Le paratie poste, dai soldati, sopra i murazzi dei Lungarni, a protezione della Città dalle esondazioni, chissà perché mi portano tanta malinconia? Sarà per il loro colore, sarà perché sono state posate dai soldati, sarà per la presenza di quei sacchetti pieni di sabbia, ma questi sopralzi mi hanno tenuto e mi tengono psicologicamente lontano dal mio Lungarno Pacinotti. Questi sopralzi mi impediscono la visione dell'acqua che scorre, lenta o turbinosa verso il mare e mi fanno pensare, vedere nella mia mente, immagini di guerra. Immagini di morte.
Appena possibile si rimuovano queste strutture mobili. Ho bisogno di eliminare, per quanto possibile, le immagini negative che affollano la mia anima al pensiero della guerra.
Il percorso dal Ponte di Mezzo alla Cittadella, in destra idraulica (Lungarni Pacinotti e Simonelli), torni ad essere la più Bella passeggiata della mia Città.


DYLAN THOMAS, Poesie (Torino, Einaudi 1965).
RispondiEliminaNon andartene docile in quella buona notte,
i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
infuria, infuria, contro il morire della luce.
Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
perché dalle loro parole non diramarono fulmini
non se ne vanno docili in quella buona notte.
I probi, con l'ultima onda, gridando quanto splendide
le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
s'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.
Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
troppo tardi imparando d'averne afflitto il cammino,
non se ne vanno docili in quella buona notte.
Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
s'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.
E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.
Altrettanto struggente è la poesia di Dylan Thomas. Grazie
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