Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

1 febbraio 2014

IL SOLE NEGLI OCCHI - 2. Solo

   Dal romanzo inedito "Il sole negli occhi" di Giuseppe ROMEO, riporto alcuni coinvolgenti stralci:

"Gettò la giacca sul letto ancora disfatto, ed uscì sul balcone. Nel cielo non c'erano più, né stelle, né luna, era solo; solo con il suo ricordo, l'immagine di lei, che gli appariva, ora precisa e reale, ora incerta e vaga.
Era solo, come lo era stato, nel già corto ma triste cammino della sua vita. Era solo, come lo era stato all'età di sette anni, in un piovoso pomeriggio di dicembre, dietro la bara di suo padre, che un vecchio e piagato mulo, schiumante di fatica, come il mare Jonio all'orizzonte, trascinava, stancamente, all'ultima dimora. Era solo, con la sua "détresse", come lo era stato, all'età di sedici anni, difronte ad un crocifisso muto, nella claustrale "froideur" (fredda, gelata) di una cella in un convento di Frati Minori, ove l'avevano spinto la sua miseria ed i sintomi di una vocazione che ben presto si rivelava falsa.
Era solo, come lo era stato all'età di diciotto anni, quando i suoi parenti non potendolo più mantenere agli studi, l'avevano abbandonato al primo "carrefour" (bivio) della sua vita. Era solo, come lo era stato, nella serie interminabile delle sue disillusioni. Solo, come lo era stato, di fronte ai risi "moqueurs" (sfottenti) della sua gente, dei suoi amici. Solo, come lo era stato quando forte del suo coraggio e della sua incoscienza, la chitarra a tracolla, era andato nelle piazze a cantare le sue canzoni, o come quando, le mani vuote e sotto un "maquillage" (trucco) di sudore e di rabbia, declamava Shakespeare, ad un pubblico d'ignoranti montoni.
...
Un cielo terso ricopriva ogni cosa; la bassa marea aveva portato lontano lo schiumio dell'onda, davanti agli occhi di Luca un'anonima distesa di sabbia grigia, dalla quale spuntavano scorie o spuntoni di ferro arrugginiti, ricordo delle navi affondate durante la guerra, dune di sabbia e detriti si perdevano all'infinito, Claudine e Luca andavano, affondavano i loro passi in quella immensa solitudine, pronunciavano parole che il vento del nord rapiva dalle loro bocche e li portava via, nell'immensità che li circondava, poi si fermarono, uno difronte all'altra, le mani nelle mani, gli occhi negli occhi, il vento nei capelli, mentre due labbra tremolanti ... così la loro gioia, i loro fremiti,... "

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