere di vario tipo, in funzione della forza, delle presenze che il soggetto passivo può avere accanto e dalla sua intelligenza. 

Il primo tipo di reazione è quello del dente per dente. Questa è l'opzione più canonica nelle civiltà meno evolute, quelle primordiali. E' il caso in cui ha il sopravvento la legge del più forte; con le istituzioni assenti o incapaci di esercitare il loro ruolo. Chi subisce un danno (Furto, delitto, ...) reagisce portando un danno analogo, o peggiore, a chi ha agito per primo. Questo meccanismo, spesso, ha portato, e porta, reazioni a catena (Faide, ...), con atrocità inimmaginabili, spesso coinvolgenti soggetti aventi il solo torto di essere legati, ad una delle parti in lite, da semplice legame parentale. Ma è pur vero che per andare contro un esercito è necessario disporre di un esercito; sempre ammesso che ci sia la determinazione logica di fare una lotta. Senza voler giudicare nessuno, voglio ricordare le parole di un mio grande Amico, uomo di grande cultura e conoscenza che, un giorno, mi disse di non aver timore ad affermare che davanti ad una grave sofferenza subita, senza alcun dubbio, si sarebbe armato ed eliminato il soggetto responsabile. Ricordo di aver ascoltato, in silenzio, le sue opinioni, le sue giustificazioni sulle sue ipotetiche reazioni ad un gravissimo danno subito.

Il secondo tipo di reazione è quello del porgi l'altra guancia dopo uno schiaffo ricevuto. Questa opzione biblica penso che, oramai, non sia più applicata neppure dal clero. L'uomo normale raramente adotta questo comportamento.  

Il terzo tipo di reazione è quello intelligente, del gradino più su. E' quello del rifiuto delle regole del branco, del rigetto dell'arroganza, della volontà di sopraffazione verso chiunque. Ed è una strada piena di ostacoli, irta, difficoltosa. E' quella scelta che ci porta lontani dalla reazione spropositata (E magari soccombente) che ci porta non a fare una ritirata, più o meno strategica, ma a fare, semplicemente, un solo passo indietro, senza fare dietro-fronte, con la schiena diritta, con lo sguardo fiero, fisso, orgoglioso, sereno e determinato, contro il ciarpame della società. Quel passo che ci porta a fare, a ritroso, un gradino più su, rispetto alla posizione in cui si trovano i barbari che imperversano, per la troppa negligenza e incapacità delle istituzioni. Semplicemente mettendosi ad un livello culturale più alto. Rifiutando qualsiasi mescolamento fisico, sociale, o di altro tipo.