3 dicembre 2025
29 novembre 2025
AMANTI INFELICI
Fantasiosi o reali riporto le storie di amanti infelici, passati alla storia per il loro amore contrastato dalle rispettive famiglie, nemiche fra loro.
1)- Piramo e Tisbe.
Amanti babilonesi. Sì parlavano, fin da bambini, attraverso le crepe del muro che divideva le case delle rispettive famiglie, tra di loro acerrime nemiche.
Orazio, Metamorfosi, libro IV.
2)- Paolo e Francesca.
Un amore struggente, adultero, è nato tra Francesca da Rimini (Da Polenta, figlia del signore di Ravenna) e Paolo Malatesta (Figlio del signore di Rimini), fratello di Gianciotto, marito di lei. Francesca è stata ingannata dicendole che avrebbe sposato Paolo, il bello dei due fratelli, non Gianciotto, decisamente brutto e sgraziato.
I due amanti legati da struggente passione, iniziata con la lettura del libro con la storia d'amore tra Ginevra e Lancillotto, furono uccisi dal marito di lei appena scoprì il loro amore. "Maledetto fu il libro e chi lo scrisse".
Dante, Divina Commedia, Inferno, Lussuriosi, Canto V.
3)- Romeo e Giulietta.
Amanti legati da un amore indissolubile nonostante le profonde inimicizie fra la famiglia di Giulietta (Capuleti) e quella di Romeo (Montecchi), in Verona.
I due amanti si sposano in segreto. Per superare una disavventura lei beve una pozione che la fa sembrare morta. Romeo che non sa dell'artifizio si avvelena accanto a lei. Giulietta al risveglio vede Romeo morto accanto a lei e di suicida accanto a lui.
Dopo la loro morte cessa l'odio fra le due famiglie.
Shakespeare, Romeo e Giulietta.
4)- Lancillotto e Ginevra.
È la storia dell'amore proibito, tutt'altro che platonico, tra Lancillotto del Lago, il più valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda e la regina Ginevra , moglie di Re Artù. L'amore nasce in seguito all'azione molto ardita del cavaliere che salva la regina, rapita da Meleagant. Subito dopo i due si amano in modo struggente. Ginevra era la moglie di Artù, la regina di Camelot, ma il suo cuore apparteneva, senza limiti, a Lancillotto.
Il loro amore, scoperto da Artù, porta alla rovina il regno di Camelot e i due amanti. Alla morte di Ginevra Lancillotto si ritira a vita spirituale, da eremita.
Lancelot-Graal, 1214.
5)- Paride ed Elena.
Elena, figlia di Zeus e di Leda, sorella dei gemelli Castore e Polluce, considerata la donna più bella del mondo, era la Regina di Sparta, in quanto moglie di Menelao, quando fu rapita dall'attraente Paride, fratello di Ettore e di Deifobo, figlio di Priamo, Re di Troia, e portata via da Sparta. In vero, più che un rapimento vero e proprio si è trattato di una fuga consensuale dovuta ad un amore travolgente esploso tra i due giovani. Anche in considerazione del fatto che Menelao, marito di Elena, era tutt'altro che un bell'uomo. Elena scelse Paride in quanto per lei era "la cosa più bella: ciò che si ama".
I due amanti vissero, a Troia, un intenso e travolgente periodo d'amore.
Il rapimento di Elena ha rappresentato, per i greci, una valida scusa per assediare e conquistare Troia.
Durante l'assedio di Troia Paride muore per le frecce di Filottete, avvelenate da Eraclea, mentre faceva rientro in città.
Dopo la morte di Paride Elena sposa Diofobo, fratello di Paride, che tradisce consegnandolo ai greci durante l'assedio. E, infine, dopo la distruzione di Troia Elena torna a Sparta, col marito Menelao, fratello di Agamennone. Sostenendo, naturalmente, di essere stata rapita da Paride, contro la sua volontà.
Sì sa e si dice da sempre: le bellissime donne di Sparta sono così.
Omero, Odissea.
28 novembre 2025
SOSTENIBILITA'?
In Italia, spesso, nel linguaggio comune si introducono dei termini, in lingua inglese o in italiano, che in breve tempo vengono usati da tutti, pur senza conoscere, esattamente, il significato, per cadere, dopo qualche tempo, nel dimenticatoio.
