Per
il tuo Blog, ecco due mie poesie. Forse è valsa la pena aspettare.
Vorrei tanti commenti severi, profondi, fatti da gente … .
Intanto, ti ringrazio, caro Ingegnere, per l'ospitalità squisita
che riservi
ai miei componimenti. Sono "aspetti" del mia concezione
della vita. Ti abbraccio. Carlo.
Carlo, sono contento ed orgoglioso per l'onore che mi fai inviandomi le tue Poesie che pubblico immediatamente. Con stima ed orgoglio.
SEMMAI IO GIUNGA….
Semmai io giunga nel saettar di
un lampo quando il cielo
Sa di nuvole profonde e il
tuono batte la terra che si spezza e trema,
Vieni con le parole del perdono
a cogliere del lago la fragranza
Che incespica nel freddo della
sera.
Portami altrove nuvola che
passi seminata nel cielo come un drappo!
Offriti al vento che imprecando
arriva dalle forre dei monti
e dai merli dentati del castello
dove ancora un conte
non sazio di morte
spinge nelle carni il coltello
dello strazio
e sparge sangue innocente sulla
terra.
O se cavalchi un grido che urta
e scuote la serena quiete
Portami l’ala calda della pace
Ch'io goda di guardare le
tenere riviere dell’oblio.
Qua dove il sole è caldo e il
vento scorre quietamente
aspetto che si compia la mia
sorte nel giro benedetto dell’amore.
E corro a benedire ogni fiato
che bussi alla coscienza.
Verrò col laccio
dell’incantatore a creare riccioli di fede.
Nell'affamato uomo della terra
gema di pianto
la tenace memoria del pane.
Datemi tutti i poveri che
soffrono
dall'arsa sabbia del deserto
al freddo della tundra, come fratelli.
Ch'io apra il cielo con
fardello umano.
Sarò il poeta che conserva il
seme..
Un poeta strappato nelle carni
Che alza braccia lunghe senza
forza
al Cristo che nereggia e suda
sangue.
Lo aspettano vani pensieri da
cent’anni tristi.
E cantate e danzate di prodiga
speranza quando albeggia.
Ch'io possa andare in un lampo
di salti cadenzati
dietro i profumi che il giorno
invia al sole.
Ch'io possa avere la dolcezza
del desco spensierato
E il canto dell’allodola nel
cielo e il volto della stella del mattino,
Prima che il gorgo mi travolga e
annienti
Portami alla zolla che mi
aspetta, Donna!
Donami un chiaro segno del
mistero.
E s'alza polvere dalle larghe
ferite della terra che si scioglie nel nulla.
Datemi la certezza di un
ricordo.
Di un battito di luce.
Di un pianto che si sciolga.
Il mio cammino è trafitto nel
petto.
E siano le fresche trame
dell’alba e le mani dolci che mi danno l’acqua
il refrigerio.
E tu piangi perché non puoi
piacermi, come credi.
Portami il tempo che gonfia lo
spazio
e le cime infilate dentro il
cielo.
Seguo le impronte lasciate
dall'uomo
Tentennando..
Siderno (RC), 26.01.2014 cap
IN
QUESTO GIORNO CHE PRESUMO ETERNO
Chiederò
all'alba le tenere movenze che governa
E
i trilli della luce nel mattino
Quando
il mare si culla in trasparenza
E
il cielo sa di fragola e d’essenza.
Verrò
da te al trepido sospiro del tuo petto per donarti i colori
e
il fresco canto del giorno
Sull'alberello
tenero che trema nell'occhio dell’allodola al mattino.
Lungo
il tuo sguardo limpido di sogno.
In
lontananza brillano nel sole i monti nella neve,
Nei
fossi della vita batte il mio sangue, oggi.
E
al vento chiederò l’impeto e il corso e i profumi diffusi della
terra.
In
un lungo corteo di tenerezza..
Nella
sera cerco la clemenza del tempo e il velo dolce che ravvolge il
mondo
dai
monti alle colline
Alla
pianura placida che trema come il canto del cuore.
Muore
mille volte il poeta se non scorge che la sua voce, misurata, a
sera,
naviga
dentro un fremito di stella.
Ti
vestirai di lampi di colori e lancerai nel cielo i tuoi sospiri
e i
cupidi pensieri dell’amore.
E
chiederò al giorno che divampa di vita la pienezza del canto
E
le spighe dorate e l’ape, che penetra nel polline, vorace.
E
ti darò la gaiezza del sole in questo giorno che presumo eterno..
Verrai
quando non ho che il pianto e sarò solo:
muto
e piegato nella pura assenza..
Tenero
un fiato
E
sulla zolla poggerò la testa.
E
sarà festa, Donna.
Venerdì, 07 febbraio 2014 ore 16.57 Carlo A. Pascale