Libero.
Ti sentivi libero. Libero di fare o di non fare qualsiasi cosa. E, nonostante tutto, con tanto desiderio di vita. Nonostante la nausea che tante persone e tante circostanze ti portavano.
Eri spento, morto, ma vivevi contro tutti e contro tutto. E rifiutavi qualsiasi ipotesi esistenziale pessimistica.
Non era possibile un percorso diverso da quello che tu volevi. Era impossibile, ingiusto. E, certamente, l'avresti decisamente rifiutato. E di ciò eri convinto. E, per vincere la tua battaglia avevi accettato pure dei compromessi che, in alcuni casi, hai cercato, pure, di disconoscere. E ti sei aggrappato, pure, a lei che ti ha dato aiuto e speranza. Speranza in te stesso e nel futuro. Il tuo e ... il vostro.
Ti sentivi libero, ma libero non lo eri più, da un po' di tempo.
La tua era una libertà nella quale si faceva strada, inesorabilmente, la fine.
Poi, quel trenta novembre è arrivata la tua morte. E, il giorno dopo, quasi in punta di piedi, hai lasciato la città, che hai amato e odiato. Città che hai percorso in lungo e in largo. Da cima a fondo. Nel bene e nel male. Dove hai vissuto intensamente. Città matrigna e, pure, amante focosa, ma sempre facente parte integrante della tua epidermide.
Ora non ci sei più. Sarai un nome, un essere nella memoria di qualcuno. Qualcuno sempre di meno. Anche i tanti soggetti che hai aiutato, piano piano, si dimenticheranno della tua esistenza. E di te non resterà nulla. Forse solo qualche flebile ricordo.
Rivedo i tuoi numerosi esuberanti sogni. Ricordi, mi esponevi sempre uno nuovo. Maggiore, più grande, di quelli dei giorni precedenti. E io che dopo averti ascoltato, sempre con un sorriso, spesso, forse per troppa praticità, ti riportavo con i piedi per terra, evidenziandoti quelli che, a mio parere, erano ostacoli alla realizzazione dei tuoi Sogni. Quanti Sogni! Sogni che ti hanno portato in tanti luoghi diversi (Roma/Urbe, Siena, Porto Santo Stefano, Isola Capo Rizzuto, Amiata, San Pietroburgo, Cardeto, Africa, Asia).
Ora non ci sei più per farci vedere altri tuoi sogni. Grandi sogni, sapendo che il livello di libertà di ogni uomo è direttamente proporzionale alla grandezza dei suoi Sogni.
Hai vissuto e spesso in modo spericolato. Hai avuto le tue carte e le hai giocate nel migliore dei modi possibili, a tuo parere. Almeno così hai sempre creduto.
Hai giocato e, alla fine, hai perso la partita. Ma questa partita, sai, si perde sempre. Per cause interne o esterne, ma spesso si perde, prima della ragionevole fine.
E tu avevi capito che stavi perdendo. Avevi sperato, cercato, di vincere, ma, infine, ti eri reso conto che... stavi perdendo. E hai cercato di sopravvivere, sperando in un miracolo.
Esistevi, spesso in modo trasandato, mangiavi e dormivi. Dormivi e mangiavi. Era la tua esistenza lenta che cercavi di gestire convincendoti di essere tu il pilota.
Vivevi lentamente, tu che andavi sempre di corsa, come una quercia, come un ruscello d'acqua che, lentamente, scorre verso il mare. Con movimento lento.
Solo qualche volta la nausea, il rifiuto dell'ipotesi finale, ti portava all'affanno del respiro. E sapevi che la cosa ti poteva far male. Ti portava sofferenza nel corpo. In tutto il corpo. Circostanza che portava alla coscienza dello stato di male. Coscienza che ti ha portato a riflettere, tante volte, sull'ipotesi di accelerare quel percorso di vita con tanta sofferenza.
E penso a tutte quelle volte che la noia di vita ti ha assalito fino a portarti alle lacrime. Lacrime che non hai, mai, fatto vedere a nessuno. Non hai mai accettato di farti vedere debole da nessuno. Gli altri, in te, dovevano vedere solo sicurezza, determinazione, fiducia, capacità. Fino alla fine.
La noia dell'esistenza spesso ti portava alle riflessioni esistenziali che ti lasciavano senza parole, senza tempo.
Sì, ti mancava anche il tempo.
Ricordi, ti trascuravi, anche, nel fare la barba.
Ora su quel cucuzzolo, in alto, quasi tra le nuvole, nel vento, che lì è quasi sempre presente, potrai vedere tutto, da altra prospettiva.
E, al solito, farai le tue considerazioni a tutti coloro che ti staranno intorno, anche lì.
Gente, anime, che guardi con le loro facce normali, piene di sicurezza. Anime che hanno osato fare figli. Tu, invece, hai sempre evitato di fare tale errore.
Vero? Perché taci? Forse non è vero?
Forse c'è qualcosa che hai portato via con te? Che non hai mai voluto riferire, mai, a nessuno? Forse?
Alla fin fine questo dubbio seminato ti fa piacere sentirlo, percepirlo, vivo.
Ma ... è improbabile che ci sia il tempo, la possibilità, di sentire le palpitazioni del cuore che annunciano la tua indiretta presenza.
Ma se ci sarà ti terrò informato.
E, in quel momento, io creperó dalle risate. Risate che portano al pianto. E, anche, al tuo pianto.
Tenera riflessione, romantica amicizia. Si sente la forza della vita, e il non esistere della morte...perché poi veramente tutto fa presenza, è abbastanza un niente e un soffio ti porta un ricordo.
RispondiEliminaUn forte abbraccio.
Bellissime parole.
Sì, è il ricordo di una grande amicizia.
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