Europa e Italia.
Sono e sarò sempre un sostenitore di una Europa Unita, costituita da uno stato federale che accorpa tutti gli stati originari che, volontariamente, hanno chiesto l'adesione ed ottenuto l'assenso degli stati fondatori. Con precisi e dettagliati onori e oneri per la partecipazione.
Ma, per fare una Europa Unita, libera da condizionamenti, presenti o futuri, interni o esterni, è necessario rammentare che, in primis, i Cittadini di tutti i paesi aderenti devono sentirsi orgogliosi e volenterosi e felici di essere tali. Europei prima che appartenenti al singolo stato.
Ma, per fare una Europa Unita solida è necessario avere, in modo netto, l'esclusività su un territorio riconosciuto dal resto della Comunità internazionale, una lingua parlata da tutti, un ordinamento (Economico, Politico, Giudiziario) comune per tutti i paesi.
Il territorio più o meno definito e riconosciuto dalla comunità internazionale c'è.
L'Europa di fatto non ha una lingua. I tre paesi fondatori dell'idea (Italia, Germania, Francia) hanno lingue diverse l'uno dall'altro. Di fatto l'Europa usa come lingua ufficiale l'Inglese, lingua non appartenente, ufficialmente, a nessuno dei 27 stati attualmente aderenti. Questa è una grave contraddizione politico-istituzionale. Il fatto che l'inglese sia la lingua più parlata nel mondo occidentale non giustifica, in alcun modo, tale adozione. Semmai potrebbe essere sinonimo di una dipendenza socio-politica dagli USA. Ma ciò non deve essere, altrimenti si allontana il principio dell'autonomia e della libertà, pilastri essenziali costitutivi. In alternativa tanto varrebbe diventare paesi satelliti di altro potente paese.
Non ci sarà mai nessuna Europa unita senza una lingua comune per tutti i paesi aderenti. E la lingua comune non può, certamente, essere la lingua inglese, non appartenente ad alcun paese aderente.
E, allora? I paesi fondatori dell'idea Europa sono; Italia, Francia, Germania. L'ipotesi può romantica sarebbe di adottare la lingua di Dante come lingua ufficiale, attualmente la Cenerentola negli uffici d'Europa. Con una serie di motivazioni a sostegno. Scartata la lingua tedesca, anche per motivi fonetici, in subordine la lingua francese sarebbe quella da adottare.
L'uniformità degli ordinamenti politico-istituzionali è condizione essenziale al fine di tendere verso un livellamento, verso l'alto, del tenore di vita e della garanzia sulla uniformità dei diritti e dei doveri. Eliminando, a parità di caso, la disparità di trattamento passando da uno stato ad un altro. E così facendo eliminando la nascita e la crescita, per esempio dei paradisi fiscali, per diversità di trattamento.
Tale parametro è, pure esso, di difficile raggiungimento per l'ingordigia di quei paesi che avendo acquisiti dei vantaggi sono poco disposti a cedere sul principio.
Conclusione? In assenza di personaggi politici di elevata levatura sarà improbabile ottenere risultati in tal senso, anche per le pressioni esterne di tutti quei paesi che hanno tutto l'interesse affinché l'Europa resti sotto forma larvale. Incapace di fare e di dar fastidio a chiunque. Così come si trova allo stato attuale. Con alcuni rappresentanti locali che invece di pensare in termini generali pensano e agiscono in termini di convenienza di parte. Da mediocri provinciali.
Dopo un fissato periodo transitorio tutti i paesi si dovrebbero adeguare agli ordinamenti (Politico, Economico, Giudiziario) comuni. Con: un unico esercito, una unica voce in politica estera, un organo di gestione economica per la crescita ordinata di tutto il territorio, senza alcuna tendenza di campanile, come si verifica attualmente.
E l'Italia?
Se l'Europa è malata, certamente, non si può dire che l'Italia sia sana. Tutt'altro! Negli ultimi 40 anni l'Italia si è avvitata in una condizione di decadimento che l'ha portata dalla condizione di quarta potenza economica mondiale a una condizione prossima a quella che era per i paesi in via di sviluppo. Con una tendenza in negativo, senza alcuna previsione di inversione di tendenza.
Perché? Come mai esiste questa tendenza (Se è vero che esiste tale tendenza)?
Come mai in tutto questo lungo periodo di decadenza economica, politica, sociale, non si è fatto nulla (Se nulla è stato fatto) per invertire tale tendenza?
Ma, esiste veramente tale tendenza negativa nel nostro Paese?
Quali sono gli elementi indicatori di tale degrado?
1)- Natalità. La mancanza di fiducia nello Stato riduce la natalità. Lo Stato, nel suddetto periodo, non è stato capace (E non è ancora capace) di mantenere nelle nuove generazioni un concetto di affidabilità, di fiducia, di sicurezza, garantendo quei servizi essenziali, a suo tempo, in qualche modo garantiti. Davanti all'incertezza nel futuro, giustamente, le nuove generazioni si astengono dal fare figli, anche per le terribili difficoltà economiche per il loro mantenimento. Tanto più la natalità si abbassa, tanto più lo Stato perde di credibilità da parte dei suoi stessi cittadini. E, quindi, anche dai terzi (Potenziali investitori economici esteri).
2)- Università. Nel mondo intero l'Italia era uno dei paesi con un altissimo livello degli studi universitari. Le Università che poggiavano le loro fondamenta sul Merito erano ricercate ed ambite dagli studenti più ambiziosi. Italiani ed esteri.
