Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

8 febbraio 2014

IO, IL CANTO DEL CIGNO, DI CARLO A. PASCALE

Per il tuo Blog, ecco due mie poesie. Forse è valsa la pena aspettare. Vorrei tanti commenti severi, profondi, fatti da gente … . Intanto, ti ringrazio, caro Ingegnere, per l'ospitalità squisita che riservi ai miei componimenti. Sono "aspetti" del mia concezione della vita. Ti abbraccio. Carlo. 
Carlo, sono contento ed orgoglioso per l'onore che mi fai inviandomi le tue Poesie che pubblico immediatamente. Con stima ed orgoglio.

SEMMAI IO GIUNGA….

Semmai io giunga nel saettar di un lampo quando il cielo
Sa di nuvole profonde e il tuono batte la terra che si spezza e trema,
Vieni con le parole del perdono a cogliere del lago la fragranza
Che incespica nel freddo della sera.
Portami altrove nuvola che passi seminata nel cielo come un drappo!
Offriti al vento che imprecando arriva dalle forre dei monti
e dai merli dentati del castello dove ancora un conte
non sazio di morte
spinge nelle carni il coltello dello strazio
e sparge sangue innocente sulla terra.

O se cavalchi un grido che urta e scuote la serena quiete
Portami l’ala calda della pace
Ch'io goda di guardare le tenere riviere dell’oblio.
Qua dove il sole è caldo e il vento scorre quietamente
aspetto che si compia la mia sorte nel giro benedetto dell’amore.

E corro a benedire ogni fiato che bussi alla coscienza.
Verrò col laccio dell’incantatore a creare riccioli di fede.
Nell'affamato uomo della terra gema di pianto
la tenace memoria del pane.
Datemi tutti i poveri che soffrono
dall'arsa sabbia del deserto al freddo della tundra, come fratelli.
Ch'io apra il cielo con fardello umano.
Sarò il poeta che conserva il seme..
Un poeta strappato nelle carni
Che alza braccia lunghe senza forza
al Cristo che nereggia e suda sangue.
Lo aspettano vani pensieri da cent’anni tristi.

E cantate e danzate di prodiga speranza quando albeggia.
Ch'io possa andare in un lampo di salti cadenzati
dietro i profumi che il giorno invia al sole.
Ch'io possa avere la dolcezza del desco spensierato
E il canto dell’allodola nel cielo e il volto della stella del mattino,
Prima che il gorgo mi travolga e annienti
Portami alla zolla che mi aspetta, Donna!
Donami un chiaro segno del mistero.

E s'alza polvere dalle larghe ferite della terra che si scioglie nel nulla.
Datemi la certezza di un ricordo.
Di un battito di luce.
Di un pianto che si sciolga.
Il mio cammino è trafitto nel petto.
E siano le fresche trame dell’alba e le mani dolci che mi danno l’acqua
il refrigerio.
E tu piangi perché non puoi piacermi, come credi.
Portami il tempo che gonfia lo spazio
e le cime infilate dentro il cielo.
Seguo le impronte lasciate dall'uomo
Tentennando..

Siderno (RC), 26.01.2014 cap


IN QUESTO GIORNO CHE PRESUMO ETERNO

Chiederò all'alba le tenere movenze che governa
E i trilli della luce nel mattino
Quando il mare si culla in trasparenza
E il cielo sa di fragola e d’essenza.
Verrò da te al trepido sospiro del tuo petto per donarti i colori
e il fresco canto del giorno
Sull'alberello tenero che trema nell'occhio dell’allodola al mattino.
Lungo il tuo sguardo limpido di sogno.

In lontananza brillano nel sole i monti nella neve,
Nei fossi della vita batte il mio sangue, oggi.
E al vento chiederò l’impeto e il corso e i profumi diffusi della terra.
In un lungo corteo di tenerezza..
Nella sera cerco la clemenza del tempo e il velo dolce che ravvolge il mondo
dai monti alle colline
Alla pianura placida che trema come il canto del cuore.