Qualche anno fa la parola nuova è stata "resilienza", proveniente dai laboratori di Ingegneria, dai test di prova sui materiali metallici.
Attualmente è di moda, nel linguaggio corrente, l'uso della parola "Sostenibile", proveniente dall'ambito ambientale. Ma il suo utilizzo non è sempre netto e preciso, lasciando, spesso, dubbi sulla reale consistenza del termine. Questo tipo di linguaggio, spesso, porta consenso manifesto quando si parla in senso generale ambientale, ma, altrettanto spesso, porta dissenso e contrasto quando si scende nel dettaglio operativo. E l'argomento diventa ostico e di forte contrapposizione fra le parti, con ognuna che tende a far prevalere la propria interpretazione. Sì, perché in questi argomenti non ci sono solo due opzioni, il bianco o il nero, ci sono varie opzioni, con diverse sfumature. Con la conseguenza che un qualcosa che per tizio è sostenibile, per caio può essere non sostenibile. E in questi scontri ad avere la meglio non sempre è chi ragiona col buon senso, ma chi si trova nella posizione di potere più alto.
Cerchiamo di capire come stanno le cose.
1) -Sostenere.
Sostenere significa reggere, portare su di sé, in modo saldo, sicuro. Anche: tollerare, soffrire, sopportare. Vale anche per: difendere, sostenere, resistere, patrocinare.
Nella vita è bene sostenere tutto ciò che implica vantaggio per la natura e per la collettività, presente e futura.
2) -Sostegno.
Sostegno è quel qualcosa che sostiene un'altra cosa, un'idea. E' il basamento, la colonna, il supporto che serve a tenere in essere qualcosa.
E' la presenza manifesta di un'azione considerata necessaria per il sostegno di qualcosa.
3) -Sostenibile.
Sostenibile fa rimando alla potenzialità di sostenere una cosa, un'idea, un progetto. Una cosa che è necessario e giusto difendere dalle aggressioni.
Col termine Sostenibilità, molto usato nell'attuale linguaggio, si intende la necessità di un utilizzo efficiente e rispettoso delle risorse (Natura, Energia, Materie prime, Lavoro umano).
Il concetto di sostenibilità porta a domandarsi, a ricercare, il significato del "vivere sostenibile".
Il vissuto sostenibile è quello che implica l'adozione di comportamenti, abitudini, scelte che riducono l'impatto ambientale e sostengono il benessere individuale e collettivo.
La sostenibilità è, quindi, riferita a cose, ad azioni, a servizi, nella totalità del loro ciclo di vita. Essi sono considerati sostenibili se durante il loro intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, esplicano un minimo impatto ambientale.
Col termine sostenibilità si fa riferimento a condizioni di sviluppo che soddisfino i bisogni del tempo presente senza, però, compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri. Tenendo presente la necessità di fare un uso efficace, non esagerato, delle risorse nel rispetto dell'ambiente.
Ne deriva il concetto di "sviluppo sostenibile", ossia quel tipo di sviluppo che non esaurisce le risorse naturali e non danneggia, in modo irreversibile, l'ambiente, anche al fine di consentire l'uso di quelle risorse (Quelle rimanenti) alle nuove generazioni. Con attenzione alle diverse e spesso contrastanti prospettive che guardano: - all'ambiente (Vuole la conservazione delle risorse naturali, la riduzione dell'inquinamento, il contenimento delle emissioni); - all'economia (Lo sviluppo deve cercare di non compromettere il pianeta col profitto a breve termine); - alla società (Le attività devono tendere al benessere, alla felicità, all'equità di tutte le persone, presenti e delle future generazioni. Salvaguardando Uguaglianza e Giustizia sociale).
Un progetto che ha come obiettivo la sostenibilità deve tener conto della necessità di:
- Minimizzare i rifiuti;
- Far uso, il più alto possibile, di risorse rinnovabili;
- Rispettare gli standard etici e morali;
- Rispettare i diritti economici e le condizioni dei lavoratori;
- Non comportare trasformazioni irreversibili all'ambiente.
Quando un'azione generica si definisce, o si può definire, "sostenibile?"
L'industria bellica tradizionale, convenzionale, può essere definita sostenibile?