L'introduzione delle Lauree brevi (Triennali) e delle Lauree Magistrali (Biennali) in sostituzione delle Lauree Normali, del vecchio ordinamento, ha portato un sostanziale abbassamento del grado di preparazione dei laureati. Il voler copiare gli ordinamenti universitari di altri paesi europei è stato un emerito errore. Errore che ha comportato, semplicemente, la moltiplicazione dei costi da parte dello Stato. L'Italia non aveva e non ha, alcun bisogno di creare figure intermedie inferiori, in nessun settore. Le scuole superiori di secondo grado erano nelle condizioni di preparare, tranquillamente, quelle figure intermedie inferiori al laureato. E, allora, cosa fare? Semplicissimo. Con l'eliminazione delle lauree brevi saltano, di conseguenza, una lunga serie di corsi di laurea, di figure di docenza, ecc. Con risparmi economici sostanziali.
Altra introduzione nefasta nel mondo universitario è quella dei test di accesso. Sono dei meccanismi perversi introdotti, di fatto, al solo fine di controllare gli accessi. Uno studente che esce dalla maturità deve avere la possibilità di iscriversi, senza alcun limite, all'indirizzo di studi che, esso non altri, reputa idoneo per la sua personalità. E', assolutamente, vergognoso vedere tanti ragazzi, magari impediti, per le scarse risorse economiche della famiglia, dalla possibilità di frequentare quei corsi privati, a pagamento, per imparare i quiz che sono proposti per l'accesso, per esempio, alla facoltà di Medicina. Un ragazzo appartenente ad una famiglia economicamente agiata può, tranquillamente, permettersi il pagamento di 5.000,00 o 10.000,00 € per uno di tali corsi, mentre lo stesso non può dirsi per un ragazzo di famiglia operaia o borghese (Le entrate anche per le classi intermedie si sono drammaticamente ridotte). L'accesso all'Università torni ad essere libero per tutti. Sia solo il merito, in subordine, magari durante il primo biennio, a stabilire eventuali limitazioni.
Conosco dei bravi e studiosi ragazzi, che per essere stati bocciati ai test di medicina (Frattale; Pomodori aztechi; Programmi televisivi; ...), sono stati costretti ad iscriversi a Biologia o altro e poi l'anno dopo rifare il test di medicina. Questi percorsi portano costi e stress per gli studenti, per le famiglie e per lo stesso Stato.
Molti altri ragazzi d'Italia hanno scelto di iscriversi, tranquillamente, in una delle tante Università di paesi europei. Centinaia di migliaia di ragazzi, al momento attuale, risultano iscritti in Università di: Romania, Bulgaria, Albania, Cechia, Spagna. Con grande dispersione del capitale umano, intellettuale ed economico del nostro Paese. Condizione questa che porta una ulteriore decadenza socio-politica.
Conseguenze? In Italia mancano i medici e gli infermieri. E quei pochi che ci sono preferiscono andare a lavorare in altri paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, ...), ove le paghe sono molto più alte di quelle erogate in Italia. I ragazzi italiani che vanno a studiare all'estero, una volta laureati, per ovvie considerazioni di convenienza raramente tornano a vivere in Italia. In Italia il problema dei laureati in medicina, prevedibile dal tempo dei test di accesso, esaltato in seguito alla pandemia da Covid-19, in alcune regioni è stato "risolto" ricorrendo ai laureati provenienti da Cuba e da altre realtà. Gli stessi medici neolaureati di Albania si rifiutano di venire a lavorare in Italia e preferiscono recarsi nei paesi come la Germania ove sono pagati molto di più e dove la sanità funziona come eccellenza.
Non ci vuole molto a capire che andrebbero, immediatamente, eliminati i test di accesso all'Università. Ma chi detiene il potere politico, forse è distratto da altri discorsi. Pur riconoscendo che in Italia esiste un forte potere del mondo accademico che tende a mantenere i propri privilegi, fregandosene dei problemi del Paese. Le ultime notizie che hanno interessato il presidente del CRUI conferma lo stato di necrosi che esiste, e ben radicato, nel mondo accademico. Costituito, sempre più, da yes man, posti a tutela dei vari baronati, di cui pochi parlano, ma tutti sappiamo come esistenti e condizionanti. Ecco perché in giro si vedono tanti docenti di modesto valore intellettivo. Ecco perché alcune università, nel tempo, hanno perso la loro capacità attrattiva verso gli studenti.
3)- Attività Post-Laurea. In Italia le attività dei ragazzi laureati sono minime e, comunque, condizionate da coloro che gestiscono il potere. Nell'ambito universitario, e altrove nel pubblico, hai possibilità di successo se sei associato ad un carro. Ma un ragazzo in gamba, di livello eccelso, non accetterà mai di legarsi, di dipendere da qualcuno. La sua guida non potrà che essere la Scienza, la Conoscenza. Ecco uno dei motivi per cui tanti laureati hanno trovato e trovano rifugio nel mondo della Ricerca delle università straniere, ove il è merito a farle andare avanti, non il tipo di locomotore operativo. Il tutto con grave perdita di credibilità e di economia del sistema paese.
4)- Pensionati in fuga. Dall'Italia scappano non solo i giovani, gli studenti, gli imprenditori medi e grossi, ma anche i pensionati. Coloro che dopo aver lavorato per tutta la vita si sentono ancora vessati dal loro Paese e, quindi, scappano verso luoghi sereni e tranquilli ove poter trascorrere con serenità la parte finale della loro esistenza. Ed ecco che tante località del Portogallo, della Spagna, della Tunisia e di altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono diventate la residenza o il domicilio di migliaia di Italiani.
L'Italia è come una boccettina, già piena d'acqua, ora in rapido esaurimento, nelle mani di un uomo in fuga che cerca di attraversare un lungo e arido deserto.
Nella più totale indifferenza di coloro che dovrebbero porsi delle domande e cercare delle soluzioni.