Publio Ovidio Nasone, poeta di elevato lignaggio, nacque a Sulmona (20/03/43 a.C.), visse a Roma, morì a Costanza. La sua straordinaria capacità nel comporre versi lo portò ad essere considerato il cantore, per eccellenza, della società del suo tempo. E' il poeta classico che, meglio di chiunque altro, ha saputo cantare l'amore come professione, beatitudine o dannazione. Ha percepito e raccontato lo spirito nuovo che aleggiava in città. I cittadini ricchi erano sempre più attratti dall'eleganza, dalla cultura, dall'ironia. Egli ha cantato il tutto con gusto, con raffinata ironica trasgressione. Amava scrivere e lo faceva con grande scioltezza, senza fermarsi in superficie. In ogni cosa scavava in profondità. Le sue Metamorfosi, di una raffinatezza unica, sono la rappresentazione della Roma, del suo tempo (Quello di Augusto). Con analogie ad oggi. Raffinatezza che ha conservato anche all'esilio, sul Mar Nero (Costanza, Scizia, Romania), ove fu mandato, da Augusto, forse, per ... una questione di donne, di corte. La terra è vista come il luogo di continue trasformazioni, cambiamenti, metamorfosi. Per tutti gli esseri viventi: i Miti, le persone comuni, il mondo vegetale. Anche i Miti, con lui, diventano materia vivente. Il concetto delle metamorfosi, pur esposto in modo eccellente, trova radici nella letteratura Alessandrina e non solo. Mito, Amore, Passione, attrazione, Turbamento d'animo: Tutto è in Trasformazione. Con lui anche lo sfogo sentimentale malinconico diventa componimento letterario assoluto. In Amores Ovidio descrive spassionatamente l'amore travolgente per Corinna e per altre donne, con la descrizione di avventure galanti. In Heroides, invece, con molta fantasia, riporta delle lettere d'amore, immaginarie, scritte da donne del mito ai loro amanti. In Ars Amatoria spiega, in termini raffinati, come conquistare l'amore femminile.
21 dicembre 2020
RETROFITTING - RIPRISTINO CALCESTRUZZO
Retrofitting o ripristino di calcestruzzo strutturale. Ho scritto altri Post su questo argomento estremamente importante e delicato nel campo dell'Ingegneria Civile. Nel settore del recupero delle strutture ammalorate in calcestruzzo armato. Ho detto, e ripeto, che per un Progettista è più semplice fare, bene, un progetto strutturale, ex-novo, in calcestruzzo armato, piuttosto che il progetto che prevede il ripristino statico di strutture ammalorate. L'attività di ripristino strutturale, detta Retrofitting nella letteratura tecnica internazionale, per essere portata a termine con successo richiede la presenza di una Sensibilità tecnica e scientifica che non sempre è riscontrabile. Spesso si vedono tecnici che anche per detta sensibilità fanno rimando al computer ed al software progettuale. Qualcuno dovrebbe dire a coloro che si avventurano in questo campo delicato che la macchina è capace di fare velocemente delle operazioni matematiche, ma è priva di alcuna sensibilità di lettura sui percorsi degli sforzi, delle sollecitazioni. Né, tantomeno, ha alcuna conoscenza delle ipotesi di base che Barré de Saint Venant, ha posto come base per la Tecnica delle Costruzioni. Ipotesi di base che molti progettisti dimostrano di non conoscere, visto che presentano soluzioni, come quelle riportate, che fanno venire l'orticaria a me ed a Barré.
Realizzare un involucro, una copertura, un vestito, ad una struttura in c.a. esistente è cosa lontanissima dal realizzare un intervento di consolidamento statico. Le immagini di seguito riportate sono rappresentative di un errato, sconcertante e semplicistico modus operandi; purtroppo diffuso nel settore edile. La zona esterna dei pilastri, in questi casi mostrati, non sarà mai solidale intima, unica, con quella originaria interna. Un velo pietoso, poi, è da stendere sulle armature ..., realizzate e posate in opera, esattamente, come prescritto dal progettista!!! Ecco come il retrofitting non deve essere fatto.
INTELLETTO ERETICO
"Io non sono con un partito. Io sono con un principio.
Il partito è il fogliame; cade. Il principio è la radice; rimane.
Le foglie fanno del rumore e non fanno niente.
La radice tace e fa tutto."
Victor Hugo. 1871.