Una industria bellica che produce e commercializza armi e, quindi, genera ricchezza economica, posti di lavoro, può essere considerata sostenibile?
L'industria nucleare, civile o bellica, può essere definita sostenibile?
Le centrali nucleari, presenti in molti paesi, Italia compresa seppur ufficialmente spente, capaci di fornire energia elettrica, ma anche, potenzialmente, bombe nucleari ad alto impatto o anche a basso impatto con Uranio impoverito, devono essere considerate sostenibili o no?
I grandi fondi di investimento, italiani, europei, americani, mondiali, possono auto definirsi sostenibili anche se i loro lucrosi investimenti sono diretti su settori bellici e verso la distruzione del verde sul pianeta Terra? Senza alcuna attenzione alla necessità di attivare un cambiamento duraturo e reale nella giusta direzione. E senza alcuna attenzione alle condizioni di vita dei lavoratori.
Le armi producono impatti duraturi e positivi da poter essere considerate sostenibili?
I conflitti (Guerre), che tanto diffusamente sono presenti sulla Terra, portatori di morte, di distruzione, di odio e di rancore, di povertà, di disastri ambientali, possono essere considerati sostenibili?
Se la risposta è negativa, com'è ragionevole ipotizzare, allora perché il resto del mondo non fa il necessario per farli cessare?
Recenti studi statistici hanno accertato che, in Italia, un ridottissimo numero di persone (O famiglie industriali o finanziarie), in quest'ultimo quinquennio, nonostante il terribile periodo di crisi economica, energetica, bellica, finanziaria, etica e morale, ha arricchito il proprio patrimonio di oltre il 23%.
Di contro, la fascia di popolazione già di livello medio o medio alto durante il suddetto periodo ha subito un depauperamento del proprio livello economico e di vita.
In sintesi, durante questo periodo di bellicismo esasperato, che ha invaso anche l'Europa e il Mediterraneo, i ricchi sono diventati molto più ricchi e i poveri molto più poveri.
Evidentemente le guerre non sono sostenibili per il genere umano. Lo sono solo per oligarchi e gestori dei poteri esecutivo e finanziario dei vari paesi, non certo democratici.
Ma, allora, se le guerre non sono sostenibili per il genere umano perché si fanno? Perché non si leva una adeguata protesta contro quei paesi e quei personaggi che fanno le guerre o le sostengono? Cosa ha fatto e fa l'ONU per contrastare la nascita e la crescita dei focolai di guerra? Perché non si impongono restrizioni a tutti quei paesi che accendono focolai e guerre?
Gli Stati considerati responsabili dell'accensione di guerre, in quanto promotori di attività non assolutamente sostenibili, per intervento dell'ONU, potrebbero essere costretti al pagamento dei costi conseguenti alle distruzioni economiche e ambientali che la guerra, da essi attivata, ha comportato e comporterà.
La costruzione di un ponticello ad arco in legno, su un ruscello di campagna, può essere considerata come un'azione violenta contro la natura che, senza alcun dubbio, viene ad essere perturbata dalla costruzione delle spalle di sostegno della struttura? L'opera è sostenibile, oppure no per il mancato rispetto dell'habitat naturale?
La costruzione di un acquedotto che capta le abbondanti acque cristalline da una zona collinare per portarle ai cittadini assetati di un paesino posto ai piedi del rilievo può essere considerata non sostenibile dal potere esplicato dalle Soprintendenze?
27 novembre 2025
UN GIORNO QUALUNQUE
Nella vita capita, più o meno a tutti, di dover affrontare un grave lutto (La Mamma, il Fratello, un Familiare, ...), una grave perdita, con la conseguente necessità di metabolizzare lo stato di sofferenza derivante.
In condizioni del genere, guardando a ritroso, ci si domanda qual è stato "Il peggior giorno del lutto, il più triste, il più terribile?"
Il giorno peggiore del mio lutto:
- Non è stato, seppur terribile e indimenticabile, il momento e il giorno (31/10/1999, ore 21.00) in cui sono stato portato a conoscenza dell'evento tragico;
- Non è stato il giorno del funerale (02/11/1999, ore 16.00) del proprio caro. Giorno straziante anche per la presenza, col proprio dolore, di familiari, amici e parenti;
- Non è stato il giorno del compleanno in sua assenza (19 Marzo 2000).
