Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

7 settembre 2014

ZERO

Riprendo l'argomento altre volte toccato, sperando di non tediare. Anzi,...
Il concetto di zero, in matematica e filosofia (E, non solo), è di estrema importanza pur essendo stato introdotto, sostanzialmente, solo nel IX secolo.
La sua importanza è stata riconosciuta per prima dal mondo Indiano. In sanscrito, in origine si ha il "sunya-bindu" che indicava un punto vuoto. Poi gli Indù introdussero, nella vita degli scambi, il "sunya", ossia il vuoto.
Il mondo Arabo, prossimo coi commerci a quello Indiano, ha assimilato il concetto matematico del vuoto (Come differenza fra due quantità uguali: 8-8=0) traducendo il vuoto indiano in "as-sifr". Ossia, "assenza di qualunque cosa". Da questo termine "sifr" derivano tutte le definizioni di zero usate nel mondo occidentale. Tra esse:
- "cipher" (Inglese) = nulla, zero, nullità (Molto usato, anche, per insultare le persone. In Inglese il termine ha acquisito il significato di cifra. In Italia esiste ancora l'uso, in alcune regioni del Sud, del termine "cifero" che ha perso l'originario significato di zero, per acquisire quello di monello, vispo, svelto, luciferino.
   Il termine Arabo "sifa", tramite il latino, fu trascritto come "cifra" o "zefirum". Il passaggio da "zefirum" (O "cefirum") a "zefiro" o "zevero" è stato relativamente breve. E, da qui allo "zero", adottato in tutte le principali lingue di allora (XIV Sec), è stato necessario l'intervento dei Veneziani, che, col loro dialetto, imperversavano nei commerci.
   I grandi autoesclusi dalla storia dello "zero" sono stati i Greci. Essi, un po per principio, un po per superstizione, hanno respinto qualsiasi approccio con la nullità assoluta. Sbagliando, come raramente fecero nel loro storico passato.

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