Muore mille volte il poeta se non scorge che la sua voce, misurata, a sera,
naviga dentro un fremito di stella.
Ti vestirai di lampi di colori e lancerai nel cielo i tuoi sospiri
e i cupidi pensieri dell’amore.
E chiederò al giorno che divampa di vita la pienezza del canto
E le spighe dorate e l’ape, che penetra nel polline, vorace.
E ti darò la gaiezza del sole in questo giorno che presumo eterno..
Verrai quando non ho che il pianto e sarò solo:
muto e piegato nella pura assenza..

Tenero un fiato
E sulla zolla poggerò la testa.

E sarà festa, Donna.

Venerdì, 07 febbraio 2014   ore 16.57    Carlo A. Pascale

4 commenti:

  1. Leggendo queste poesie ci si tramutata nel coinvolgenti paesaggi e in ogni emozione.
    Le parole si plasmano con i sentimenti emotivi. Rimanendo e forse appartenendo a questo oscillare di fragole dolci, di lampi saettanti, di nuvole, di sole, di albe, e poi scomparire con loro.
    Suggestione. Si stringono tra di loro la speranza, il dolore, il perdono, l'amore, la bellezza, la morte e poi ancora la dolcezza. Sicuramente qualsiasi commento si possa fare per esprimere quello che lasciano queste poesie è insignificante, bisogna leggerle e rileggerle e se si potesse ne farei abiti.
    Cristina

    RispondiElimina
  2. "Il vento che arriva dalle forre dei monti e dai merli dentati del castello"immagine bella che quasi materializzo in luoghi della memoria.Versi di respiro ampio,che abbracciano, fra cielo e terra l'umano dolore e la speranza di nuovi giorni,di nuovi germogli.Più intima pare la seconda lirica.Quel coinvolgere tutti gli elementi,vento sole stelle nuvole quasi una danza magica per una promessa d'amore.Almeno questa è una mia lettura,nella poesia leggiamo anche le nostre emozioni.

    RispondiElimina
  3. Il commento di Cristina è di natura panteistico. Spinta dai versi della poesia Cristina entra nella natura dei versi e scorge il fluire degli elementi e l'operosità dei sentimenti, dimostrando una partecipazione attiva ed una comprensione effettiva dello spettro poetico. Animo nobile e ispirato quello di Cristina,
    Chicchina si lascia andare e partecipa al corso poetico con animo sensibile e appassionato. Si ferma sul vento che arriva dalle forre dei monti e dai merli dentati del castello per fissare l'umano dolore e la speranza di nuovi giorni. Sì, Chicchina, la mia poesia scorre in questi dati, in queste sfere dell'esistenza, in queste immagini che rinnovano il dolore dell'uomo e lo strazio dei deboli. Io sono felice di avere lettrici così innamorate della poesia e così sensibili. Vi ringrazio di cuore e sento il dovere di far entrare voi due nel momento ispirativo della mia poesia, (Anime nella mia anima!), in quello umano, in quello del sogno. La poesia allunga le mani delle persone sensibili e permette loro di cogliere i frutti più dolci. Io sono lo stimolo , voi siete le signore della vita, quelle che soffrono e sperano spesso, spessissimo, accanto al poeta, la cui pena, grazie a Dio , si scioglie nel canto e si sostanza di bontà nell'intelligenza di chi dai versi trae cibo spirituale. Con voi due potrei conquistare il mondo e renderlo più buono da vivere. Vi abbraccio con grande affetto
    Carlo a: Pascale

    RispondiElimina
  4. Grazie ad entrambe. Siete due metraviglie, non tanto per la purezza dell vostre anime che sanno apprezzare e lodare, quanto per la caoacità di oenetrare ed avvivare i temi umani ed estetici deli miei versi. Con lettrici come voi potrei invogliare il mondo a fare di più o a fare finalmente a favore di chi soffre. Ma c'è di più, voi arrivate dove forse neppure il poeta arriva, voi date vigore e forza ai miei versi, voi sapete goderli e assimilarvi ai valori della vosra vita. Voi avete valori e la capacità di avvergtire la opresenza de valori. Io sento che con voi la mia poesia cammina, diventa poesia di tutti, della società, dell'umanità. Ma questo prodigio è frutta della vostra sensibilità che della mia poesia. Come rimgraziarvi? Senz'altro volendovi bene e apporezzamdovi, e assimilandovi alla mia esistenza, ai miei sogni, al mio pathos. Grazie, infinitamente grazie
    CARLO a.PASXCALE

    RispondiElimina