No, nessuno di questi è stato ed è da considerare il giorno peggiore del mio lutto.
Il giorno peggiore è un giorno qualunque.
Ogni giorno qualunque, magari un giorno banale, oppure un giorno in cui ti capita di essere molto felice oppure molto triste.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti succede qualcosa di molto bello e ti rendi conto che non puoi correre a raccontarglielo e condividere, con lui, la tua gioia.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti capita qualcosa di brutto e non hai le sue parole che ti consigliano; non hai il suo sguardo e le sue braccia che ti sostengono moralmente e fisicamente.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti succede qualcosa di molto bello e ti rendi conto che non puoi correre a raccontarglielo e condividere, con lui, la tua gioia.
- È il giorno peggiore del lutto quando ti capita qualcosa di brutto e non hai le sue parole che ti consigliano; non hai il suo sguardo e le sue braccia che ti sostengono moralmente e fisicamente.
Il giorno peggiore è una generica domenica pomeriggio in cui potresti essere felice a chiacchierare con lui, ad Argade, sotto la solita grossa quercia; invece non puoi più farlo. E la cosa fa tanto male.
E senti il vuoto, la sua mancanza, la tristezza che buca l'anima.
E pensi e rimpiangi il tempo passato.
E senti, più di ogni altra cosa, ciò di cui hai bisogno.
E pensi e rimpiangi il tempo passato.
E senti, più di ogni altra cosa, ciò di cui hai bisogno.
E quel giorno qualunque è un lungo giorno triste e malinconico durante il quale senti solo il bisogno di isolarti dal mondo intero e di ascoltare, da solo, il tuo silenzio.
26 novembre 2025
QUANDO LA POLITICA È ARTE
Nell'attualità, ma anche nel passato, prossimo e remoto, spesso, la politica è / è stata, vista in termini negativi. Come depositaria di intrighi, di corruttele, di lotte per acquisire e consolidare il Potere personale, spesso a discapito del benessere della collettività e a favore di persone legate a chi esercita il potere esecutivo. Questo tipo di fare politica, il più comune, ha come scopo principale l'interesse specifico di una persona, di un gruppo di persone, di un partito politico. Ma non certo l'interesse della città intera, con sguardo al destino della stessa e alla felicità di tutti i suoi cittadini.
La politica come arte.
Ma, bisogna riconoscere, che accanto al precedente modus operandi di fare politica esiste un alto, molto più valido e raffinato che tiene, sempre, al centro dei suoi obiettivi il progresso, la felicità, la crescita economica e culturale di tutti i cittadini; nessuno escluso.
Quando la Politica è vissuta come Arte chi la esercita sa di essere personaggio di una missione umana e divina. Sa che il suo operato è rivolto verso il benessere dei suoi cittadini. Tutti i cittadini, quelli appartenenti alla propria famiglia, quelli appartenenti al proprio schieramento e anche a tutti gli altri.
I paesi, le città, le nazioni, quasi sempre, sono un coacervo di conflitti in ogni settore umano e dover affrontare, e risolvere, i relativi conflitti d'interesse implica esprimere posizione, fare delle scelte. Scelte che è necessario vengano recepite dalla collettività come le più sagge possibili, nel momento e nelle condizioni in esame, per il benessere di tutti.
Compito del buon politico è quello di saper aiutare le persone geniali che, sempre, esistono, in ogni dove, in tutti i settori del sapere. Magari eliminando, o riducendo, il più possibile, tutte le barriere, tutti gli ostacoli, che in buona fede, o in mala fede, sono impeditive per il successo di un'idea.
Un buon politico deve saper tenere a bada le possibili sfrenate, reali e potenziali, ambizioni personali che possono essere foriere di malcostume e illegittimità. Quindi non di buona politica.
La buona politica è lontana, e denuncia senza riguardo per nessuno, ogni atto connesso a fatti di corruzione, concussione o peculato, e, quindi, si mantiene lontana da intrighi di potere.
Questa posizione, netta e senza tentennamenti, implica la possibilità di attacchi, non solo verbali, che possono distruggere, anche in assenza di argomentazioni, chi non è dotato di una forte dose di coraggio, di autostima, di onestà morale ed etica.
