"… Credevo di essere morto e, forse, lo ero già.
Quando vidi il suo viso e i suoi perché. Il mio cervello formulava pensieri, urlava, piangeva, ma dalla mia gola, dalla mia bocca ormai non usciva nessun suono.
Abbiamo condiviso lo stesso utero, lo stesso spazio, abbiamo mangiato il latte dalla stessa mammella, che vuoi che sia agganciare un angelo.
So che mi ha sentito, perché io ho sentito lui, gli dissi: "Fratello, perché raccogli il mio corpo, perché lo vuoi ricomporre, perché vuoi chiudere le mie ferite, perché sussurri: "Respira", perché ti fai fiato, alito di vita, perché percuoti il mio petto? Sono morto. Parlami!"
Sentire il suo abbraccio ed era tutto il suo parlare.
Il suo cuore batteva così forte che mi sembrava il mio. "Quanto mi ami!"
Continuavano i suoi perché, non c'era altro nella sua mente.
Dolore e perché.
Non è stato facile lasciare il mondo, lasciare mia moglie, i miei genitori, i miei figli, i miei fratelli, ma nel suo abbraccio mi sentivo sicuro, nel grembo della terra, nella preghiera di un dio buono, mio Fratello.
Avrei voluto dirgli tante cose, ma alla fine gli dissi: "Ti lascio i miei sogni"".
Dal romanzo inedito "GUARDA OLTRE", di C.B.
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