La Politica è Arte quando chi la esercita opera col buon senso del buon padre di famiglia, avendo come obiettivo una comunità sempre più Libera, Bella, Ricca, Prospera, Geniale.
La Politica è Arte quando chi la esercita opera col buon senso del buon padre di famiglia, avendo come obiettivo una comunità sempre più Libera, Bella, Ricca, Prospera, Geniale.
Ma questi concetti non è facile tenerli a contatto di gomito quando la rivalità, la gelosia, l'invidia si manifestano in modo virulento. La saggezza della politica, se c'è, serve per stemperare gli elementi di contrasto e guidare la collettività nella direzione più opportuna, per il benessere di tutti. E non è una cosa facile, anche se a monte il buon Politico ha una buona e ricca famiglia che lo supporta.
La Politica è Arte quando chi la rappresenta capisce e applica, nonostante rivalità e complotti, che il Potere non si conserva con la paura.
Il Potere per essere Arte ha bisogno di nutrirsi di Cultura. Ma non la cultura di parte, la Cultura che sta sopra le parti.
La Politica è Arte quando i suoi rappresentanti non sono circondati da soggetti ossequienti, privi di cultura, incapaci di pensare.
La Politica è Arte quando il Potere diventa, veramente non per il colore dichiarato, un palazzo di cristallo, trasparente, sede e rifugio di chi pensa, di chi sa pensare, di chi osa pensare. Pensare e guardare lontano, ove gli altri non sanno o non osano fare.
La Politica è Arte quando non ha paura di aprire, spalancare, le porte alla genialità in ogni settore dell'esistenza umana. Indipendentemente dal censo e da altre condizioni.
La Politica è Arte quando riesce ad attrarre a sé, come una calamita con la limatura di ferro, tutte le Arti (Pittura, Scultura, Architettura, Scienza, Tecnica, Musica, Teatro, Poesia, Letteratura, Filosofia).
Con encomi solenni, abbracci, riconoscimenti verso tutti coloro che genialmente trattano e si esprimono con dette Arti.
E il politico che esercita la politica come Arte sa, benissimo, che, nonostante tutto, potrebbe andare incontro a complotti che potrebbero attentare, anche, alla sua stessa vita.
E il politico che esercita la politica come Arte sa, benissimo, che, nonostante tutto, potrebbe andare incontro a complotti che potrebbero attentare, anche, alla sua stessa vita.
Circostanza questa che non dovrebbe bloccare il sistema.
E se per caso il blocco arriva è necessario fare in modo che la collettività venga a conoscenza di ogni dettaglio che riguarda l'azione eversiva ordita contro il benessere della collettività.
In questi casi il Politico deve cercare di fare capire alla collettività come stanno realmente le cose, e cosa pensano di fare coloro che vogliono bloccare il processo di sviluppo. Il tutto con determinazione e umanità.
Il Politico che fa Arte deve saper soffrire in silenzio, deve saper proteggere gli ultimi, deve saper sorridere agli amici, deve saper ascoltare i saggi, punire i traditori e i malfattori.
Secondo la saggezza di colui che è capace di comandare non col fucile, ma con l'intelletto.
Col suddetto modo di fare nei cittadini resterà, per sempre, traccia delle sue sagge scelte.
Questo modo di fare Politica non serve per costruire imperi, per assoggettare nuovi popoli, serve per edificare regni culturali sovranazionali. Non serve per costruire glorie personali, ma per fare crescere culturalmente la comunità.
Il vero Politico sa che la vera potenza non sta nel dominare altri popoli, come in molti stanno facendo in questo periodo, ma sta nel
cercar di creare i presupposti per aiutare la crescita di tutti gli altri.
E quando è il momento opportuno deve capire ch'è il momento di farsi da parte, anche se molti potrebbero insistere perché resti al suo posto. Egli, prima di ogni altro deve capire di essere giunto alla fine del suo tempo politico. E trarne le dovute conseguenze.
Il Politico che ha fatto Arte, sa, capisce, intuisce, che quel ciclo si è chiuso, che bisogna dedicarsi ad altro, con lo stesso amore, la stessa passione, la stessa etica e lo stesso entusiasmo.
Egli sa bene che col suo modus operandi ha acceso una luce, ha aperto una strada, che aiuterà il percorso futuro di tutta la collettività.
24 novembre 2025
IL DIAVOLO DI CABANEL
Il diavolo di Alessandro Cabanel.
Alexandre Cabanel è un pittore francese (n.1823, m.1889), ritrattista, non molto stimato dai suoi colleghi, ma noto per la sua "Nascita di Venere", "La morte di Paolo e Francesca" e, ancor di più, per "L'angelo caduto", di cui sopra è riportato un particolare.
Con l'angelo caduto Cabanel racconta, con la sua arte pittorica, in modo eccezionale, le condizioni, gli stati d'animo di Lucifero nel momento in cui è buttato via dal Paradiso.
L'angelo si ribella a Dio e viene espulso dal Paradiso. E non è cosa semplice mostrare con un dipinto, e Cabanel lo fa in modo egregio, tutti i sentimenti che assalgono l'espulso.
Invidia, Rabbia, Risentimento, Ira, Solitudine, Vergogna, Rimpianto, emergono con elevata maestria.
E lo spettatore resta turbato da questo dipinto che, forse, vuol rappresentare non solo quel bellissimo angelo che si sentiva superiore a Dio e di non aver bisogno di nessuno, ma anche ogni essere umano vivente invaso dai suddetti sentimenti.
Il dipinto ha fatto discutere molto per le emozioni e i turbamenti, forti e contrastanti, che è capace di trasferire all'osservatore.
Descrizione del dipinto.
Cabanel rappresenta Lucifero nell'istante in cui cade sulla terra. Nudo, bello, muscoloso, coi nervi tesi in vista, con le ali attaccate alle spalle, col volto parzialmente nascosto dal gomito del suo braccio destro, coi lunghi capelli disordinati per effetto del colpo, con lo sguardo vitreo che mostra la sua rabbia. Le sue gambe sono leggermente piegate per la vergogna e per non mostrare le sue parti intime. I muscoli del suo corpo sono in tensione, forse per cercare, senza farsi vedere da nessuno, di alzarsi da terra, posizione non certo decorosa per chi sente importante e sopra ogni cosa e persona. Ha gli occhi cerchiati di rosso, per il colpo, per l'onta, per la pressione del sangue, per la rabbia e per la vergogna.
Il Satana canonico nell'arte pittorica, spesso rappresentato, come una creatura brutta, cornuta, orripilante, ora viene rappresentato come un comune essere umano; anche esteticamente bello. A parte lo sguardo, pieno d'ira. E' un modo come un altro per far vedere alla gente, secondo Cabanel, che il male, la dannazione è un qualcosa che riguarda tutto il genere umano. Anche coloro che sono belli nel corpo, ma sono cattivi dentro.
Da un attento esame del volto emerge, anche, una vitrea lacrima che solca il suo viso. E' una lacrima che, in ogni caso, fa tremare il cuore dell'osservatore. Forse è una lacrima che parla di pentimento per la tentata rivolta messa in atto.
Ma è normale che Lucifero venga rappresentato con una lacrima?
Il suo è un pianto di risentimento per l'espulsione subita?
Ma, in quelle condizioni, poteva non essere espulso dal Paradiso?
Nel momento dell'impatto, forse solo in quel momento, l'angelo caduto, come qualsiasi altro essere umano macchiatesi di gravi delitti, consciamente o inconsciamente, reagisce in quel modo. Con una profonda istintiva manifestazione di umanità che scorre lenta sul viso, mostrando dolore, rimpianto, solitudine e tanta vergogna.
E' una lacrima che mostra, durante il suo lento percorso, la repentina perdita delle sue capacità angeliche, rivolte al male e non più al bene. Rappresenta la terribile metamorfosi che porta l'angelo, e pure l'uomo, dal bene al male. Dall'amore all'odio. Da una condizione di predilezione ad una di reiezione. Egli, Lucifero, e l'uomo, sa che i suoi poteri stanno scomparendo. Sa che le sue ali, prima vigorose e luminose, stanno per diventare nere, con minore capacità. Sa che la perdita è inesorabile; che la perdita del Paradiso rappresenta la sua vergogna eterna.
L'angelo caduto, di Cabanel, in sintesi, parla della vita dell'uomo, anche quello recente, che tende a posizionarsi al di sopra di tutto e di tutti.
Uomo che pensa di aver diritto, col potere acquisito, spesso in modo illecito, di ogni cosa che esiste nella vita. Anche del diritto di vita e di morte per altri esseri umani. Indipendentemente dai diritti degli altri. Altri che risultano, per l'angelo caduto e per l'uomo, privi di potere economico, sociale, politico. Ed è qui che sta l'errore dell'uomo descritto con quella lacrima tenebrosa.
Egli è, semplicemente, un rifiuto della società del Bene. In questa terra e dopo questa terra!
21 novembre 2025
PROVVIDENZA
La Provvidenza, nel senso figurativo, rappresenta la realizzazione di un fortunato evento imprevisto e imprevedibile. Un tale evento può essere rappresentato, per esempio, da una persona generosa che aiuta e soccorre una persona bisognosa.
Nel senso più alto, a contatto con la fede, la Provvidenza rappresenta l'azione esercitata da Dio sul mondo.
Ma, la Provvidenza esiste, oppure è un convincimento mentale?
Nel caso di esistenza mi diverto ad immaginare di essere Provvidenza, al fine di ricompensare alcuni e punire (Lasciare senza aiuto) altri.
La Provvidenza esiste, senza dubbio, anche se non si è mai fatta vedere.
Essa non è visibile, perché è invisibile. Sì può solo percepire in casi particolari. Essa procede in modo riservato, in silenzio.
È di basso profilo. Cammina per strade buie per non farsi vedere.
Essa è invisibile ai miei occhi, ma vive, con grande Speranza, nel mio cuore.
COLPO APOPLETTICO
Il cosiddetto "colpo apoplettico" (CA) è sinonimo di ictus cerebrale, o apoplessia cerebrale.
Si verifica quando l'apporto di sangue al cervello viene, improvvisamente, interrotto o ridotto, causando la morte delle cellule cerebrali per mancanza di ossigeno e di nutrienti.
Tale interruzione può essere generata da una ostruzione (Ictus ischemico. Coagulo di sangue in una arteria) o dalla rottura di un vaso sanguigno (Ictus emorragico. Rottura di un vaso sanguigno nel cervello e conseguente pressione sul tessuto cerebrale).
Quali le conseguenze di questo colpo:
-Paralisi o intorpidimento del viso, di un braccio, di una gamba;
-Difficoltà di parola o di comprensione;
-Riduzione o perdita della vista;
-Vertigini, perdita di equilibrio.
Il CA è qualcosa di terribile che colpisce, senza distruggere totalmente. Dopo tale colpo per l'interessato tutto è finito, pur non essendo finito.
Il soggetto è sempre apparentemente lui, ma non è più lui.
Non è ben chiaro come il soggetto attaccato dal CA possa, in un lampo, passare dall'audacia, dal ragionamento, dal vigore fisico e mentale (Positivi o negativi che fossero) ad uno stato da larva umana.
Perché la rottura di un vaso sanguigno nel cervello, in una frazione di secondo, può trasformare, annullare, la vita di un uomo?
Qual è la causa scaturigine?
Come, e perché, un uomo volgare, primitivo, bastardo, barbaro, equiparabile a un diavolo, è trasformato in un cadavere vivo?
E ho saputo di casi. Improvvisi, verificatesi senza apparente motivo.
Muto, gelido, non vivo e vivo, senza sofferenza. Col suo corpo amorfo, che avanza, lentamente, verso la decomposizione.
A uno nemico che ha portato dolore e sofferenza in tanti esseri umani, se colpito da CA, è meglio augurare un CA, oppure una vita cosciente di sofferenza?
Magari, sofferenza rapportata a quella che il soggetto ha arrecato ad altri?
In casi di questo genere si può parlare di Giustizia Divina?
Potrebbe trattarsi di una compensazione della Giustizia Divina per una grave colpa sfuggita alla giustizia umana?
Sono riflessioni che portano tanto veleno in corpo, e il suo antidoto non può essere altro che l'amore. Ma è malanno di lunga degenza.
Il CA può essere considerato come la punizione per una grave colpa sfuggita alla giustizia umana, ma rientrata nella Giustizia di Dio?
Sì, può esserlo. Specialmente se è accertata la presenza di concreti indizi concordanti.
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